venerdì, aprile 17, 2015

DIK DIK - Suite per una donna assolutamente relativa



GLI INSOSPETTABILI è una rubrica che scova quei dischi che non avremmo mai pensato che... Dopo Masini, Ringo Starr, il secondo dei Jam, "Sweetheart of the rodeo" dei Byrds, Arcana e Power Station, "Mc Vicar" di Roger Daltrey, "Parsifal" dei Pooh, "Solo" di Claudio Baglioni, "Bella e strega" di Drupi, l'esordio dei Matia Bazar e quello di Renato Zero del 1973, i due album swing di Johnny Dorelli, l'unico dei Luna Pop," I mali del secolo" di Celentano, "Incognito" di Amanda Lear, "Masters" di Rita Pavone, Julian Lennon, Mimmo Cavallo con "Siamo meridionali"e i primi due album dei La Bionda di inizio 70's, il nuovo album dei Bastard Son of Dioniso, "Black and blue" dei Rolling Stones, Maurizio Arcieri e al suo album "prog" del 1973 "Trasparenze", Gianni Morandi e "Il mondo di frutta candita", il terzo album degli Abba, "666"degli Aphrodite's Child, la riscoperta di Gianni Leone in arte Leonero, il secondo album di Gianluca Grignani, Donatella Rettore e il suo "Kamikaze Rock 'n' Roll Suicide", Alex Britti e "It.Pop", le colonne sonore di Nico Fidenco , il primo album solista dell'e Monkees, Davy Jones, Mike McGear (fratello di Paul McCartney), Joe Perrino, il ritorno di Gino Santercole, l'album del 1969 di Johnny Hallyday con gli Small Faces, la svolta pop della PFM, gli esordi degli Earth Wind and Fire e quelli degli UFO, e l'ultimo di Jovanotti, uno dei primi album di Bruno Lauzi, giungiamo al 1972 con l'album PROG dei DIK DIK

Le altre puntate de GLI INSOSPETTABILI qui:
http://tonyface.blogspot.it/search/label/Gli%20Insospettabili

Reduci dai grandi successi degli anni 60 a base di un pop/canzonettaro piuttosto commerciale e di poche pretese ("Sognando California" e "L'isola di Wight" su tutte) , con all'attivo tre album che altro non erano che raccolte di 45 giri con l'aggiunta di qualche inedito, i DIK DIK, nel 1972 compongono il primo lavoro finalizzato ad un'opera completa, cimentandosi addirittura con un concept e abbracciando, coraggiosamente e inaspettatamente, il filone PROG, ai tempi con un solidi seguito in Italia.
Con i testi di Herbert Pagani, una copertina perlomeno discutibile, tanto quanto l'incomprensibile titolo (che sembra voler essere forzatamente "prog") la band si addentra in un contesto piuttosto anomale per gli standard abituali, tra pop sinfonico alla Procol Harum (band molto gettonata all'epoca dalle nostre parti) e discreti momenti in cui l'impronta prog è più evidente anche se palesemente "appiccicata" e spesso poco credibile.
Nonostante ciò il disco è ben suonato, ha in brani come "Monti e valli" e "I sogni" picchi qualitativi di ottimo spessore, risuona ancora di echi tardo beat e in generale merita, per gli appassionati del genere, di essere riscoperto.
Sarà il disco della band che venderà di MENO, snobbato dalla critica e dal pubblico specializzato in quanto non conforme ai migliori standard e gravato dall'aura di scelta opportunistica per sfruttare il momento, rifiutato dai fans, abituati a sonorità e brani più leggeri.
Dopo l'insuccesso il tastierista Mario Totaro, autore di tutte le musiche dell'album lascerà la band.


2 commenti:

  1. questa si che e' una chicca. a me i Dik Dik sono sempre piaciuti ma non conoscevo l'evoluzione (comune a tanti gruppi beat) prog di inizio 70 (vedi Giganti con Terra in Bocca)
    W Pietruccio Pepe e Lallo.

    Boss come andata ieri sera?
    Per le mie cose tutto OK!

    C

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