sabato, ottobre 31, 2015

I Rudi live a Milano



A cura di ALBERTO GALLETTI

Mod Revival la sera del 22 ottobre a Milano.
L’occasione era la presentazione del nuovo disco dei Rudi ‘Nient’altro che routine’.
Ne è uscita una gran serata con i nostri che han sparato fuori il nuovo disco tutto d’un fiato , rapidi in ordine di scaletta del disco e con pause tra i brani minime, un’ottima idea che mi è piaciuta molto come i brani e la loro esecuzione.
Anna e Routine rimangono le mie preferite.
Grande repertorio di cover per chiudere e gran divertimento del sottoscritto.
Chiude Henry (che già aveva aperto) con grande maestria alla consolle e ci congeda con ‘Wade in the water’ di Marlena Shaw da paura.
Tutto eccellente.
Serata di grandi incontri , vecchi (Henry, il Capitano, Silvio) e nuovi Tarkus (finalmente!) e il suo compagno di gruppo Tony (Graziani).
A tutti il mio grazie, è stato davvero un piacere.
Grande serata.

54

venerdì, ottobre 30, 2015

Ottobre 2015. Il meglio



Ci si avvia nella parte finale del 2015 e i titoli per la Top 10 del'anno sono numerosissimi.
Tra gli stranieri Paul Weller, Gaz Coombes, Selecter, Kamasi Washington, Sharon Jones and the Dap Kings, Noel Gallagher, Moment, D’Angelo, Bettye Lavette, Charlatans, Saun and Starr, Sleater Kinney, Pops Staples, Mighty Mocambos, Tobias Jesso Jr., Ryley Walker, The Suffers, Jon Spencer Blues Explosion, Sonics, Blur, Sandra Wright, Soul Motivators. The Slingshots, Kendrick Lamar, Anderson East, Speedometer, Mbongwana Star, Spitfires, Billy Price & Otis Clay, Diane Shaw, Nicole Willis, Battles, Dungen, Los Lobos, Haggis Horns, Dead Weather, Soul Surfers, Green Hornet.

In Italia Cesare Basile, Mimosa, Salvo Ruolo, Gang, Iacampo, Mads, Big Mojo, Elli de Mon, Sycamore Age, Dellera, Mother Island, Kicca, Simona Norato, Gang, Nico, Randy Roberts, Strike, Ready Steady Go, Five Faces, Peluqueria Hernandez, Rudi, Massimo Ranieri


ASCOLTATO

SHARON JONES AND THE DAP KINGS - It's a holyday soul party
Se c'è una cosa che non ho mai discograficamente sopportato sono gli album natalizi.
Ma quando a fare un Album Natalizio è SHARON JONES AND THE DAP KINGS e tira fuori delle versioni di canti tradizionali da paura, aggiungendo qualche originale, è una roba da PAURA.
Pura CLASSE, soul, rhythm and blues, gospel swing e una "White Christmas" alla Wilson Pickett da antologia.

DEAD WEATHER -Dodge and burn
Deve essere molto difficile per Jack White giocare un ruolo di secondo piano nell'avventura Dead Weather, supergruppo in cui ci sono anche Allison Mosshart cantante dei Kills, Dean Ferlita già con QOTSA e Eagles of Death Metal e Jack Lawrence che dell'ex White Stripes è fidato sodale, sia nei Raconteurs che in alcune avventure soliste.
Jack suona la batteria e la chitarra, talvolta canta e sarebbe teoricamente la quarta, democratica, parte di un gruppo.
In realtà la sua personalità, come sempre, deborda ed è ben evidente anche in questo terzo capitolo della band, come sempre a base di un oscuro rock-blues, tinto di funk nero, riff doom e Led Zeppeliniani e ammantato di atmosfere dark.
L'impronta di Jack White si stampa autoritaria ovunque con le chitarre acide, gli arrangiamenti minacciosi e quei suoni assolutamente distintivi che rendono ogni sua produzione immediatamente riconoscibile, un marchio di fabbrica pressochè unico nella scena musicale attuale.
Quello dei Dead Weather rimane un progetto parallelo nella vita artistica di White ma riesce ugualmente ad esprimere notevoli qualità e spessore.

IACAMPO - Flores
Un affascinante incontro di suoni, umori, colori che arrivano da ogni angolo del Mediterraneo, dell'Africa, del Brasile, è la colonna vertebrale che sostiene il nuovo lavoro (il terzo) del cantautore veneziano.
Iacampo può vantare una lunga attività discografica e concertistica anche con le precedenti esperienze di Elle e Goodmorningboy ma è con la nuova incarnazione che è riuscito a rendere al meglio le capacità compositive ed espressive che lo caratterizzano e FLORES ne è un fulgido esempio, sospeso tra atmosfere acustiche e contemplative e una malinconìa lirica avvolgente.
La miscela di canzone d'autore, pennellate jazzy, un approccio indie folk e un mai invasivo ma perfettamente equilibrato contributo di suoni etno, rende l'album personale, riconoscibile e immediatamente fruibile, grazie a brani freschi, immediati, diretti, mai banali.
FLORES si candida tranquillamente ai vertici delle migliori produzioni indie italiane dell'anno.

SOUL SURFERS - Soul rock
Arrivano dalla Russia con un tiro pazzesco ultra funk, tanto Hammond beat, un pizzico di surf e un lavoro di chitarra che fa il perfetto paio con una ritmica super groovy. Un po’ di ospiti /dai New Mastersounds a Myron & E e Smoove e “Soul Rock” diventa un gustosissimo gioiello da ascoltare con grande attenzione e piacere.

GREEN HORNET - Never enough
Olandesi. Uno dei migliori dischi garage beat dell’anno, tra Fuzztones e Jon Spencer Blues Explosion. Potentissimi, grandi songs, organo acido, cantato selvaggio e ritmi demoniaci. Grandissimi.

BUFFALO BROTHERS - Fresh from the horn
Da Manchester esplode questa band di nove elementi con un mix di ultra heavy funk prevalentemente strumentale, sporcato di afro beat e jazz funk. La formula è risaputa e consolidata ma l’ascolto assolutamente travolgente.

TONY MOMRELLE - Keep pushing
Ex voce degli Incognito e corista di Sade all’esordio solista.
Vi manca Stevie Wonder ? “Keep pushing” restituisce le classiche atmosfere soul funk dello Stevie tardo 70’s/ primi 80’s con buon gusto, una voce eccellente e buona canzoni.

ORDINARY BOYS - s/t Ritorna la band di Sam Preston con un nuovo album omonimo in cui rivive l'originario mix di mod sound, Buzzcocks, Jam, Clash, Smiths, power pop, rivisto con energia, freschezza e buone canzoni.
Un po' fuori tempo massimo ma dignitoso e meritevole di un ascolto.

FAY HALLAM - Corona
Sorprendente ritorno discografico di FAY HALLAM (è sufficiente ricordare il fulgido passato con Makin Time, Prime Movers, Phase e Fay Hallam Trinity per riassumere in poche parole lo spessore ?) che con "Corona" riesce nell'arduo compito di fare un passo avanti, proponendosi in nuova veste senza per questo rinnegare minimamente il passato.
Fay scava nei profondi 60's intrisi di bossa nova jazzata (alla Astrud Gilberto), nelle colonne sonore più cool di quegli anni, mantenendo una forte impronta soul e funk (bellissime in tal senso "Soul revolution" e "Let me into your soul"), riuscendo a rivitalizzare un classico come "Maybe I'm amazed" di Paul McCartney e un vecchio brano dei Prime Movers "1000 blue ribbons" (tratto da "Earth/Church" e rivisto in chiave avvolgente, versione lenta e minimale). Godibilissimo il lounge introduttivo in italiano, "Se mi ami" e gli omaggi alla nostra terra come la piacevole bossa lounge "Arco" dedicato all'omonima cittadina trentina dove ha spesso suonato e, sulla stessa onda sonora, "Lido".
La voce è come sempre vicina alla Maestra Julie Driscoll, il tocco all'Hammond raffinato e di gran gusto.
Un passo in una diversa direzione ma altrettanto accattivante e gustoso.

VENUE CONNECTION - State of mind
In attività dal 2002, la band spagnola sfodera un ottimo funk soul che attinge dagli anni 70 di Isaac Hayes e Curtis Mayfield, un tocco di James Brown e tanto mellow groove. Splendido e raffinatissimo sottofondo.

NEW MASTERSOUNDS - Made for pleasure
Non convince del tutto il nuovo lavoro (il 12° della carriera...) della band di Leeds. C’è sempre tanto funk soul di ottimo livello, eseguito con classe e gusto raffinato ma appare anche qualche caduta di tono (un incomprensibile brano reggae) e un po’ di stanchezza.
Comunque buono.

THE MILK - Favourite worry
Rhytm and soul slow and mellow tra Al Green, Isaac Hayes, Sam Cooke, Bill Withers e un po’ di sensualità alla Marvin Gaye. Ben fatto, cool, con qualche incursione jazzy e bluesy che ne accentuano la raffinatezza.

MASSIMO RANIERI - Malìa
MASSIMO RANIERI prosegue il suo omaggio personale alla tradizione canora napoletana, sempre in compagnia con MAURO PAGANI ma stavolta con un progetto particolare e gustosissimo come spiega lo stesso Pagani:
“Ci sono stati 10 anni in cui a Napoli si scriveva americano. Dalla seconda metà degli anni ’40 i soldati erano in città grazie alle navi dell’esercito. C’erano locali solo per la loro musica e i musicisti napoletani ne hanno assorbito le influenze musicali, per di più da musicisti colti".
E così ecco riunita intorno a Ranieri una band con alcuni dei migliori JAZZISTI italiani, gente del calibro di Enrico Rava (tromba e flicorno),Stefano Di Battista (sax), Rita Marcotulli (pianoforte), Stefano Bagnoli(batteria) e Riccardo Fioravanti (contrabbasso).
E il risultato è strepitoso, di un'eleganza raffinata, ammaliante (appunto..) tra note pop, bluesy, il fantastico swing funk di "Tu vuo fa l'americano", l'arrangiamento arabeggiante e super cool di "O sarracino" e altre perle che ritrovano vita in una veste perfettamente tessuta.
Su tutto la voce di Ranieri sempre purissima e convincente che non si cala nel ruolo di crooner ma di interprete d'eccezione.

JOHNNY MARR - Adrenalin baby
Doppio live di buona fattura, 17 brani ben suonati anche se alla lunga la carne al fuoco sembra troppa. Ci sono anche riuscite cover degl iSmiths "There Is A Light That Never Goes Out", "How Soon Is Now?", "Bigmouth Strikes Again" e una conclusiva, discreta, “I fought the law”.
Sicuramente non indispensabile.

SAM PAGLIA - Funkenya
Ogni nuovo album di Sam Paglia è una boccata di aria fresca, in virtù di un sound sempre solare che pesca a piene mani nel gusto 60's, in particolare nell'immaginario delle colonne sonore dell'epoca, con largo condimento di virtuosismi con il suo amato Hammond.
Ci si libra tra sapori funk, soul, lounge, beat trattati con tecnica esecutiva sopraffina, arrangiamenti gustosissimi, immensa passione e spunti originali e personali, cosa rara nell'ambito trattato. "Funkenya" ci regala undici brani, inclusi riusciti omaggi ad alcuni padri putativi come Meters, Bill Withers e Danny Hathaway. Delizioso.

TEATRO DEGLI ORRORI - s/t
Sempre controversi i dischi e gli atti di Capovilla (e/o soci) tra alti e bassi, polemiche e plausi.
Il ritorno della band è al fulmicotone, brutale, violento, politico, incisivo ed efficace come da tempo non si sentiva.
Testi come sempre taglienti, ottime songs, suono abrasivo e cattivo. Un album riuscitissimo.

MEZZALA - Irrequieto
Il cantautore genovese (le due parole affiancate bastano già come garanzia) aggiunge un ulteriore tassello alla sua intricata carriera discografica (iniziata con i Laghisecchi, proseguita con i Numero6 e dal 2011 in veste solista, peraltro non solo come autore ma anche come produttore, essendo il fondatore e gestore dell'etichetta The Prisoner Records con cui pubblica anche questo"Irrequieto"), con un nuovo album tra i più particolari e interessanti del 2015.
Qui si riparte dagli anni '70 italiani, così ricchi di spunti e ispirazione, dove artisti come Lucio Battisti, Ivan Graziani, Alberto Fortis, Lucio Dalla, il primo Venditti, (ri)scrivevano il pop italiano con un po' di gusto americano ma in una dimensione autarchica che permise di porre le basi per un nuovo sound che è tutt'ora imprescindibile per chi naviga in queste acque sonore.
Mezzala scrive con gusto raffinato e sopraffino, guardando spesso e volentieri a quei riferimenti, ma con una personalità ben definita, grande cura negli arrangiamenti e nei particolari, che rendono "Irrequieto" un album riuscito, originale e di gran classe.

SCISMA - Mr Newman
Tornano dopo 15 anni gli SCISMA con un bellissimo ep di sei brani, ispirato, di gran classe e altissimo livello tra pop, new wave, Lou Reed e un gusto eccelso. Non sono mai stato un loro grande fan ma con questo nuovo lavoro meritano un enorme applauso.

I DERELITTI - Come se non ci fosse mai un domani
Da Torino sulle tracce di Johnny Thunders, New York Dolls, Stooges , Dictators, del rock n roll più sporco e osceno, quello che deragliava a metà degli anni 70 tra New York e Detroit.
Purtroppo l'avventura del quartetto è finita presto ma ci rimane questa preziosa testimonianza, con un LP in vinile (giallo) che rende giustizia alla breve carriera della band.

HUGH CORNWELL - The rise and fall
Lasciati gli Stranglers Hugh non ha certo lesinato in episodi solisti.
Niente di indimenticabile ma qualche gemma sparsa qua e là ce l’ha sempre regalata. Questa compilation ne raccoglie un po’ con qualche rarità.

ESTERINA - Dio ti salvi
Chitarre affilate, quasi post rock su cui si innestano melodie quasi 60's, una vena malinconica e drammatica di fondo, riferimenti velati a Notwist, Tre Allegri Ragazzi Morti, Lombroso, il Lucio Battisti 70's, ma un forte personalità, soprattutto dal punto di vista compositivo mai banale e con arrangiamenti inconsueti e sorprendenti (vedi il pop di "Mutande", il brano più significativo dell'album). Non mancano l'originalità e l'estro agli Esterina, gruppo da tenere d'occhio.

ASCOLTATO ANCHE
JULIA HOLTER (si sono sprecati i superlativi per il nuovo album. Interessante ma pallosissimo), JOHN GRANT (cantautorato folk elettronico di difficile collocazione, strano e personale), SAINTSENECA (alt pop un po’ Weezer, un po’ Pixies, un po’ 60’s, un po’ du palle), THE ENEMY (altro pessimo album dopo gli esordi brit pop), DEXTER STORY (ethio soul and funk. Interessante), CHIC GAMONE (pop sciapo dal Canada), CAR SEAT HEADREST (tedioso lo-fi), NIKKI HILL (rock blues e rhythm and blues di discreta levatura e gradevole ascolto), GRUPO FANTASMA (da Austin si mischiano cumbia, funk, rock e soul, buoni), BILL RYDER JONES (Ex leader dei Coral, discreta band, ora solista con un album pallosissimo)

VISTO

THE JAM - About the young idea
E' stato trasmesso da Sky in Inghilterra in agosto e sarà pubblicato su DVD in novembre lo SPLENDIDO documentario sulla storia dei JAM"About the young idea". Un'ora e mezza di dettagliatissima storia della band, rivista dai tre protagonisti (rigorosamente separati) nel 2015, con l'apparizione del "quarto Jam", Steve Brookes (che lasciò la band prima dell'esordio discografico) che jam-ma (ehm...) in acustico con Paul nelle sequenze iniziali.
Ci sono anche varie testimonianze di fans più o meno famosi (dall'attore Martin Freeman a Steve Cradock, Eddie Piller - perfetto nel descrivere, come non potrebbe? - il significato del mod-ism e della collocazione dei Jam in questo contesto, a vari protagonisti della storia della band tra produttori e managers). Il resto è un emozionante fluire di immagini (molte inedite) compreso il ritorno di Paul e Rick nei luoghi in cui esordirono con i primi concerti. E poi la musica dei Jam che sbuca improvvisa tra una conversazione e l'altra ed apre anima e cuore.

Italian Punk Hardcore 1980-1989 - Il Film
di Angelo Bitonto, Giorgio S.Senesi e Roberto Sivilia


La scena HARDCORE in Italia si sviluppò dai primissimi anni 80 in poi e fu qualcosa di assolutamente complesso, inafferrabile, unico, una miscela difficilmente codificabile e altrettanto ardua da raccontare e spiegare di nichilismo, anarchia (sonora e non), improvvisazione, urgenza, impulsività adolescenziale, distruzione psico fisica ma anche la base per costruire persone nuove.
Le migliaia di ragazzi che hanno militato più o meno assiduamente nella scena ne sono usciti in gran parte "segnati per sempre", da una dimensione del tutto innovativa e irripetibile di vita, socialità, contro cultura e tanto altro.
Questo docu film a cura di Angelo Bitonto, Giorgio S.Senesi e Roberto Sivilia prova a descrivere, attraverso le parole e i ricordi dei protagonisti, quello che è stato in quegli anni.
Ci riesce molto bene anche grazie ad una ricca mole di materiale d'epoca tra immagini, musica e rarissimi filmati.
Ne emerge, PER FORTUNA, anche il lato goliardico e divertente, così spesso offuscato da un (altrettanto spesso presunto) "impegno politico".
Che c'era ed è rimasto costante della vita di molti ma che talvolta oppresse inutilmente molte iniziative in nome di chissà quale "ideale".
Le due ore di film sono serrate, interessantissime, i protagonisti competenti e risoluti nel rivendicare il senso di appartenenza.
Avendo vissuto molte delle vicende raccontate in prima persona c'è talvolta qualche esagerazione, imprecisione, aggiunte un po' "leggendarie" ma per chi, digiuno dei fatti, volesse avere un quadro fedele di quel periodo questo è lo strumento IDEALE e DEFINITIVO.

Per riceverlo:
http://www.lovehate80.it/index2.php
Il trailer:
https://www.youtube.com/watch?v=GjXcVH3VEw4

LETTO

ALESSANDRO BASSI - 1915 Dal Football alle trincee
Libro potente e tragico in cui l’autore incalza il lettore con un’alternanza serrata di emozioni tra il campionato di calcio 1914-15 (sospeso poco prima della conclusione e assegnato un po’ arbitrariamente al Genoa) e le vicende (assurde) che porteranno l’Italia dalla neutralità alla disastrosa guerra. Drammatico leggere delle ultime partite disertate da molti giocatori perchè già reclutati nell’esercito. Molti dei genoani campioni (il titolo sarà assegnato postumo solo nel 1921 scompariranno sul fronte).
Libro importante e documentatissimo per conoscere un periodo ormai dimenticato.

NICCOLO' MELLO - Salvate il soldato pallone
Undici coppie di calciatori travolti dalla Seconda Guerra Mondiale.
Calciatori che sono stati amici o compagni di squadra spesso drammaticamente divisi dal conflitto. Alcuni finiti nei partigiani, altri nei fascisti (come Dino Fiorini e Mario Pagotto del Bologna) o come Gottfried Fuchs e Julius Hirsch, campioni della Germania degli 20 e 30 ma ebrei.
L'uno fuggito in tempo in Canada, l'altro finito ad Auschwitz.
Bruno Neri e Vittorio Staccione, giocatori della Fiorentina,entrambi partigiani, l'uno ucciso dai nazisti nel 1944 in uno scontro a fuoco, l'altro scomparso a Mathaususen con il fratello l'anno dopo.
Senza dimenticare la storia di Bert Trautmann, prigioniero tedesco in Inghilterra che decise di restare in "terra nemica" dopo la guerra e divenne invalicabile portiere del Manchester City, odiatissimo da tutti in quanto ex "nazista".
Famoso per aver continuato a giocare una partita nonostante 5 vertebre del collo rotte.
Storie incredibili, dolorose ma piene di VITA.
Ottimo libro.

COSE & SUONI
Mie recensioni su www.radiocoop.it e sulla rivista Classic Rock

IN CANTIERE

Un nuovo libro, una collaborazione ad un altro, una sorpresa in ambito musicale (se va in porto) e qualche presentazione della bio su PAUL WELLER.
VENERDI' 6 novembre ore 18: PISTOIA "Caffè la Corte" + Alex Loggia
VENERDi' 6 novembre ore 21.30 : FIRENZE "Caffè Letterario Le Murate" + Alex Loggia
SABATO 21 novembre ore 19: FIDENZA (PR) "Pagina 99" + Matteo Bianchi
SABATO 4 dicembre ore 18: ARCO (TN) "Cantiere 26"

giovedì, ottobre 29, 2015

Get Back. Dischi da (ri)scoprire



Ogni mese la rubrica GET BACK ripropone alcuni dischi persi nel tempo e meritevoli di una riscoperta.
Le altre riscoperte sono qui:

http://tonyface.blogspot.it/search/label/Get%20Back

PLASTIC BERTRAND - AN 1
Uno dei personaggi più “plastici” della storia della musica. Il belga Plastic Betrand nel 1977 venne lanciato come nuova star “punk”, sfruttando la “nuova moda” che arrivava da Usa e Uk.
Lou Deprijck, il suo produttore, confezionò il primo album e soprattutto il singolo Ca plane pour moi che addirittura (si seppe anni dopo) era lui a cantare (Plastic, vero nome Roger Allen François Jouret, prestava solo l’immagine di divertente e macchiettistico “punk”).
Il brano, al di là di tutto IRRESISTIBILE, si piazzò in alto in varie classifiche europee fu apprezzato da personaggi come Joe Strummer e venne successivamete coverizzato da Sonic Youth. Presidents of the Usa, Thee Headcoats.
L’album ricalca le stesse coordinate: pop punk minimale dai ritornelli facili e sbarazzini, inclusa una versione di “Sha la la lee” degli Small Faces e una “Wha Wha!”, cinque minuti di un solo accordo o quasi, molto particolare.
Ovviamente poco significativo con il senno di poi, perfettamente contestualizzato al periodo e documento interessante del 1977 europeo.

EZY & ISAAC - Soul Rock
Recentemente ristampato questo prezioso lavoro del duo nigeriano che nel 1974 arrivò in Italia dove registrò un torrido album di afro soul con James Brown, Fela Kuti (nella cui band Hi-Life avevano suonato) , Parliament, Sly and the Family Stone a fare da riferimento.
A produrre il Maestro Ezio Leoni (già collaboratore di Celentano e a lungo con la Zanicchi e Fausto Papetti) con una band di 12 elementi che tira fuori il meglio tra infuocati funk, ruvide ballate soul, brani proto disco oltre all’incredibile “Bawagbe” puro afro funk, suonato da paura .
Il duo girerà Italia, Svizzera e Montecarlo, inciderà altri due album e nel 1976 chiuderà l’esperienza con il singolo “I’m ready for you” Un grande album da riscoprire.

MOTHER EARTH - People Tree
La band di Matt Deighton in uno dei punti più alti della sua carriera, con il secondo album del 1993 in piena epopea Acid Jazz.
Ma qui si parla un linguaggio funk soul, quello caro a Curtis Mayfield, a Isaac Hayes, allo Stevie Wonder mid 70's, ai contemporanei Jamiroquai.
Album di raffinatezza squisita e d eccelsa con sua maestà Paul Weller che contribuisce qua e là con discrezione.

mercoledì, ottobre 28, 2015

Intervista ai FIVE FACES



Dopo FEDERICO FIUMANI dei DIAFRAMMA, al giornalista FEDERICO GUGLIELMI, ad OSKAR GIAMMARINARO, cantante e anima degli STATUTO, al presidente dell'Associazione Audiocoop GIORDANO SANGIORGI, a JOE STRUMMER, a MARINO SEVERINI dei GANG, a UMBERTO PALAZZO dei SANTO NIENTE, LUCA RE dei SICK ROSE, LUCA GIOVANARDI e NICOLA CALEFFI dei JULIE'S HAIRCUT, GIANCARLO ONORATO, LILITH di LILITH AND THE SINNERSAINTS, a Lorenzo Moretti, chitarrista e compositore dei GIUDA, il giornalista MASSIMO COTTO, a FAY HALLAM, SALVATORE URSUS D'URSO dei NO STRANGE, CESARE BASILE, MORENO SPIROGI degli AVVOLTOI, FERRUCCIO QUERCETTI dei CUT, RAPHAEL GUALAZZI, NADA, PAOLO APOLLO NEGRI, DOME LA MUERTE, STEVE WHITE, batterista eccelso già con Style Council, Paul Weller, Oasis, Who, Jon Lord, Trio Valore, il bassista DAMON MINCHELLA, già con Paul Weller e Ocean Colour Scene, di nuovo alla corte di Paul Weller con STEVE CRADOCK, fedele chitarrista di Paul, STEFANO GIACCONE, i VALLANZASKA, MAURIZIO CURADI degli STEEPLEJACK e la traduzione di quella a GRAHAM DAY, CARMELO LA BIONDA ai MADS, CRISTINA DONA', TIM BURGESS dei Charlatans, JOYELLO TRIOLO, SIMONA NORATO e la traduzione di un'intervista a RICK BUCKLER, MICK JONES, MONICA FRANCESCHI, SALVO RUOLO, MAURIZIO MOLGORA, PAUL WELLER, I RUDI e Michele MEZZALA Bitossi, IACAMPO. oggi è la volta dei genovesi FIVE FACES tra le prime mod bands italiane negli 80's, recentemente riunitisi.

Le precedenti interviste sono qua:
http://tonyface.blogspot.it/search/label/Le%20interviste

La domanda più ovvia. Cosa vi ha spinti alle reunion ?

Una serie paradossale di sentimenti comuni.
Da un lato eravamo tutti fermi da un po'. Nel mio caso specifico l'ultimo disco uscito era nel 2011, ma gli altri erano fermi ancora da più tempo. Questa specie di ritiro senza scadenza ha generato in tutti i noi, separatamente ma contemporaneamente, la convinzione che si sarebbe potuti tornare a suonare un giorno solo se avessimo avuto la possibilità di fare esattamente ciò che volevamo, senza compromessi di sorta, e questo - per tutti noi - ovviamente significava rientrare sulla scena Mod, il primo grande amore.
D'altro canto, in modo paradossale se accostato al fatto di potersi anche considerare serenamente ritirati, c'era anche - riferito a The Five Faces - la convinzione di avere lasciato il lavoro a metà (o anche prima...), e di avere ancora molto da fare e da dire assieme.
Quando hai 19-20 anni e sei nei primi anni 80 ogni anno esce una tendenza nuova, ed è facile distrarsi, appassionarsi, o cercare di puntare le proprie fiches su tavoli diversi da quelli su cui prima non avevi raccolto niente.
Quando sei...adulto, sai esattamente quello che vuoi, e non ti lasci distrarre o sviare (e peraltro la scena musicale è MOLTO cambiata nel frattempo...)

Da veterani del mod rock italiano cosa ricordati degli esordi ?

Beh, è passato molto tempo... e non sempre ero nelle condizioni migliori per poi potermi ricordare gli eventi trent'anni dopo.... Ho una serie di flash, di immagini, di sensazioni... Per esempio (sottofondo di violini...) ricordo la grande eccitazione ogni volta che trovavo nella cassetta della posta il nuovo numero di Faces...
Ricordo un Mod Rally a Rapallo (o era Santa Margherita?) in cui passai un bel po' di tempo con Demetrio dei Four By Art sugli scogli a chiaccherare, e la sensazione di vuoto quando anni dopo seppi che non c'era più...
Ricordo uno dei primissimi concerti degli Statuto allo Psyco!
Un giorno che, se non ricordo male, si erano persi il tastierista in autostrada e suonarono in formazione rimaneggiata.... allora c'era la curiosità di scoprire questo nuovo gruppo, senza sapere che quei ragazzi avrebbero poi portato la Torcia con orgoglio fino ad oggi...
Ricordo la sensazione di calore, di gioia, di stordimento, quando misi le mani sulla copia fresca di negozio (appena arrivata!) di Sound Affects dei Jam... mi ero letteralmente consumato sul giradischi Setting Sons, e l'attesa per il nuovo disco aveva raggiunto livelli assurdi... ma quando hai 16 anni ci si innamora forte forte...
Ricordo quel pomeriggio in centro con Raffaele quando ci fermammo ad una bancarella di dischi usati... ognuno davanti ad una fila di dischi.
Io il disco più interessante che vidi credo fosse Alan Sorrenti... lui trovò l'album dei Merton Parkas!
Col bene (come ad un fratello) che gli voglio da sempre, credo che quel pomeriggio, per qualche minuto, lo odiai con tutte le mie forze...
Ricordo il concerto della Primavera 1984 al Palasport di Genova (è sopravvissuta qualche foto di quell'evento, guardate su sito e pagina FB). In quel momento pensavo che da lì stesse iniziando qualcosa di più grande, ed invece stava finendo... almeno temporaneamente.
Forse qualsiasi 15/19enne, inserito in qualsiasi contesto simile prova emozioni analoghe, ma io ed i miei compagni le abbiamo provate in quest'ambito, e sono rimaste scritte nella nostra vita con l'inchiostro indelebile...

I vostri riferimenti sonori sono più orientati a un sound piuttosto energico.

Decisamente. Abbiamo una certa idiosincrasia verso quei gruppi che ambiscono a ricreare, decibel più decibel meno, il suono perfetto del 1966, con tanto di strumenti vintage e Hammond ovunque.
Noi siamo figli del Mod Revival in tutto e per tutto, e la nostra influenza prima di quello era il punk (e da 14enni imberbi abbiamo quasi tutti iniziato in gruppetti punk...). Nel dubbio, alziamo a manetta...
Ci riconosciamo pienamente solo nel rumorismo melodico pop art di Creation (prima) e Purple Hearts (poi). Dateci ogni giorno Pretty Vacant piuttosto che The Snake... Anzi, detto proprio fra noi, con l'eccezione di Pietro che è un discreto conoscitore, il nostro approccio verso il Northern Soul è simile a quello del Rag. Fantozzi nei confronti della Corazzata Potiomkin...

Avere un’etichetta inglese prestigiosa come la Detour è piuttosto gratificante. Com’è avvenuto il contatto e cosa vi aspettate dai concerti in Inghilterra ?

E' molto gratificante, sotto praticamente tutti gli aspetti.
Dizzy è probabilmente il maggior conoscitore al mondo di tutto ciò che riguarda il Mod Revival, e quando ha saputo che ci eravamo riformati ha subito mostrato curiosità ed interesse. Poi fra una chiacchera e l'altra ed un ricordo e l'altro abbiamo sviluppato il progetto di collaborazione e ci siamo trovati meravigliosamente, sia sotto il profilo umano che sotto quello prettamente "operativo", tanto è vero che c'è già l'accordo per il secondo disco, che arriverà nel 2016.
Dai concerti in Inghilterra ci aspettiamo prima di tutto di divertirci, e su questo le premesse ci sono senz'altro, perchè sappiamo già - salvo inconvenienti - quali amici presenzieranno, oltre ai gruppi che suoneranno con noi.
Diciamo che dei gruppi della nostra epoca ci sarà un bel po' di gente, quindi fra bevute e jam (che si stanno già intrecciando vorticosamente nei discreti canali privati su FB) si tirerà parecchio tardi.
E poi ci sono molte persone che hanno acquistato il nostro cd compiendo un atto di fede che vogliono vederci anche dal vivo, e quindi non vediamo l'ora di saldare questo debito morale con loro e, possibilmente, superare le loro aspettative.

Resterete sempre sul cantato in inglese o pensate di sperimentare anche l’italiano ?

Noi non siamo un "gruppo italiano". Siamo un gruppo di gente nata, cresciuta, residente ed operante in Italia, che si propone ad un pubblico internazionale, nel nostro ambito.
Sicuramente per fare ciò il mezzo ideale è la lingua inglese, e comunque una fetta davvero consistente del nostro pubblico risiede all'estero. Senza contare che lavoriamo con una etichetta inglese e molte delle persone che ogni giorno collaborano con noi sono straniere.
Nondimeno, non possiamo trascurare il fatto di essere un "gruppo di Italiani", e credo che quando riterremo i tempi maturi potremo provare a fare qualche piccolo esperimento parallelo mirato al mercato italiano.
Possibilmente senza finire per sembrare (detto con il massimo rispetto per questi grandi artisti) come Gianluca Grignani o Vasco Rossi, naturalmente...

Una lista dei vostri album da isola deserta

Ci vorrebbe un'isola molto grande per tenerli tutti (soprattutto se sull'isola deserta ci finissimo tutti e quattro assieme), ma vediamo qui di seguito:
Gianni: The Jam - This Is The Modern World / Sex Pistols - Never Mind The Bollocks / The Charlatans - Some Friendly
Raffaele: The Jam - All Mod Cons / Sex Pistols - Never Mind The Bollocks / The Smiths - The Smiths
Giorgio: The Jam - Setting Sons / Stiff Little Fingers - Hanx! / The Specials - The Specials
Pietro: The Jam - Sound Affects / The Kinks - Something Else / Oasis - (What's The Story) Morning Glory

martedì, ottobre 27, 2015

La partita di calcio mai giocata



Una delle situazioni più assurde nella storia del calcio fu vissuta nel 1973 in occasione dello spareggio per assegnare un posto ai Mondiali tedeschi dell'anno successivo.
In Europa otto gironi promuovevano direttamente (l’Italia di Valcareggi passò battendo Turchia, Svizzera e Lussemburgo) mentre il nono (vinto dall'URSS) costringeva la squadra vincitrice ad uno spareggio con quella di uno dei gironi sudamericani: quello vinto dal CILE che aveva come avversario solo il Perù....

All'andata a Mosca il 26 settembre 1973, quindici giorni dopo il golpe militare che aveva rovesciato Allende e portato al potere Pinochet, finì 0-0.
Per il ritorno l'URSS chiese alla Fifa di far giocare la partita in campo neutro per protesta contro la dittatura ma la richiesta fu rifiutata.
Il 21 novembre quindi allo stadio Nacional di Santiago, dove qualche mese prima erano stati radunati, uccisi e torturati vari prigionieri politici, la Nazionale cilena al completo si presentò in campo contro nessuno.
La federazione cilena decise che il gol della vittoria venisse segnato dal capitano Francisco Valdes, cosa che avvenne dopo un’azione manovrata.
Cile qualificato e subito dopo, per intrattenere il pubblico sugli spalti, un'amichevole contro i brasiliani del Santos.

In realtà il gol sarebbe stato da annullare: ogni passaggio in avanti, con meno di due difendenti fra la linea di fondo ed il giocatore che riceve il passaggio, crea infatti una situazione di fuorigioco.

Qui le immagini https://www.youtube.com/watch?v=KvMi0cXaZDI

In Germania il Cile fu subito eliminato da Germania Est e Ovest (che si incontrarono nella famosa sfida decisa da Sparwasser).

Fonte: http://calciopassioni.blogspot.it/2009/06/1973-cile-urss-uno-spareggio-mai.html

lunedì, ottobre 26, 2015

Il popper



Il popper è un composto di nitrito di amile, nitrito di etile o nitrito d'isobutile, ed è contenuto in piccole bottiglie di vetro.
Il nome deriva dal verbo inglese to pop, il suono provocato dall'apertura della fiala di vetro in cui nel passato veniva commercializzato questo prodotto.
Il popper si è diffuso inizialmente nell'ambiente dei sexy shop e nei circuiti gay, soprattutto inglesi, ed è giunto nell'Europa continentale, negli anni '90, parallelamente al consumo di altre droghe sintetiche nella club culture ma personalmente lo ricordo presente anche nella scena punk nei primi anni '80.

Il popper è nato come farmaco vasodilatatore usato per il trattamento dell’angina pectoris ma viene utilizzato anche per il suo effetto afrodisiaco.
Solitamente viene consumato per inalazione direttamente dall’ampolla in cui è contenuto, l’effetto sale dopo pochi secondi e non dura più di 30/40 secondi.
Aumenta il battito cardiaco, produce vasodilatazione, rilassamento della muscolatura e un senso di euforia.

Le controindicazioni sono le più svariate dall'arresto cardiaco, all'indebolimento delle difese immunitarie all'ustione delle parti con cui viene a contatto.
I poppers sono legali in alcune nazioni europee, come la Francia e l'Inghilterra e sono generalmente venduti nei sexy shop.

sabato, ottobre 24, 2015

Targhe Tenco 2015



Mi hanno sempre detto amici e parenti che mi avrebbero dato del MUSICISTA quando mi avrebbero visto sul palco dell'Ariston a SanRemo.

Questa sera ci va mia moglie, Rita LILITH Oberti, ospite di CESARE BASILE, vincitore della Targa Tenco per il miglior album in dialetto del 2015, con cui eseguirà alcuni brani.
SPERO VALGA LO STESSO.

venerdì, ottobre 23, 2015

La parola indivisa



Gli interventi di ANDREA FORNASARI sono complessi ma sempre interessantissimi.

Da quando Socrate ha inventato il concetto e la sua equivalenza con sé stesso, l'uomo occidentale ha perso l'ambivalenza del linguaggio, per votarsi a quella logica bivalente che, fondandosi sulla negazione interna al giudizio, articola quella separazione tra vero/falso, buono/cattivo, giusto/ingiusto, sano/malato su cui si costruiscono tutti quei modelli di simulazione meglio conosciuti sotto il nome di "scienze esatte".

Il loro elemento costitutivo è la barra, il taglio con cui ogni scienza delimita il proprio oggetto, la sua equivalenza con sé stesso, la sua articolazione in base al principio di non contraddizione, per cui qualcosa è questo e non quest'altro.
Se la "ragione" non può fare altrimenti che dis-giungere per poter comprendere, dato che in caso contrario si dissolverebbe nel mare dell'indistinto, è anche vero che questa ragione fa violenza quando dice che "un cavallo è un cavallo e nient'altro che un cavallo", là dove il primitivo, in un'epoca pre-logica, non vedeva solo un cavallo, ma anche "la forza", "il vento", "il coraggio" e tutti quei significati simbolici ambivalenti che la nascita del "valore" scientifico dissolve.

Dissoluzione del simbolo, fine dell'ambi-valenza.
E così sulla barra mente/corpo, dove per corpo si pensa solo all'organismo (una somma di parti distinte), la psichiatria classica, per esempio, ha costruito sé stessa: non appare più l'uomo e il suo modo di essere-nel-mondo, ma appaiono le compromissioni o i danni del suo organismo, i disturbi delle sue prestazioni e delle sue funzioni.
Oggettivata per esigenze scientifiche, la psiche diventa il doppio dell'organismo: l'apparato organico e l'apparato psichico che la scienza, per le sue esigenze metodologiche, è costretta a pensare come due oggetti di natura che agiscono l'uno sull'altro, scordando che quegli stessi apparati, come tutte le cose, sono nel mondo, e non hanno un mondo.v La teoria analitica non analizza mai questo mondo, ma solo l'oggetto che si è data dissociando la coscienza dall'inconscio, così come la teoria marxista non analizza la realtà sociale, ma la dissociazione tra teoria e prassi, tra struttura e sovrastruttura che esistono solo nei modelli di simulazione che il materialismo s'è dato quando ha voluto offrirsi nelle vesti della razionalità scientifica.
Così, né il marxismo né la psicoanalisi sono mai riuscite a raggiungere l'alienazione, perché l'unica che conoscono è il prodotto dei loro modelli di riferimento.
L'ambivalenza del linguaggio simbolico, questa parola indivisa dal corpo, sfugge infatti a tutte le distinzioni del discorso scientifico: non è moltiplicando le incognite che si recupera l'ambivalenza del linguaggio.

L'operazione simbolica ignora qualsiasi referente, perché tutto si dissolve nello scambio reciproco senza lasciare resti che, non scambiati, aprono la via a quell'accumulo che è la forma di ogni "economia".
Si tratti dell'economia politica dove ciò che non si consuma rientra nel circuito del valore delle merci, o dell'economia libidica dove ciò che non si esprime rientra nel valore dell'inconscio, in ogni caso si tratta sempre di qualcosa che, non scambiato, si accumula sotto forma di "valore" - mercantile da un lato, pulsionale dall'altro, c'è sempre qualcosa che resta trattenuto in quanto non scambiato.
Per questo i primitivi, così attenti alla libera circolazione simbolica, consideravano "parte maledetta" tutto ciò che, non scambiato, si accumulava.
E sempre per questo esisteva quella forma di distruzione dell'eccedenza, il potlàc, che serviva a ristabilire l'equilibrio del gruppo.

Il mondo-della-vita non conosce mai il taglio della scienza, la cui forma è già da sempre infranta dalla parola indivisa del corpo che quel mondo abita.
Del resto, l'alienazione in Occidente non è iniziata dal giorno che su questo mondo si sono incominciate a riflettere le luci sospette di un altro mondo?
Dall'iperuranio di Platone, lungo un tragitto che ha fatto sua questa logica disgiuntiva, si è arrivati all'inconscio di Freud.
L'Occidente ha sempre conosciuto delle istanze che, venute da un "retromondo", come direbbe Nietzsche, non hanno consentito al corpo di abitare il suo mondo.
Dall'idea di Dio all'idea dell'anima, dall'anima alla coscienza, dalla coscienza all'ideale dell'Io, sempre siamo cresciuti sotto il riflesso delle idee, perdendo la nostra ombra reale, quella che ci fa il sole, senza neppure accorgerci che con essa è il nostro corpo che ci ha lasciato.

giovedì, ottobre 22, 2015

Intervista a Iacampo



Dopo FEDERICO FIUMANI dei DIAFRAMMA, al giornalista FEDERICO GUGLIELMI, ad OSKAR GIAMMARINARO, cantante e anima degli STATUTO, al presidente dell'Associazione Audiocoop GIORDANO SANGIORGI, a JOE STRUMMER, a MARINO SEVERINI dei GANG, a UMBERTO PALAZZO dei SANTO NIENTE, LUCA RE dei SICK ROSE, LUCA GIOVANARDI e NICOLA CALEFFI dei JULIE'S HAIRCUT, GIANCARLO ONORATO, LILITH di LILITH AND THE SINNERSAINTS, a Lorenzo Moretti, chitarrista e compositore dei GIUDA, il giornalista MASSIMO COTTO, a FAY HALLAM, SALVATORE URSUS D'URSO dei NO STRANGE, CESARE BASILE, MORENO SPIROGI degli AVVOLTOI, FERRUCCIO QUERCETTI dei CUT, RAPHAEL GUALAZZI, NADA, PAOLO APOLLO NEGRI, DOME LA MUERTE, STEVE WHITE, batterista eccelso già con Style Council, Paul Weller, Oasis, Who, Jon Lord, Trio Valore, il bassista DAMON MINCHELLA, già con Paul Weller e Ocean Colour Scene, di nuovo alla corte di Paul Weller con STEVE CRADOCK, fedele chitarrista di Paul, STEFANO GIACCONE, i VALLANZASKA, MAURIZIO CURADI degli STEEPLEJACK e la traduzione di quella a GRAHAM DAY, CARMELO LA BIONDA ai MADS, CRISTINA DONA', TIM BURGESS dei Charlatans, JOYELLO TRIOLO, SIMONA NORATO e la traduzione di un'intervista a RICK BUCKLER, MICK JONES, MONICA FRANCESCHI, SALVO RUOLO, MAURIZIO MOLGORA, PAUL WELLER, I RUDI e Michele MEZZALA Bitossi oggi è la volta di IACAMPO autore di uno dei migliori album del 2015, "Flores".

Le precedenti interviste sono qua:
http://tonyface.blogspot.it/search/label/Le%20interviste

IACAMPO - Flores

Un affascinante incontro di suoni, umori, colori che arrivano da ogni angolo del Mediterraneo, dell'Africa, del Brasile, è la colonna vertebrale che sostiene il nuovo lavoro (il terzo) del cantautore veneziano.
Iacampo può vantare una lunga attività discografica e concertistica anche con le precedenti esperienze di Elle e Goodmorningboy ma è con la nuova incarnazione che è riuscito a rendere al meglio le capacità compositive ed espressive che lo caratterizzano e FLORES ne è un fulgido esempio, sospeso tra atmosfere acustiche e contemplative e una malinconìa lirica avvolgente.
La miscela di canzone d'autore, pennellate jazzy, un approccio indie folk e un mai invasivo ma perfettamente equilibrato contributo di suoni etno, rende l'album personale, riconoscibile e immediatamente fruibile, grazie a brani freschi, immediati, diretti, mai banali.
FLORES si candida tranquillamente ai vertici delle migliori produzioni indie italiane dell'anno.
Recensione apparsa su Classic Rock di settembre 2015.

https://www.youtube.com/watch?v=oFXDW-rfTS4

La tua carriera è lunga e ricca di cambiamenti, dagli Elle a Goodmorning Boy all’esperienza solista, tra gli altri.
Quanto è stato difficile in qualche modo “ricominciare di nuovo da capo” ?


Il processo non è passato tramite veri e propri cambiamenti.
E' stato piuttosto un progressivo svelamento.
Se “cambiavo”sapevo che dovevo dare un nome a un ulteriore strato di pelle che se ne andava.
Sapevo che dovevo arrivare da qualche parte, che era soprattutto dentro. Poi avrei fatto i conti con il fuori.
Ora da due dischi, penso di essere in relazione INSIDE/OUTSIDE.
Non mi sono mai accontentato e seduto sui successi se questi poteva no fermare lo svelamento.
Il processo è stato lungo. A volte estenuante. Non ho suonato dal vivo per anni e volevo anche smettere. Poi semplicemente sono arrivate altre canzoni, diverse.

Che tipo di pubblico trovi ai tuoi concerti ?

Di tutti i tipi. Le canzoni piacciono ai ragazzi, alle ragazze, ai bambini molto.
Agli ascoltatori maturi. La selezione non è sull'età sul genere, ma sul tipo di sensibilità alla musica, al canto.

“Flores” ha un’impronta fortemente mediterranea che ha un sapore che spesso richiama sonorità “sudiste”, addirittura africane. Può sembrare insolito per un veneto di nascita.

Nato in veneto da madre veneta, ma padre molisano.
L'appartenenza ad una terra precisa non è il mio forte. Poi vivo Venezia da sempre, con tutto il suo passato storico, la città di porto, la città museo.
Ci passa il mondo e molte volte ci resta o si smarrisce dentro essa.
Anche il Molise è una terra che conosco molto bene e amo da sempre. Il sud è terra di appartenenza da cui sono distante e che sempre cerco di avvicinare.
Sento in maniera importante la questione Italiana: lo scambio culturale tra nord e sud.
In generale tutti i miei studi e interessi musicali sono volti all'interculturalità dei linguaggi. Nel periodo di scrittura di Flores ho ascoltato tanto Pharoah Sanders, Baden Powell, Rap, Paolo Conte, roba buona africana.
La mescolanza fa parte di ogni storia che sia il caso di raccontare.
Scontro e mescolanza.

Mi parli di “Ogni giorno ad ogni ora”, per mio conto la canzone semplicemente più bella del 2015 ?

Grazie.
L'ho scritta in modo disimpegnato, forse rilassato. Un mese prima di entrare in registrazione. E' autobiografica.
C'è mio nonno, c'è mio padre, c'è quella volta che un bambino mi ha fatto cadere con uno sgambetto, c'è l'astrolabio che hanno dato in omaggio sulla rivista Airone negli anni 80.
E c'è il canto e la voce.
Un insieme di cose che mi hanno insegnato e una cosa che ho imparato a fare da solo, cantare.
Ho preso spunto da un tradizionale canto brasiliano di pescatori “Peixinos do mar” per la frase “chi mi insegno..” e poi sono andato avanti per conto mio.

Dal vivo con che formazione ti presenti ?

Inizierò con un percussionista.
Voglio provare questa cosa. Penso che nel disco si sentano molto le pulsazioni.
Il produttore Leziero Rescigno ha fatto un bel lavoro su questa cosa.
Avevamo concordato questo leit motiv strutturale delle percussioni e del ritmo. Penso ci siamo riusciti. Il percussionista con cui sto lavorando è molto giovane e ha vissuto i primi 8 anni della sua vita in Africa.
E' un veneto doc, ma con un piede nel sud del mondo.
Un po' negro come me. Poi sto già lavorando con fisarmonica, violocello e sax. Ma sarà un livello successivo del tour.

Quanto è difficile vivere di musica in Italia (se “vivere” si riesce)

Difficile.
Rischi di fossilizzare la tua vita su questo mestiere anche se non da frutti.
Perchè prima di essere un lavoro è un mestiere. E come ogni mestiere si porta dietro passione, fede, cocciutaggine, errori, sensazioni che non si raccontano.
Si incappa nel lamentarsi, nel combattere contro i mulini a vento.
La stagione dei frutti arriva per quelli che riescono a stare in piedi in mezzo a questo delirio.
Importante è non fermare la verve creativa se la musica si ferma.
Tutto può essere creatività. La pittura, l'organizzazione di eventi collettivi sono i miei altri sfoghi creativi che possono dare un guadagno monetario. Non bisogna fermarsi mai e non bisogna lamentarsi troppo. Anche se è dura l'importante è stare dinamici.
Rust never sleeps.

In un momento di forte crisi della discografia come vedi la situazione in Italia ?
Ha ancora un ruolo l’etichetta discografica o è una dimensione obsoleta?


L'artista ha bisogno di essere aiutato in ciò che non riesce a fare da solo e che sia una crew o una casa discografica c'è bisogno di una struttura di supporto.
Manager, ufficio stampa, musicisti, consulenti, fans formano una famiglia attorno al musicista.
La casa discografica serve a gestire quella parte li della vendita dei supporti. Ma in realtà le figure utili sono molte altre e sono tanto solide quanto c'è unione di obbiettivi e passione comune.

Credi che ci sia ancora spazio per il supporto fisico in tempi di musica “liquida”, digital, mp3 etc.

La musica si fa per strada, il resto delle cose sono sovrastrutture.
E' bello ascoltare la musica in casa in un bello stereo e ognuno fa dei suoi dischi quello che vuole, se li può portare anche a letto. Ma se tutto ciò non serve a creare momenti di condivisione tutto ciò non serve a nulla.
Ho sempre comprato i dischi che mi interessavano e sono quelli che ascolto di solito. In auto.
Si ora non c'è tutta quella smania di una volta, ora c'è Amazon. Tutto più rilassato.
Qualsiasi altro supporto di qualità minore è buono se serve a far uscire la gente dalle case, non a farcele restare dentro.

Infine la domanda che faccio a tutti ovvero i famosi dischi che ti porteresti sulla solita isola deserta.

3 dischi: thembi di pharoah sanders, canto on guitar di Baden Powell e Amygdala di Dj Koze.
Ma solo perchè mi hai detto “isola deserta”.
Se fosse “una baita in montagna” porterei altro.

mercoledì, ottobre 21, 2015

Gary Neville e Ryan Giggs



ALBERTO GALLETTI ci parla di un recente evento di CALCIO CHE (NON) CONTA...e che invece CONTA tantissimo !

Ho sempre avuto una forte ammirazione per Gary Neville sin dai tempi in cui giocava come giovane terzino del Manchester United, mi ha sempre dato l’impressione di uno coi piedi per terra.
In carriera ha collezionato 400 presenze e 5 gol tra il 1992 e il 2011, tutte con la maglia del Manchester United con la quale ha vinto tra le altre cose 8 campionati inglesi e due coppe dei campioni.
E’ anche un grande giocatore di cricket.
Ritiratosi dal calcio giocato ha intrapreso la carriera di commentatore televisivoed è protagonista di altre iniziative.
Insieme all’ex-compagno di squadra Ryan Giggs ha acquistato lo storico edificio del Manchester Stock Exchange, costruito nel 1906, dichiarato di interesse storico grado II (abbastanza alto), in stato di abbandono da diverso tempo, ed iniziato ingenti opere di recupero per la trasformazione del prestigioso immobile in albergo di lusso con palestre, spa resort, ristorante in perfetta linea con le tendenze d’oggidi.

Venerdì un gruppo di attivisti per la causa dei senzatetto ha occupato lo stabile manifestando per la causa , una quarantina di persone in gravi difficoltà che vivono da tempo nelle tende.
Gary Neville è intervenuto subito e raggiunto il capo cantiere al telefono si è fatto passare al telefono Wes Hall (nella foto in mimetica), capo degli attivisti e gli ha detto come la pensa ‘non ho nessun problema con questa situazione, sono anni che aiuto i senza tetto ma mi piacerebbe fare di più. Non ci sono lavori sostanziali da fare fino alla fine di febbraio quindi potete rimanere fino ad allora e avere un posto dove passare i mesi invernali più freddi, abbiate cura dell’edificio e comportatevi con rispetto.’
Hall è scoppiato in lacrime (anche altri del suo gruppo) e dopo aver confessato di essere tifoso del Burnley e di aver sempre detestato lo United, adesso adora Gary Neville.
Si è spinto oltre ed ha già dichiarato per questi mesi oltre al beneficio di avere un tetto sulla testa per tutti il suo gruppo di senzatetto organizzerà all’interno dell’edificio parecchie iniziative e lo farà diventare un punto di riferimento per le persone senza casa durante questi mesi, ha già attrezzato una cucina da campo, e sistemerà le persone nelle varie stanze, il tutto con la benedizione di Gary (e ovviamente anche di Ryan Giggs che è d’accordo anche se non è intervenuto di persona).

Neville ha chiesto in cambio che i geometri, ingegneri e le maestranze impegnate nei lavori di ristrutturazione abbiano libero accesso all’edificio ogni volta che ne avranno bisogno per le loro attività, nel rispetto comunque degli occupanti.
I due hanno già discusso anche di un’eventuale possibilità di impiego per alcuni dei senzatetto ospiti della struttura nei lavori di ristrutturazione.
Hall ha dichiarato che non si tratterà di una semplice occupazione ma di un’occasione per cambiare la vita delle persone e si darà da fare.
Ha detto anche che ancora non riesce a credere al colpo di fortuna e che si aspettava invece della telefonata di Neville, di vedere arrivare la polizia con l’ordine di sgombero. Wesley Dove un componente del gruppo senza casa da 12 mesi, ha dichiarato:
‘Gran bell’edificio, adesso che sappiamo di poter rimanere, cominceremo a fare qualche sistemazione. Una bella sicurezza per l’inverno, nice thing’.

Gary Neville è da sempre attento a certe tematiche, nel 2010 ha chiesto un permesso di costruire, per la sua casa, che quando sarà realizzata sarà la prima casa ad emissione zero nell’Inghilterra nord-occidentale.
La sua partita d’addio è stata la partita a più bassa emissione nella storia del calcio inglese.
Il calcio che non può contare più, vista la carriera ormai terminata, conta invece (eccome) per qualcun altro, il mio bravo va ad entrambi.

martedì, ottobre 20, 2015

Nick Hedges e la Scozia dei 60's



This was the Britain that no one wanted to see

I 60's britannici nell'immaginario collettivo rimangono quelli deliziosi, creativi, affascinanti, pulsanti, colorati e ridanciani della Swinging London.
Ma l'Inghilterra delle città industriali riservava ben altra realtà.
Ne documentò in maniera drammatica e abbastanza sconvolgente il fotografo NICK HEDGES nel 1968 visitando i sobborghi di Glasgow per conto della Shelter Scotland che si occupa di homeless e di quartieri popolari disagiati.
Le foto hanno sempre avuto parecchia difficoltà ad uscire, vuoi perchè ritraevano spesso bambini e minori e quindi si innestava (e innesta) un discorso sulla tutela della privacy ma soprattutto perchè metteva in luce una realtà scomoda e preferibilmente da occultare da parte delle istituzioni.
Il risultato è piuttsto sconvolgente tanto quanto la dichiarazione dello stesso Hedges:

L'aspetto particolare delle persone che vivono in questa situazione e condizioni è che non c'è nessun dramma...la gente accetta il degrado morale in un modo assolutamente tranquillo.

'Anche se queste fotografie sono diventate documenti storici, servono a ricordarci che un alloggio sicuro e adeguato è la base di una società urbana civile. Il fallimento dei successivi governi di prevedere questo è un segno triste di inazione della società.
Le fotografie dovrebbero celebrare il progresso, ma tutto quello che possono fare è che ci perseguitano con un senso di fallimento '.


A nord-ovest del centro di Glasgow ho scoperto Maryhill.
I blocchi di case popolari qui erano fittamente popolate e i cortili pieni di spazzatura in decomposizione.


Una mostra, Make Life Worth Living, con le sue foto è in corso a Edimburgo al Science Museum fino al 31 ottobre

http://www.sciencemuseum.org.uk/visitmuseum/Plan_your_visit/exhibitions/make_life_worth_living

fonte: dangerousminds.net

lunedì, ottobre 19, 2015

I Clash dopo i Clash



I CLASH sono stati uno di (non rari) quei gruppi i cui componenti dopo lo scioglimento non sono più riusciti a produrre materiale artisticamente paragonabile per spessore e qualità al gruppo madre.
Buoni lavori, dignitosi, talvolta di ottima qualità ma che soffrono immancabilmente di quella magìa che rese i CLASH unici e indimenticabili. Andiam oad analizzare il POST - CLASH discografico.


JOE STRUMMER

Disordinatissima e saltuaria la discografia solista di Joe.

LOVE KILLS/DUM DUM CLUB - 1986
Il primo passo post Clash è il 45 “Love kills”/”Dum dum club” del 1986, inserito nella colonna sonora del film “Sid and Nancy” di Julien Temple.
Il primo è un pesante funk rock mentre la bside un rockabilly country rock morriconiano.
Niente di memorabile.

THE WALKER - 1987
Joe compone l’intera colonna sonora dell’omonimo film di Alex Cox (in cui è anche attore).
Prevalentemente strumentale e musicalmente indirizzato verso sonorità latine (funzionali alla colonna sonora ma decisamente non irresistibili ad un ascolto avulso) contiene però tre brani cantati, il buon e ruvido country “Tennesse rain”, il commovente gospel chicano “Tropic of no return” ma soprattutto la ballata “The unknown immortal” con il verso “Una volta era immortale” che suona molto autobiografica.

STRAIGHT TO HELL - 1987
Ancora una colonna sonora, ancora joe attore in un film di Alex Cox, parodia di uno spaghetti western. I Pogues protagonisti con 5 brani, Joe invece ne compone e canta due, la buona “Evil darling” che poteva stare tranquillamente su “Combat rock” e la cavalcata strumentale morriconiana/Piccioni/Umiliani meet Clash “Ambush at the mistery rock” decisamente trascurabile.

PERMANENT RECORD - 1988
Ancora brani per film, questa volta per “Permanent record” di Marisa Silver, in compagnia della nuova band, i LATINO ROCKABILLY WAR (Zander Schloss ex Circle Jerks e che poi suonerà con Weirdos, Stan Ridgway e parecchie altre bands, Lonnie Marshall, bassista con un lungo numero di progetti, Jack Irons già con Red Hot Chili Peppers e Pearl Jam).
“Trash city” è un brano in stile Clash, ipnotico e ripetitivo, francamente poco incisivo. Meglio il rockabilly di “Baby the trans”. Anche “Nefertiti Rock” e “Nothin bou nothin” potevamo trovarli in un album dei Clash (addirittura “London calling” o “Give em...”). Punk rock ritmato, energico, senza fronzoli.

EARTHQUAKE WEATHER - 1989
L’esordio “solista” arriva solo nel 1989. Un lavoro che ripropone tutto l’immaginario Clash tra rock, un pizzico di attitudine punk, dub, reggae, qualche ballata di sapore folk country, suggestioni tex mex e che può annoverare ottimi brani.
Il tutto suona un po’ stanco e scontato, molto prevedibile.
Nonostante ciò è una buona prova, vitale che lascia intravedere che la classe di Joe è rimasta intatta.

ROCK ART and the X-RAY STYLE - 1999
GLOBAL A GO GO - 2001

Joe ci mette dieci anni per tornare in pista, questa volta accompagnato dai MESCALEROS.
Il risultato non è sempre esaltante.
In “Rock art...” c’è il consueto e prevedibile mondo Strummeriano di buon rock, qualche sterzata punkeggiante, un po’ di reggae, dolci ballate, influenze latine.
L’impressione è di un lavoro non completamente a fuoco e talvolta un po‘ raffazzonato.
Più definito e decisamente migliore il successivo Global a go go dove i riferimenti sono i consueti ma la qualità dei brani è superiore, gli arrangiamenti e il mix più curati, l’ispirazione di ben altro livello.

STREETCORE - 2003
Album postumo che assembla brani in lavorazione (alcuni cantati sono solo la traccia nn definitiva) che riporta il sound ai primi Clash e a connotazioni comunque più rock e meno influenzate dal latin sound.
E che probabilmente rimane il miglior lavoro solista di Joe con il capolavoro acustico di “Redemption song” , il tiratissimo punk rock “Arms aloft in Aberdeen”, la grande ballata “Burning streets” e brani di primissima qualità, ricchi di urgenza ma allo stesso tempo di grande maturità.

MICK JONES
Attivissimo, incline a collaborazioni di ogni tipo (vedi quella con i General Public o la produzione di Libertines e Pete Doherty tra le tante), Mick è quello che riesce ad imbastire la carriera migliore, più continuativa e regolare.

BIG AUDIO DYNAMITE

This is BAD - 1985
Esordio al fulmicotone in cui finalmente (affiancato da Don Letts) può sfogarsi con l’amore per funk, rap, hip hop ed elettronica, un mix esplosivo ai tempi ma che ora suona piuttosto datato.

NO 10, UPPING ST. - 1986
Lasciate alle spalle le disgraziate polemiche successive al licenziamento dai Clash, Mick Jones torna a collaborare con Joe Trummer che produce l’album e divide la composizione di 5 brani del nuovo album.
Sound e produzione si affinano, la direzione è più definita, si sente l’anima di Joe e rivivono alcune atmosfere di sapore Clash (vedi “Beyond the pale” su tutte) mentre prosegue l’originale assemblamento di sonorità black pop.

TIGHTEN UP Vol. 88 - 1988
MEGATOP PHOENIX - 1989

Lavori confusi che cercano di andare oltre ai sentieri precedentemente tracciati ma che risentono di una scarsa vena compositiva, stanca e poco convincente.

BAD II / BIG AUDIO
Mick Jones rimane l’unico componente della band originale, cambia leggermente nome, prima in Big Audio Dynamite 2 poi in Big Audio ma i risultati sono piuttosto deludenti. Qualcosa qua e là si salva nella numerosa serie di album ma è tutto facilmente dimenticabile.

CARBON/SILICON
Nel 2002 Mick unisce le forze con Tony James (ex Generation X e Sigue Sigue Sputnik) e con l’aiuto di vari collaboratori si butta in un nuovo progetto di buona caratura in cui riscopre le sonorità più elettriche ed energiche.
Il tutto commercializzato in una serie di uscite digitali che si alternano a pubblicazioni fisiche in un vortice di album, singoli, ep.
Talvolta ci sono ottimi brani, altre volte (spesso) anonimi, altre ancora gradevoli o poco più.
A.T.O.M del 2010 è forse il più significativo.

PAUL SIMONON
Abbastanza limitata l’esperienza solista post Clash di Paul con un album degli Havana 3AM, la partecipazione alle esperienze con The Good The bad and the Queen e Gorillza, crature di Damon Albarn dei Blur e addirittura (con Steve Jones ex Sex Pistols in “Down the groove” di Bob Dylan del 1988).

HAVANA 3AM 1991
Un discreto lavoro di generica ispirazione 50’s e rock n roll in cui Paul compare come co autore di tutti i brani ma il cui apporto rimane abbastanza limitato. L’impronta Clash è spesso evidente anche se rimane abbastanza circoscritta.
Non un brutto album ma sicuramente non essenziale.

TOPPER HEADON - Waking up
L’unico sforzo solista dell’ex Clash, datato 1986 e sorprendentemente di stampo palesemente soul/rhythm and blues (a dispetto delle sue origini musicali jazz oriented).
Pur se caratterizzato da un sound datato i 10 brani suonano ancora freschi e gradevoli com la voce di Jimmy Helms e le tastiere dell’ex collaboratore dei Clash Mickey Gallagher.
Ottimi uso dei fiati, suono della batteria di “Sandinista” memoria, soul funk diffuso, il buon reggae soul di “dancing” , la riproposta di “Time is tight” di Booker T (già coverizzata dai Clash in “Black market Clash”) e un buon groove in generale.
Avrà un discreto successo ma nulla più.
Topper sprofonderà nel suo tunnel di eroina ed abusi nonostante le parole de.ll oswing finale “Monkey on my back” lasciassero pensare tutt’altro:
“I had a monkeyy on my back /i’t don’t come back no more/ The day I killed my monkey / I done myself a treat”.

GLI ALTRI CLASH

Terry Chimes ha suonato con Johnny Thunders, Cowboys International, Gen X, Hanoi Rocks, Black Sabbath, Billy Idol prima di abbracciare completamente (oltre alla religione cattolica di cui è fervente praticante) l’attività di chiropratico.
Attualmente suona un buon rock tinto di punk con i Crunch (con Mick Geggus dei Cockney Rejects e Dave Tregunna degli Sham 69).
Nick Sheppard, presente nell’ultimo periodo, proveniente dalla punk band dei Cortinas, successivamente si è mosso con gruppi minori tra cui però spiccano i DomNicks con Dom Mariani (Stems, Someloves e DM3) con cui ha prodotto un EP.
Vince White, anche lui in Cut the Crap, è diventato un taxista, ha finito gli studi e si è dedicato alla pittura. Ha scritto un libro sulla sua esperienza con i Clash, “Out of control”.
Il batterista Pete Howard ha fatto perdere le sue tracce fino al 2002 quando è entrato nella band di alt rock Queenadrena con cui ha realizzato alcuni album.

sabato, ottobre 17, 2015

Stanislav Evgrafovič Petrov che salvò il mondo nel 1983



Il 26 settembre del 1983, al culmine della guerra fredda, Stanislav Evgrafovič Petrov tenente colonnello dell'Armata Rossa, era ufficiale di servizio al bunker Serpuchov 15, vicino a Mosca con il compito di controllare il satellite e notificare ai suoi superiori un eventuale attacco nucleare contro l’URSS.
Nel caso di attacco, l'Unione Sovietica avrebbe lanciato immediatamente un contrattacco nucleare su vasta scala contro gli Stati Uniti.

Alle 00.14 scattò l'allarme segnalando il lancio di un missile lanciato dal Montana, in viaggio verso il territorio sovietico. Petrov ritenne inverosimile un attacco con un unico missile e pensò ad un errore del sistema evitando di segnalarlo ai superiori ma pochi minuti dopo si verificò il lancio di altri quattro missili verso l'URSS.
Il tempo di impatto dei missili era di circa 20 minuti.

Lanciare l'allarme avrebbe significato dar avvio al conflitto nucleare e alla distruzione della Terra.

Petrov ritenne ancora una volta che si stesse trattando di un errore. Un attacco non sarebbe mai avvenuto con solo cinque missili ma con centinaia. Gli USA erano inoltre sprovvisti di difese anti missilistiche e una simile azione sarebbe stato niente più che un suicidio.
“Un tale imbecille non è ancora nato nemmeno negli Stati Uniti.”

Attese ancora e alla fine l'allarme cessò essendosi trattata di una rara congiunzione astronomica tra la Terra, il Sole e il sistema satellitare sovietico OKO.

Petrov aveva però disatteso agli ordini, ma considerata la peculiarità della sua decisione l’esercito sovietico decise di non punirlo ma la sua carriera militare si arrestò, fu degradato e mandato in pensione a Frjazino, un piccolo villaggio vicino Mosca, dove visse in povertà mentre l'episodio fu secretato fino alla fine degli anni '90 quando il suo comandante in capo, Yury Votintsev, presente quella sera, ha rivelò “incidente dell’equinozio d’autunno” in un libro di memorie.

Douglas Mattern, Presidente dell’organizzazione internazionale per la pace, “Associazione di cittadini del mondo" lo cercò a lungo e, trovatolo, gli ha consegnò Premio Cittadino del mondo nel 2004.
Petrov ha successivamente ricevuto per questo gesto una lunga serie di riconoscimenti ed è stato ricevuto all'Onu nel 2006.

Grazie a Marco Orlandini e a pressenza.com per lo spunto

venerdì, ottobre 16, 2015

1915. Dal football alle trincee
Salvate il soldato pallone



Diversi nei contenuti ma speculari nel tema.
Si parla delle due grandi guerre del '900 e di come il calcio si sia drammaticamente "destregggiato" tra tragedie e voglia di normalità.
Cercateli
qui: http://www.bradipolibri.it/sitonuovo/ insieme ad altri interessantissimi titoli.

ALESSANDRO BASSI - 1915 Dal Football alle trincee
Libro potente e tragico in cui l’autore incalza il lettore con un’alternanza serrata di emozioni tra il campionato di calcio 1914-15 (sospeso poco prima della conclusione e assegnato un po’ arbitrariamente al Genoa) e le vicende (assurde) che porteranno l’Italia dalla neutralità alla disastrosa guerra. Drammatico leggere delle ultime partite disertate da molti giocatori perchè già reclutati nell’esercito. Molti dei genoani campioni (il titolo sarà assegnato postumo solo nel 1921) scompariranno sul fronte.
Libro importante e documentatissimo per conoscere un periodo ormai dimenticato.

NICCOLO' MELLO - Salvate il soldato pallone
Undici coppie di calciatori travolti dalla Seconda Guerra Mondiale. Calciatori che sono stati amici o compagni di squadra spesso drammaticamente divisi dal conflitto. Alcuni finiti nei partigiani, altri nei fascisti (come Dino Fiorini e Mario Pagotto del Bologna) o come Gottfried Fuchs e Julius Hirsch, campioni della Germania degli 20 e 30 ma ebrei.
L'uno fuggito in tempo in Canada, l'altro finito ad Auschwitz.
Bruno Neri e Vittorio Staccione, giocatori della Fiorentina,entrambi partigiani, l'uno ucciso dai nazisti nel 1944 in uno scontro a fuoco, l'altro scomparso a Mathaususen con il fratello l'anno dopo.
Senza dimenticare la storia di Bert Trautmann, prigioniero tedesco in Inghilterra che decise di restare in "terra nemica" dopo la guerra e divenne invalicabile portiere del Manchester City, odiatissimo da tutti in quanto ex "nazista".
Famoso per aver continuato a giocare una partita nonostante 5 vertebre del collo rotte.
Storie incredibili, dolorose ma piene di VITA.
Ottimo libro.
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