sabato, marzo 21, 2015

Chiara Ferrari - Politica e protesta in musica



Eccellente ed esaustiva opera di scoperta di una realtà poco conosciuta (e ancora peggio dimenticata) ovvero la nascita della canzone politica e di protesta in Italia.
In particolare sull'esperienza dei CANTACRONACHE gruppo di musicisti, letterati e poeti, nato a Torino nel 1957 e che diede il via ad un'espressione musicale antagonista al conformismo musicale dell'epoca lontanissimo dal trattare tematiche a sfondo sociale, tanto meno strettamente politico (non necessariamente partitico).
A loro è dedicata buona parte del libro di Chiara Ferrari.
In anni di boom economico e di feroce repressione poliziesca (..."I morti di Reggio Emilia"...) si canta della realtà in ombra, dell'emigrazione dal sud, della povertà, della diseguaglianza sociale, dei diritti dei lavoratori e si recuperano i valori della Resistenza, ormai sopiti e quasi dimenticati.
E' una storia dell'Italia moderna attraverso le canzoni e gli artisti non allineati, attraverso De Andrè e Pietrangeli, fino al cantautorato di Fossati, De Gregori, Eugenio Bennato, il rock che scopriva il punk per arrivare all'appiattimento disilluso degli 80's.
Il tutto arricchito da testi, testimonianze, dichiarazioni.

Due passaggi essenziali e significativi:

Giovanna Marini (grande, purtroppo oscura , cantautrice), a proposito dell'impegno in musica e delle esperienze in tal senso:

"Sono tutte destinate a fallire queste iniziative. Perchè è il destino delle minoranze, ma sono fallimenti di cassetta non di immagine o di memoria"

E le conclusioni di Chiara Ferrari:

...che una stagione si sia definitivamente chiusa, che l'epoca della canzone come luogo di partecipazione collettiva ai fatti della vita politica sociale e culturale del Paese sia finita da tempo e che poco abbia lasciato in eredità alle generazioni di oggi e a quelle che verranno....

3 commenti:

  1. Come da tradizione per il 21 marzo..

    "Vagli a spiegare che e' primavera.."

    Buona stagione a tutti

    C

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  2. Giovanna Marini, grandissima, ha avuto un po' di successo di cassetta grazie a "Il fischio del vapore", inciso con De Gregori. In quegli anni molti artisti di musica leggera incidevano canzoni dei Cantacronache: basterebbe citare la Vanoni con "La zolfara", Milva con "Per i morti di Reggio Emilia" di Fausto Amodei ed Enzo Jannacci con "Qualcosa da aspettare", sempre di Amodei. Ma erano canzoni che riflettevano quella che era la società del periodo, credo che oggi un Ivan Della Mea, un Liberovici, un Michele Straniero difficilmente troverebbero nell'Italia del 2015 stimoli per scrivere canzoni, forse è per questo che non ne nascono più (per lo meno, non con quelle caratteristiche e quella diffusione).

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  3. Canzoni di protesta, ma tutti i protagonisti (o quasi) allineati al carrozzone del grande partito. Lo spirito libero e anarchico di un Woody Guthrie, è lontano,molto lontano da loro. La rivoluzione svenduta per un po' di milioni, ad un festival dell'unità o ad una comparsata televisiva. Posso sbagliarmi anzi di sicuro mi sbaglio, ma l'unica rivoluzione e protesta in musica che io ricordi è stato il punk. L'unico vicino ai poveri, agli ultimi. Tanto che ancora oggi sembra suonare in perfetta simbiosi con le parole di Francesco. Quei protagonisti invece (tranne qualche eccezione) sembrano il premier.

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