lunedì, marzo 28, 2016

La banca dei semi



La fine del mondo è la rubrica domenicale che va ad esplorare i luoghi abbandonati dalla storia, particolari o estremi.
I precedenti post
:
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Uno dei luoghi più suggestivi (ma soprattutto preziosi) nell'immaginario globale è lo Svalbard Global Seed Vault è una gigantesca cassaforte nel mezzo dei ghiacciai a mille chilometri dal Polo Nord, nelle isole Svalbard (in Norvegia, in una miniera abbandonata di carbone fin dal 1984.
Vi si conservano SEMI.

Di ogni qualità e pianta esistente al mondo, riso, grano, fagioli, sorgo, patate, soia ovvero tutto ciò da conservare per la biodiversità.
Centinaia di migliaia di semi conservati a 18 gradi sotto zero (temperatura che li preserva anche per migliaia di anni, fino a 20 mila), per garantirne la sopravvivenza anche in caso di guerra o cataclisma.
Il progetto globale della banca dei semi (o banca del germoplasma) è promosso e finanziato dal governo norvegese e sostenuto dalla Fao, l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura.
In molti Paesi c'è comunque una una rete di istituti che provvedono alla conservazione dei semi,abitualmente nelle università e nei centri di ricerca.
Italia inclusa, dove però pare che questa attività sia spesso messa a rischio dalla carenza di finanziamenti.

La banca dei semi è costruita 120 metri dentro una montagna di roccia arenaria nella isola Spitsbergen delle Svalbard e utilizza vari sistemi di sicurezza per impedire accessi non autorizzati.
I semi sono confezionati in speciali pacchetti di quattro strati e sigillati termicamente per escludere l'umidità.
La localizzazione, 130 metri sopra il livello del mare, assicura che il sito rimanga all'asciutto anche nel caso di scioglimento dei ghiacci artici. Sulla Terra si pensa esistano circa 1.500.000 tipi differenti di semi di raccolti alimentari, l'impianto ha una capacità di stoccaggio di 4.500.000 semi.
Il costo totale dell'iniziativa ammonta a circa 30 milioni di euro, di cui 25 milioni donati dalla Bill & Melinda Gates Foundation.
Contribuiscono anche la Fondazione Rockefeller, la Monsanto, il gruppo Syngenta, DuPont/Pioneer Hi-Bred, il Gruppo Consultivo per la Ricerca Agricola Internazionale (CGIAR) e il governo norvegese.

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