lunedì, novembre 06, 2017

Censura, segnalazioni e neo bigottismo su Facebook



Premesso che quella di Zuckenberg è una piattaforma virtuale di comunicazione gratuita su cui non è obbligatorio restare se non ci va bene, sono frequenti i casi di "segnalazione" e relativo blocco dell'account di Facebook a scapito di persone che semplicemente postano parole, frasi o immagini che si reputano "offensive" o che perlomeno lo sono per il social per eccellenza.

Famose opere d'arte o fotografie che raffigurano nudità, parole spesso scritte in contesti tutt'altro che offensivi, vengono segnalate innescando l'impietosa scure del censore.

Spesso si tratta di un cinico sabotaggio, vendetta, ripicca di un "amico", altre volte di una sorta di talebanismo giustizialista di chi ha una concezione sempre più asfissiante e ossessiva per ciò che si può o che non si deve fare.

Una smania di "normalizzazione lessicale e di controllo.
Da una parte innocue battute che ti fanno chiudere l'account, dall'altra profili che inneggiano al peggior razzismo che rimangono visibili e senza problemi.

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