mercoledì, dicembre 31, 2014

I migliori libri del 2014



Un elenco dei libri letti quest'anno con alcuni consigli a mio parere davvero meritevoli.

MUSICA E DINTORNI
1)
ELISA RUSSO - Uomini
“Uomini” è un fantastico libro scritto splendidamente da Elisa Russo che raccoglie le diretta testimonianze di un’epoca unica e irripetibile, infuocata e travolgente come quella che si visse a Milano e dintorni negli anni 90. In primo piano la storia dei Ritmo Tribale, tra le band più rappresentative del periodo e le successive incarnazioni in No Guru e nell’esperienza solista di Edda ma sullo sfondo corre, quasi protagonista una storia che pulsa dei racconti di personaggi come Manuel Agnelli, Morgan, il Leocavallo e il Jungle Studio, la scena indie che esce dalle cantine, approda alle major e ne viene divorata, digerita e abbandonata a pezzi.
Il racconto è spesso estremamente spietato, non ci sono reticenze, mezze parole o malcelati sotto intesi. L’ascesa e la rovinosa caduta della band (e di alcuni suoi componenti) è tutta in queste pagine, crude e dirette come lo era il sound dei Ritmo Tribale. Uno scritto basilare ed essenziale per chi ha vissuto quei tempi allo stesso modo per chi non c’era e vuole conoscere una realtà di tanti anni fa ma che continua a pulsare in queste righe.

2)
CLAUDIO PESCETELLI - Lo stivale è marcio
Formidabile ricostruzione in quasi 300 pagine (corredate da foto, decine di testimonianze dirette, discografie, dati di tutti i tipi) dei primissimi pionieristici approcci del punk in Italia, dal 1977 al 1980. Con certosina cura e una scrittura eccellente, precisa, limpida, con una perfetta e colta inquadratura nel clima dell’epoca Pescetelli si addentra nella caotica “scena” dei tempi tra tentativi maldestri ma sinceri e pieni di “attitudine” dei primi punks nostrani. Ne parleremo più diffusamente. Allegato un Cd con rarissime testimonianze sonore.

3)
GIANPIERO CAPRA - STEPHANIA GIACOBONE - Come macchine impazzite
Ci sono storie, spezzoni di vita, sensazioni, Bagliori accecanti, in tutti Quegli anni importanti, in cui con gli Occhi sbarrati si è andati avanti grazie alla Forza del sogno.
Sono storie che è difficile raccontare, tanto più riuscire a renderne la forza, lo spessore, tanto più fare sentire quell'Irreale realtà che li ha permeati in ogni secondo.
Ogni secondo bruciato, vissuto in tutta la sua totalità, in una frenesia di vivere, senza Nessuno schema. Alla fine c'è chi ha vinto e chi ha perso ma sicuramente la nostra vita ne è stata indelebilmente segnata e, con un pizzico di orgoglio, ha segnato allo stesso modo anche quello di altri.
Parlo al plurale perchè mi sono riconosciuto tantissimo in ogni riga di questo SPLENDIDO lavoro di Gianpiero Capra e Stephania Giacobone. E' la storia dei KINA, uno dei più importanti gruppi PUNK della scena italiana, ma non solo, attraverso i racconti di Gianpiero (che ne fu uno dei principali artefici) e di Stephania (che dai Kina ha tratto linfa vitale per scoprire una nuova visione del mondo e sua volta provare a cambiarlo). Sono testimonianze e racconti profondissimi, toccanti, talvolta duri.
Le vittorie si mischiano alle sconfitte, momenti epici e splendidi all'amarezza delle cadute, dell'incomprensione, dei giudizi stupidi e ingenerosi.
Ci sono anche i contributi degli altri protagonisti dell'epopea KINA (e della magnifica esperienza dell'etichetta/distribuzione BLU BUS - quanti dischi scambiati con l'amico fraterno Sergio Milani).
Il racconto è diretto, senza metafore o giri di parole e alla fine "il fuoco dentro" si rialimenta di rabbia, furore, di Irreale irrealtà, perchè non si è mai spento e mai si spegnerà.

4)
LUCA LOCATI LUCIANI Crisco disco
Un libro sorprendente per precisione, ricercatezza e completezza quasi chirurgica sulle connessioni tra la scena disco e la cultura gay in cui si analizza la nascita della disco music a pari passo della rivendicazione dei diritti dei gay.
Uno stimolante elenco di brani, dischi, artisti che fa da sfondo alla nascita dei primi locali gay friendly, poi le discoteche, le canzoni più o meno esplicitamente dedicate, gli artisti più o meno palesemente omosessuali.
Interessantissima la parte sulla nascita dei primi DJ in Italia tra la fine dei 60’s e i primi 70’s, i primi passi del movimento gay all’interno delle lotte politiche dei 70’s nostrani e vari interventi e interviste di protagonisti del night clubbing tricolore.

5)
JOYELLO TRIOLO - Dentro questi specchi
Fausto Rossi / Faust’O è stato tra i musicisti più innovativi della scena musicale italiana.
Solo una ristretta nicchia di appassionati ne ha riconosciuto il reale valore artistico, il ruolo di pioniere in ambito new wave alla fine degli anni 70 con album come “Suicidio”, “J’accuse amore mio”, l'elettronico avanguardista “Out now”.
La carriera è poi proseguita nell’ombra senza più trovare la ribalta degli inizi anche a casa di un carattere che definire “spigoloso” è un eufemismo. Il “nostro” Joyello Triolo ripercorre in “Dentro questi specchi” la carriera, dai classici titubanti esordi in cantina all’approdo alla CGD, attraverso la discografia minuziosamente commentata.
Il tutto con la consueta capacità e competenza di Joyello di cogliere l’essenza della proposta artistica che riesce a travalicare l’impulso naturale del fan.
Libro agile, veloce ed essenziale per (ri)scoprire un personaggio essenziale della scena musicale italiana.
Allegato il QRCode per un album tributo a Rossi con la partecipazione tra gli altri di Umberto Palazzo, Roulette Cinese, Humpty Dumpty, lo stesso Joyello, Egokid e tanti altri.

5)
DANIELE PALETTA - Stelle deboli - La storia di Sid Vicious e Nancy Spungen
Un veloce e agile excursus sulla breve e tormentatissima vita di Sid e Nancy, spogliata dell’aura mitologica che ha sempre accompagnato la coppia “maledetta del punk”.
Una storia in realtà squallida e tristissima, finita nel peggiore dei modi (apparentemente nell’unica maniera possibile, considerati i soggetti). Spietati i giudizi degli ex amici (da John Lydon a Chrissie Hynde).

5)
VANNI NERI - Poptones
DJ, agitatore culturale, profondo conoscitore della scena punk new wave, Vanni Neri, dà alle stampe l'interessantissimo "Poptones"dedicato alla carriera dei PUBLIC IMAGE di JOHN LYDON.
C'è la storia , spesso complicata ed intricata tra cambi di formazione, licenziamenti, provocazioni di ogni genere, della band, le dichiarazioni, stralci di interviste e il Lydon pensiero.
Il tutto scritto con la passione del fan e la cura certosina della ricerca dei minimi particolari.
Belle le foto e essenziale la discografia completa oltre al minuzioso elenco di tutti i concerti.
Stampato in tiratura limitata in un mini box di metallo in stile "Metal box" è ora disponibile in e-book.

Letto anche:
STEVEN BLUSH - American hardcore
“American Hardcore”, pubblicato nel 2001 dal giornalista e protagonista della scena degli 80’s, Steven Blush, ripercorre nei dettagli più sconosciuti la storia della prima ondata hardcore punk americana (1980/1986) attraverso la storia dei gruppi (città per città) e le parole dei protagonisti.
E’ un viaggio affascinante e coinvolgente e che fa rivivere una scena (molto prolifica e artisticamente validissima anche qui in Italia) unica e assolutamente inimitabile.
Il tutto corredato da una discografia dettagliatissima e completa.
Il libro è stato stampato in italiano da Shake con il titolo di “American punk hardcore - Una storia tribale “.
Bibbia Definitiva sull’hardcore americano.

JOHN REED - Paul Weller - My ever changing moods

ALTRE LETTURE

1)
MARCELO FIGUERAS - Kamchatka
Libro POTENTISSIMO ambientato nella tragedia dell'Argentina dittatoriale dei desaparecidos, vissuta con gli occhi disincantati di un bambino dalla fervida immaginazione e dall'innocenza ancora intatta, in una sorta di "La vita è bella".
La scrittura è leggera, veloce, facile, solare, contrapponendosi all'angoscia dei genitori del protagonista in fuga dalla polizia militare.Forte e commovente, grande libro.

2)
MILTON FERNANDEZ - Sua maestà il calcio
Un libro bellissimo.
Si parla di calcio visto dal Sud America, brevi storie, aneddoti incredibili sparsi nelle serie minori di Uruguay o Brasile o Argentina, disseppelite dall’oblìo e che restituiscono, ognuna, la vera anima che possiede il CALCIO.
Si parla di El Loco Martinez, del Gordo Urrutìa ma anche di Yashin o di Bielsa che affronta i tifosi inferociti davanti a casa con una bomba a mano, di Moacir Barbosa l’incolpevole portiere brasiliano che prese due gol nella finale del 1950 con l’Uruguay e che morì triste e povero con la gente che lo indicava come “l’uomo che aveva fatto piangere il suo paese”.
Ma ci sono anche la Dinamo Kiev che nell’Ucraina occupata del 1942 spazzò via le migliori squadre naziste prima di venire tutti mandati in campo di concentramento e l’ipotetica Nazionale Zingara ovvero i giocatori di origine zingara: Cristiano Ronaldo Che l'autore attribuisce al gruppo dei Kalè ma di cui non ho trovato alcun riscontro), Pirlo, Ibrahimovic, Cantona, Stoichkov, Mihalovic, Cantona, Baros, Van der Vaart, Quaresma e un’infinità di campioni rumeni...mica male...
Il libro si legge in un baleno tanto è bello, lieve e godibile.
Consigliatissimo anche per chi non mastica sempre di calcio.

3)
DAVIDE SAPIENZA - Camminando
L'arte antica, primordiale ma altrettanto moderna e futuristica del CAMMINARE.
In lande lontane, ai confini con il mondo, tra vette silenti ma anche dietro casa o addirittura (capitolo bellissimo e sorprendente) da un capo all'altro di Milano.
Scoprire il respiro del mondo, il battito dell'universo.
Camminare per mettersi in viaggio verso .... verso luoghi che possiamo scoprire solo noi, uno diverso per ognuno di noi, per la sensibilità personale di me, di te, di voi.v Gran bel libro questo di Davide per chi sa camminare.
Per chi ha deciso di mettersi in viaggio.
Per chi è invece ancora indeciso un buon incentivo per caricarsi in spalla le proprie cose e compiere il primo passo.

4)
ROBERTO FONTARROSA - L’ Area 18
Famoso vignettista e umorista argentino, scomparso da qualche anno, alle prese con uno spassoso romanzo che con il tipico tratto sudamericano narra di un’immaginaria partita all’ultimo sangue (letteralmente) giocata nel cratere di un vulcano (spento ma non troppo) in Congodia contro gli agguerritissimi locali. Ne nasce un thriller calcistico, pieno di colpi di scena e di prese in giro per il fanatismo pallonaro. Divertente e piacevole.

5)
MILITANT A - Soli contro tutti
Un appassionante incontro/scontro, un cammino di lotta, di una scuola che si batte contro lo “stragismo” della Gelmini che cancella anni di conquiste, a fianco di un campo Rom che manda alcuni dei suoi figli alla stessa scuola tra sgomberi, diffidenze, soprusi. A tratti prolisso e poco scorrevole ma alla fine un buon libro.

LETTO INOLTRE

GUERRA e PACE di Tolstoj
MARGUERITE YOURCENAR - Le memorie di Adriano
ANTONIO TABUCCHI - Sostiene Pereira
JOHN KING - Skinheads
CHRISTIAN DE SICA - Figlio di papà
CARLO VERDONE - La casa sotto i portici
GIAN GILBERTO MONTI - L’amore che fa boum
JOHNATHAN TROPPER - Tutto può cambiare
LUIS SEPULVEDA - Il vecchio che leggeva romanzi d’amore
PRIMO LEVI - Se questo è un uomo
PRIMO LEVI - La tregua
SHLOMO VENEZIA - Sonderkommando Auschwitz
GABRIELE FINOTTI - La chiesa senza tetto, 35 sogni a Lisbona
MARCO ALBINO FERRARI - Le prime albe del mondo
Io sono Geronimo
MARCO BAGOZZI - Vincere con Gengis Khan, Lo sport in Mongolia fra tradizione, cultura e politica
MARCO BAGOZZI - Patria, Popolo e Medaglie
CIRO CACCIOLA - L’internazionale juke box del caffè
RICHARD BACH - Il gabbiano Jonathan Livingston
ERRI DE LUCA - Storia di Irene
JOHN KENNEDY TOOL - Una band di idioti
STEFANO IACHETTI - Asia Argento: la strega rossa

ANDRE AGASSI - Open
Uno dei migliori libri di sport mai letti. Agassi, uno dei grandi della storia del tennis, narra della sua complessa vicenda sportiva, i trionfi e le cadute, senza peli sulla lingua, rivelando aspetti inediti (l’uso di droghe e di alcool etc, le imposizioni crudeli del padre etc) ma, soprattutto, raccontando, riuscendo a trasmettere una tensione incredibile, di partite giocate fino all’ultimo colpo. E ti sembra di essere lì, con lui, con il fiato sospeso, in attesa della battuta dell’avversario. Consigliatissimo.

martedì, dicembre 30, 2014

I migliori dischi italiani del 2014



L’Italia musicale continua ad esprimere eccellenze e dischi interessantissimi chw abitualmente seguiamo e segnaliamo il più possibile da queste parti.
L’elenco che segue è, ovviamente, lo specchio delle mie preferenze ma soprattutto tiene conto dei dischi che ho ascoltato di più e con più piacere (cercando di distribuire la lista in funzione dell'ampiezza di generi).


Guardando indietro nel 2007 c'erano ai vertici Statuto e Temponauts, nel 2008 Assalti Frontali, nel 2009 Julie's Haircut, Edda e Teatro degli Orrori, nel 2010 June e Statuto, nel 2011 Verdena, Peawees, Enrico Brizzi, Dellera, Paolo Apollo Negri, Statuto, nel 2012 An Apple Day, Barbacans, Julie’s Haircut, nel 2013 Julie's Haircut, Statuto, Raphael Gualazzi, Cesare Basile, Giuda.

Per ulteriori suggerimenti vi rimando al “Meglio di ogni mese” con abbondanza di altri titoli che ho segnalato.

1)
EDDA - Stavolta come mi ammazzerai?
Il nuovo album di EDDA è ENORME.
Perchè è durissimo pur essendo spesso melodico e arrangiato ma impressiona (direi che spesso SPAVENTA) per quanto è crudo, diretto, spietato. Soprattutto è DIVERSO DA TUTTO.
Non capita ormai quasi più....

2) EUGENIO FINARDI - Fibrillante
Un ritorno duro, in cui Finardi impugna i problemi quotidiani con il piglio battagliero di sempre, sferza, picchia forte e diretto.
In ogni brano c’è un’attualità spiazzante, storie quotidiane, disoccupazione, liberismo che uccide, separazioni, il tutto coronato da un sound moderno e fresco, rock cantautorale di primissima qualità, espliciti riferimenti sonori agli esordi ma espresso con una maturità, un piglio autorevole di chi ha fatto la storia e si ripresenta a muso duro, senza paura e con una classe comune a pochi.
Disco commovente, che prende alla gola e mette in un colpo solo in riga migliaia di arroganti “nuove leve” .

3) BOLOGNA VIOLENTA - Uno Bianca
Un tremendo “concept” sulle tragiche vicende della “Banda della Uno Bianca” (i 27 brani hanno come titolo, con l’eccezione del conclusivo, orchestrale, drammatico, “Rimini: suicidio Giuliano Savi” - padre dei tre fratelli protagonisti della luttuosa storia -, le date e relativi crimini della banda) che disseminò di morti e feriti, tra la fine degli anni 80 e gli inizi dei 90, l’Emilia Romagna.
Nicola Manzan alias Bologna Violenta realizza un’ipotetica colonna sonora alle vicende (interamente strumentale) a base di un assalto sonoro techno grind con break orchestrali e corredo di rumori ambientali. Non si pensi ad un incedere caotico e scomposto.
I brani sono rigorosi, austeri, composti ed eseguiti con meticolosa precisione (allo stesso modo in cui lo erano le azioni della banda).
La violenza estrema e paradossale della musica è il perfetto quanto devastante commento sonoro all’altrettanto estrema brutalità della sconvolgente storia. Musica classica contemporanea.

4)
BASTARD SONS OF DIONISO - s/t
Si proprio loro, i ragazzi(ni) di X-Factor.
I brani sono 10, tutti suonati in modo impressionante, con grande inventiva, gusto, pulizia, suoni eccellenti, melodie e arrangiamenti vocali che è raro ascoltare in Italia. Un album tutto da scoprire, un gruppo da apprezzare.

5) STEEPLEJACK - Dream market radio
All’attivo un solo album nel 1988, "Pow Wow" e il mini LP "Serena Maboose", del 1987.
Dopo tanto tempo il ritorno con addirittura un doppio album con 15 canzoni divise in quattro "capitoli" che sanciscono i contorni di un lavoro complesso, estremamente vario, in cui Maurizio Curadi, da sempre anima e mente del gruppo, spazia in un universo psichedelico che assimila e centrifuga Pink Floyd, psichedelia, folk, cavalcate acide, roots music, blues e tantissimo altro tra chitarre fluttuanti e lisergiche, atmosfere sognanti e brusche e distorte accelerazioni.
"Dream Market Radio" è uno dei dischi più maturi e “avanti” attualmente in circolazione, capolavoro assoluto della musica nostrana.

5)
NO STRANGE - Armonia vivente tra analogie e contrasti
I NO STRANGE, dopo trent’anni di attività, in "Armonia vivente tra analogie e contrasti" abbracciano nel modo migliore, soprattutto unico, tutto l’immenso bagaglio della tradizione musicale italiana e mediterranea, assorbendo la lezione cosmica che arriva dagli anni 70 tedeschi e dai tardo 60’s americani e inglesi ma inserendo anche lontani echi medievali, barocchi, orientali, canti gregoriani, tradizione popolare.
Il suono dei NO STRANGE è unico e il formato doppio del nuovo album non è solo un coraggioso schiaffo ad una assurda modernità che brucia e consuma tutto in un attimo ma un’esigenza di espressione creativa per contenere tutto lo scibile sonoro del gruppo torinese. Venti i brani che alternano momenti onirici, lunghi brani di una dozzina di minuti, raga rock, ballate psichedeliche di chiaro stampo tardo 60‘s, echi dei Pink Floyd.
Ad “Armonia vivente” è allegato un secondo CD con quattro brani tratti da un demo del 1983 e due live recenti.
Un album complesso, particolarmente difficile e ostico per un ascolto convenzionale, cosa che i No Strange non sono e non sono mai stati. Un album unico e inimitabile.

5)
COMPLESSO GLI ILLUMINATI - Lumen gentium
Il quartetto romano riprende la tradizione 60's del beat con testi a forte impostazione cristiano/cattolica con nessuna ironia o dissacrazione, ma un’impronta filologica e rispettosa, tra freakbeat, proto hard, accenni addirittura prog, ultimi Yardbirds, Creation. Album divertente ed eccellente.

8)
JANE J’s CLAN - Enough is enough
Da Milano, guidati dalla voce nerissima di Jane Jeresa, l’album d’esordio di una fantastica soul funk band (ex B.E.S.T.) tra classici dignitosamente rivistati come “Can I get a witness”, “If I could only be sure”, “Rocksteady” e l’immortale “I just wanna make love to you” e una manciata di brani autografi di grande levatura.
La voce di Jane troneggia su una base di batteria, piano e basso che non lascia tregua.

9)
GLI AVVOLTOI - Amagama
Trent’anni di storia attraverso i meandri del beat italiano (primissimi a riscoprirlo) ma non solo. La band di Moreno Spirogi ha esplorato più volte altre stanze musicali spingendosi anche nel cantautorato più colto, toccando addirittura certe forme di prog.
Sempre con una forte vena ironica e sarcastica a condire il tutto.
Il nuovo “Amalgama” sintetizza al meglio tutte le varie incarnazioni della band tenendo ben salde le radici nel beat italiano ma citando i Rolling Stones più psichedelici (“Come puoi”) o addirittura i Clash di “London calling” che fanno capolino in “Solo un nome”. Ma c’è anche il garage beat in “Storia di una notte” e “Federica”, atmosfere che furono care ai primi gruppi psych prog nei primi 70’s (vedi “Uomini fantastici” e “Isabel”), il blues in “Eh eh ah ah”.
Un album caleidoscopico, delizioso, divertente, che continua a testimoniare quanto sia importante un gruppo come gli Avvoltoi in Italia.

10)
ELLI DE MON -s/t
Viene da Vicenza e ha inciso un ottimo album a base di BLUES minimale, voce/chitarra/cassa della batteria, con piglio punk, un pizzico di anima rock n roll, tanta slide, dobro, e un raga blues con tanto di sitar.

10)
CONFUSIONAL QUARTET - Play Demetrio Stratos Coraggioso e temerario progetto della storica band bolognese che utilizza alcune registrazioni vocali di Demetrio Stratos, storica voce degli Area, sperimentatore, avanguardista. per costruire un album che ne modernizza il messaggio senza tempo. Tutto intorno funk (no) wave impazzito, fusion estrema, sperimentazione, improvvisazione. Un album particolare, colto, insolito, unico.

INOLTRE

STIV CANTARELLI and the SILENT STRANGERS - Banks of the lea
Attiva dal 1999, passata attraverso migliaia di chilometri in tour tra Italia, Europa e States, la band di Stiv Cantarelli, conferma con il nuovo album una caratura internazionale ed un livello qualitativo comune a pochi altri nomi in circolazione.
Il sound è grezzo, rude, pesca nell'immenso patrimonio blues e delle radici sonore americane ma con un piglio proto punk che fu caro a bands come gli Stooges e gli Mc5 ma che attinge anche dalla dimenticata, folle, estrema, esperienza di Cpt Beefheart. Ma non devono stupire anche riferimenti al Bob Dylan più diretto o al Nick Cave targato Grinderman.
Le 10 canzoni sono frenetiche, urgenti, immediate, arroganti come in un album dei Rolling Stones dei 70's. Consigliatissimo.

WU MING CONTINGENT - Bioscop
I Wu Ming proseguono il percorso che fu già di ENRICO BRIZZI e YUGUERRA nel 2011 con “La vita quotidiana in Italia”. Duro sound, ipnotico e ossessivo che unisce post punk, la new wave più abrasiva (dalle parti dei PIL e Massimo Volume) su cui si parla di alcuni personaggi “minori” ma altamente iconici (dal calciatore Socrates allo scrittore Peter Kolosimo) fino alla rilettura moderna di “Revolution will not be televised” di Gil Scott Heron.

PETER SELLER AND THE HOLLYWOOD PARTY - In the city
Graditissimo e travolgente ritorno della psych band milanese che dopo due ottimi album nel 1987 e nel 1989 avevano abbandonato la scena nel 91. Il nuovo ep propone 4 brani in cui spicca la title track, assalto ritmico dominato da un basso di stampo Joy Division e un ipnotico ritornello a cui fanno da contro altare la delicata ballata pink floydiana “The words and the smiles” e la successiva rarefatta psichedelia moderna di “I’m bored” prima che un remix ambient dela title track chiuda il breve ma affascinante ritorno.

THE SOUL SAILOR & THE FUCKERS - "Multicolour brain!"

Si viaggia in territori multicolore tra i primi Primal Scream, un po' del Weller solista mid 90's, gli ultimi Supergrass, i tutto con una abbondante spolverata beatlesiana tardo 60's.
Notevole e 100% made in Italy.

RUDE AND THE LICKSHOTS - Lickshots
Grande album di reggae/ska/soul/Clash/rude sound !
"Lickshots" riprende tra gli altri in chiave "Rocky Roberts" (!) il classico "Feccia" dei Ghetto 84 storica band di Rude, "They harder they come" (in spagnolo), "I fought the law" in chiave ska e questa grande "All you fascist bound to lose" di Woody Guthrie.

NADA - Occupo poco spazio E’ da anni che Nada si è addentrata nei meandri della ricerca sonora, abbracciando sonorità spesso aspre che poco concedono al facile ascolto, affiancata di volta in volta da alcuni dei nomi più creativi della scena “alt” italiana. “Occupo poco spazio” prosegue in questa direzione con brani duri, con chitarre acide in evidenza, puntellate da sapienti arrangiamenti d’archi su cui si adagiano testi altrettanto ruvidi e l’inconfondibile voce di Nada a tessere le fila dell’album. Un album, ancora una volta coraggioso, diretto, privo di compromessi, personale e dallo stile immediatamente riconoscibile. Una particolarità comune a pochi.

LINK QUARTET + MISS MODUS - Hotel constellation
Poderosa dimostrazione di forza compositiva che fa compiere al Link Quartet un prodigioso passo avanti rispetto al “solito” soul funk strumentale
Synth 70‘s funk, soul, space funk, lounge beat, hammond beat hendrixiano di “Stop calling” e “Barbarella”, un album in grado di far compiere al Link Quartet il salto decisivo al di fuori del consueto ambito 60's oriented verso orizzonti ben più ampi.

PAOLO APOLLO NEGRI - Hello world
Sarebbe riduttivo porre Paolo Apollo Negri nel pur onorevole e valoroso ma ristretto ambito dei migliori suonatori di Hammond italiani e non solo. I suoi orizzonti sono da tempo enormemente più ampi e spaziano ormai tranquillamente in ogni contesto riconducibile all’uso della tastiera (da quella vintage a quella più moderna).
La lunga esperienza con il Link Quartet, l’incalcolabile numero di collaborazioni ma soprattutto le precedenti tre opere soliste lo hanno dimostrato senza ombra di dubbio.
Nel nuovo “Hello world!” il limite si sposta ancora più in là.
Non più il consueto intreccio di collaborazioni da ogni parte del mondo ma una solida band in studio che comprende anche Mario Percudani (chitarra), Paolo Botteschi (batterista) e Edoardo Giovanelli (basso) con la quale addentrarsi in complesse elaborazioni fusion jazz rock in cui fare grande sfoggio di perizia tecnica ed espressiva ma che non dimentica le origini funk soul negli unici due brani cantati, “Teenie tiny cameras” con Bob Harris e “Gumbo funk” con Noel McKoy.
I riferimenti sono i più disparati, dal classico funk rock dei primi 70’s al jazz rock degli Azymuth o addirittura Weather Report. Un album di non facile fruizione ma che guarda molto lontano, come si compete al profilo di Paolo.

VALLANZASKA - Thegenerazione
Tornano i paladini dello ska milanese anche se è da tempo che i loro sound spazia in genere affini e non solo mischiando, sovrapponendo, contaminando a più non posso. Come in queste nuove 13 canzoni in cui ska, rocksteady e reggae la fanno sempre da padroni ma in cui non si disdegnano sferzate rock a base di imperiose schitarrate.
Su tutto i consueti testi, come sempre divertenti, agrodolci, sferzanti oltre al commovente omaggio alla tragedia dell’Olocausto in “Lettera”.

GUIGNOL - Ore piccole
Al quinto album i milanesi Guignol compiono l’ennesimo passo avanti verso una sempre maggior personalizzazione del proprio sound, realizzando il migliore episodio della lunga carriera che dura ormai da 15 anni.
I 10 brani sono registrati, prodotti e registrati benissimo ed esaltano l’originale mistura di atmosfere care a Nick Cave, rock n roll, canzone d’autore italiana (da Endrigo, Tenco, De Andrè, vedi “Un pezzo alla volta” o la conclusiva “Le consegne”, alle atmosfere meno furiose del Teatro degli Orrori), sonorità che sarebbero care a Tarantino (“Certe cose”) o alle recenti esperienze di Mark Lanegan (“Tappezzeria” che “ruba” il riff agli Stones o “Staremo bene” che invece cita i primi Roxy Music).
Una nota particolare ai curatissimi ed efficaci testi, dall’aura metropolitana, spesso duri e aspri, romanticamente malinconici.

STEFANO GIACCONE - Aria di festa
Cantautore da sempre sulla strada, dai Franti ai Kina, Environs, Howth Castle, Orsi Lucille, La Banda di Tirofisso a mille altre esperienze anche in ambito teatrale.
Il nuovo album “Aria di festa”, in chiave prevalentemente semi acustica, mantiene la rabbiosa urgenza di sempre pur se filtrata attraverso una poetica sempre più riflessiva.
Ma le parole, i concetti, rimangono pungenti, appartenenti ad una tradizione musicale colta e profonda, quella dei Woody Guthrie, dei De Andrè, dei Phil Ochs, ma che assimila elementi preziosi del cantautorato moderno, da PJHarvey a Nick Cave.

PHILOS - Interno 3
Al terzo album i toscani PHILOS (precedentemente attivi con il nome Philomankind e maggiormente orientati verso un sound di estrazione psichedelica 60’s) compiono un enorme balzo in avanti.
Prodotti da Vittorio De Scalzi dei New Trolls conservano l’approccio con melodie beatlesiane (irresistibile il beat di “Ambaradan”) ma a cui aggiungono un pizzico di prog e abbondanti dosi di pop tipicamente italiano e di canzone d’autore.
Un album delizioso.

NIGGARADIO - ‘Na storia
Sound personalissimo per i siciliani Niggaradio che mischiano suggestioni della tradizione insulare con un torrido e rauco blues che pesca da John Lee Hooker a RL Burnside, passando attraverso funk e suggestioni alla Black Key, scacciapensieri, mandolino, dialetto siciliano. Originalissimi, convincenti, duri e puri.

HIKOBUSHA - Disordini
Giunge al terzo album l'ambizioso progetto degli HIKOBUSHA. Il quartetto, alle soglie di una carriera decennale, riesce nell'ardito obiettivo di coniugare la poetica teatrale di un personaggio come Giorgio Gaber (citato tra le principali fonti di ispirazione) con lo sguardo avanguardista di nomi come Tom Waits, Nick Cave (non a caso nell'album è ospite l'ex Bad Seeds Hugo Race), Mark Lanegan e sonorità che alternano un approccio "rock" con sguardi all'elettronica e al trip hop. In mezzo frammenti parlati in loop ad accompagnare brani avvolgenti che rimandano alla new wave italiana dei prima Litfiba e dei Neon o ai Depeche Mode e Subsonica.
Un lavoro estremamente originale, una gamma di stili ampia, un respiro internazionale grazie anche ad una produzione raffinata, curata e piena di stile.

LINDA SUTTI - Wild skies
Linda Sutti ha alle spalle una signora carriera fatta di concerti, album (già due) e una “pericolosa” frequentazione con la musica del diavolo, il blues, da sempre al suo fianco fin dagli esordi con i Blues Trigger.
E di blues ce n’è tanto anche in questa prima esperienza ad alto livello, con la tedesca Cable Car Records. Ma è un blues perfettamente amalgamato con la classe e la raffinatezza di arrangiamenti superbi curati da Heinrik Freischlader, “anima gemella” artistica in “Wild skies” e di uno spessore compositivo che va ben al di là della classica concezione che si ha del genere.
Siamo dalla parti di Suzanne Vega, Norah Jones, Fiona Apple, Rickie Lee Jones, Michelle Shocked, Ani Di Franco ma con un piglio personale, una voce forte e sicura (e un inglese impeccabile !) e influenze che si addentrano in pop, nel 70s’ folk (“For the thrill”), rock, blues rock (l’impetuosa, cattiva, “Down on the road”), perfino reggae nell’introduttiva, splendida “Hurry”.

SINGOLI

SICK ROSE - Live in studio EP
I Sick Rose rinnovano la collaborazione con Dom Mariani (DM3 – Stems) che già aveva curato la produzione artistica degli ultimi due album della band torinese ('Blastin' Out' e 'No Need for Speed') che stavolta compare in veste di musicista e seconda voce. Interamente registrato dal vivo in studio l’Ep va alla scoperta di oscure ed entusiasmanti gemme power pop perdute negli anni ’70 ‘n giro per il mondo.
“Get your mind up” è uno stupendo brano tratto da un strepitoso album che nel 1970 i sudafricani The Flame realizzarono per l’etichetta dei Beach Boys (band nella quale due di loro, Blondie Chaplin e Ricky Fataar, confluiranno a breve) a cui segue “Girl on a train” degli sconosciutissimi Liverpool Echo a cui i Sick Rose danno una carica garage beat che riporta alla mente la verve che fu degli indimenticabili Prisoners.
“Lover come back to me' degli Hudson Brothers e l’incredibile melodia del ritornello di “(My girl) Mary Anne”, rivitalizzata e resa ancora più energica e travolgente, dei Spongetones chiudono un lavoro (rigorosamente e giustamente in vinile) che non si può fare a meno di rimettere in continuazione sul piatto del giradischi.

STATUTO - Come Fonzie / In fabbrica
45 giri in tiratura limitata di 300 copie con il travolgente, tipico, Statuto-sound di "Ci pensa Fonzie"(respinto alle selezioni del Festival di Sanremo 2013) e sul lato B l'ormai classico "In fabbrica", registrato dal vivo con la partecipazione vocale e strumentale dell'autore stesso,cioè Marino Severini dei Gang.

I BARBIERI / I FENOMENI - Battle of the bands
CAPT CRUNCH AND THE BUNCH - Capt Crunch and the Bunch

Doppia uscita in 45 in vinile per le sempre benemerita Area Pirata.
Gli storici Barbieri e i nuovi genovesi Fenomeni si dividono due brani a testa in “Battle of the bands” reinterpretando in italiano 4 classici garage: i Barbieri trasformano “The hustler” dei Sonics in “Il fuoriclasse” mentre “She told me lies” dei Chesterfield Kings diventa “Ritornerai” mentre i Fenomeni prendono “Action woman” dei Litter e la fanno diventare “Una donna vera” mentre “Dirty water” degli Standelles prende nuova vita in “Acqua sporca. 45 riuscitissimo.
Allo stesso modo i Captain Crunch and the Bunch traggono ispirazione dal garage punk più ruvido introducendo però ampie manciate di torrido rhythm and blues, blues e beat.
Due brani sono troppo pochi, aspettiamo con impazienza l’album !

PLASTIC MAN - Plastic Man
Dalla profonda Toscana, via Teen Sound, un coloratissimo ep d’esordio all’insegna di palesi riferimenti ai Pink Floyd barrettiani, Tomorrow, Kinks, i primi Television Personalities, gli Who del 1966, 13th floor elevators.
Quattro brani crudi, intensamente psichedelici, riuscitissimi.

JANE J’s CLAN - Enough is enough / If I could only be sure
Geno De Angelis il basso più SOUL della penisola con la sua nuova creatura, guidata dalla voce black di Jane J con uno splendido singolo che riluce di black music in ogni anfratto e si colloca felicemente a fianco della nuova stirpe di soulers da Sharon Jones a Nicole Willis con anche una splendida cover del classico di Nolan Porter.

lunedì, dicembre 29, 2014

I migliori dischi del 2014



La consueta lista dei migliori album dell'anno.
Un mix tra quello che ho ascoltato più spesso, più volentieri e quello che ritengo più innovativo, valido e destinato a rimanere.
Sono inseriti anche titoli già presenti nelle classifiche SOUL e ITALIANE.

In passato furono:
nel 2005 White Stripes, Oasis e Supergrass, nel 2006 Bellrays, Capossela, Who e Beatles, nel 2007 Graham Day, Pj Harvey, Amy Winehose, nel 2008 Last Shadow Puppets, Oasis, Racounters, nel 2009 Madness, Dylan, Rancid, nel 2010 Gil Scott Heron, Paul Weller, Lanegan/Campbell nel 2011 Beady Eye, PJ Harvey, Meat Puppets, nel 2012 Secret Affair, Neneh Cherry and the Thing, Macy Gray, Martha High, Patti Smith, nel 2013 Strypes, Miles Kane, Franz Ferdinand, Excitements, Julie's Haircut.

1)
SLEAFORD MODS - Divide and exit
Il duo hip hop punk con un nuovo violentissimo album dove su basi ossessive, dure, ipnotiche, quanto minimali, spesso vicine al mood dei P.I.L. snocciolano testi durissimi, scazzati, molesti, volgari e aggressivi. Una potenza! E tra le cose più nuove in circolazione.

2)
DAMON ALBARN - Everyday robots
Un album a livelli di assoluta eccellenza, che poco concede alla commercialità, lavoro plumbeo e malinconico, autunnale (a dispetto dell'uscita primaverile), (apparentemente) scarno e minimale, fatto di ballate semi elettroniche dal forte sapore SOUL e indiscutibilmente LONDINESE. Scordatevi il soul nella sua accezione tradizionale e considerate l'idea di una nuova forma che coniuga melodie e approccio "black" con una modalità assolutamente attuale.

3)
TEMPLES - Sun structures
Brillante esordio per gli inglesi TEMPLES. Siamo dalla parti dei primi Pink Floyd, degli Stones di "Their satanic.." ma anche di Kasabian, Tame Impala e altra psichedelia moderna.

4)
THE GHOST OF A SABER TOOTH TIGER - Midnight sun
Poderoso album di neo psichedelia tardo beatlesiana con anche accenni Kinks e tanti rimandi a Flaming Lips, Temples, Tame Impala. Sound vintage, tanta fantasia, soluzione armoniche stranissime e ricercate, piglio sovente lennoniano. Grande lavoro.
Loro sono un duo: la modella Charlotte Kemp Muhul e il musicista Sean Ono Lennon.

5)
BENJAMIN BOOKER - s/t
E’ di New Orleans ed è al terzo album.
Suona come i Gun Club, i Creedence Clearwater Revival, i primi Modern Lovers, RL Burnside e Junior Kimbrough messi insieme. La chitarra gratta e deraglia che è un piacere, la ritmica picchia ignorante, i toni sono secchi e scarni.
NEW BLUES !

6)
SHARON JONES and the DAP KINGS - Give the people what they want
Soul avvolgente ma deciso, senza fronzoli, splendidamente arrangiato e che riesce ad andare oltre i consueti schemi del genere, allargandosi ad una forma canzone più elaborata e contaminata.

7)
GOAT - Commune
Torna, con il secondo album la psichedelia di sapore sciamanico degli svedesi GOAT un mix di suggestioni kraut rock, trance, 60's, avvolgenti e travolgenti. A tratti sembrano i Jane's Addiction in coppia con i Tinariwen alla fine dei 60's !!!! Il precedente "World music" entrò nella mia Top 10 del 2012 e questo è sulla buona strada per il 2014.
ROBA NUOVA.

8)
THE ABOVE - Waterbury street
Da Brooklyn un fantastico condensato di ispirazioni 60’s brit (64/66) tra i Birds di “Leavin’ here”, i Creation di “Biff bang pow”, Kinks, primi Who, i Beatles di “A hard day’s night”, Monkees, Yardbirds e qualche chitarra Byrdsiana.
I brani sono perfettamente strutturati, ricchi di grandi melodie, mai banali.
Siamo a livello di assoluta eccellenza.

9)
EDDA - Stavolta come mi ammazzerai?
Il nuovo album di EDDA è ENORME.
Perchè è durissimo pur essendo spesso melodico e arrangiato ma impressiona (direi che spesso SPAVENTA) per quanto è crudo, diretto, spietato.
Soprattutto è DIVERSO DA TUTTO.
Non capita ormai quasi più....

10)
EUGENIO FINARDI - Fibrillante
Un ritorno duro, in cui Finardi impugna i problemi quotidiani con il piglio battagliero di sempre, sferza, picchia forte e diretto. In ogni brano c’è un’attualità spiazzante, storie quotidiane, disoccupazione, liberismo che uccide, separazioni, il tutto coronato da un sound moderno e fresco, rock cantautorale di primissima qualità, espliciti riferimenti sonori agli esordi ma espresso con una maturità, un piglio autorevole di chi ha fatto la storia e si ripresenta a muso duro, senza paura e con una classe comune a pochi. Disco commovente, che prende alla gola e mette in un colpo solo in riga migliaia di arroganti “nuove leve” .

11)
BOB MOULD - Beauty and ruin
Torna ad emozionare la sua voce, a travolgere il suo wall of sound chitarristico, a stupire la freschezza delle sue canzoni. Il nuovo album è bellissimo, diretto e senza fronzoli come sempre, con quelle melodie malinconiche, quel tono vocale fermo ma disperato, l'incedere ritmico serrato come nei migliori Husker Du. Grande Bob !

12)
The #1S - The Number Ones
Sono di Dublino e suonano come lo facevano i primi Buzzcocks e gli Undertones di "Teenage kicks", i Boys, gli Adverts, e perché no?, i Jam di "In the city".
E' beat di tre accordi, sporcato di punk, 10 brani che a malapena passano i 2 minuti di durata, power pop purissimo, semplice, immediato, urgente.

13)
NAOMI SHELTON & QUEENS of GOSPEL - Cold water
L'incredibile voce della sessantenne Naomi torna all'incisione grazie alla benemerita DAPTONE Records, accompagnata dalle Queens of Gospel in un bellissimo album di rhythm and blues, soul, funk, gospel, country soul. Siamo dalle parti di Staples Singers, Joe Tex, la prima Aretha, Otis.

14) TY SEGALL - Manipulator
Al settimo album solista , con un album doppio Ty scrive il suo miglior capitolo e un piccolo capolavoro da Top 2014 fatto di punk deviato, psichedelia, garage, glam, Bowie, kraut, blues, Blue Cheer, fino ai Blur più estremi.
Un personale "White album" di 17 episodi che spaziano nell'universo rock con maestrìa, grandi brani e un'energia creativa comune a pochi.
SUPER !

15)
PETE MOLINARI - Theosophy
Un sorprendente e sapiente incontro di Dylan, brit pop, Johnny Cash, 60’s e attitudine punk.
Ci sono anche omaggi alla tradizione vocale e sonora beatlesiana, un approccio da hobo alla Woody Guthrie e un taglio artistico che riporta al miglior Elvis Costello per il cantautore inglese di origine italo-maltese-egiziana che ha esordito per la Damaged Goods registrando il primo album nella cucina di Billy Childish.
“Theosophy” è il terzo lavoro, la scrittura e gli arrangiamenti si sono raffinati e a livello creativo, la scrittura è cresciuta in maniera esponenziale.
Prodotto da Dan Auerbach dei Black Keys, è un album di grande livello e canzoni eccellenti.

16)
ACID BABY JESUS - Selected recordings
Quartetto greco, di Atene, alle prese con una psichedelia acidissima, super lisergica, liquida. A tratti ricordano Jesus and Mary Chain in chiave profondamente 60’s altre volte siamo in territorio primi Pink Floyd più sperimentali ma con un approccio quasi Crampsiano. Originali ed estremi !

17)
JACK WHITE - Lazzaretto
JACK WHITE è un genio della musica moderna. Dai White Stripes ai Racounters ai Dead Weather all'esordio solista con "Blunderbluss" ha disseminato la discografia degli ultimi anni di piccoli gioielli in cui mischia alla perfezione la tradizione americana (blues, country, soul, rhythm and blues) con un approccio innovativo, fresco e attuale.
Il tutto supportato da una grandissima capacità compositiva e da arrangiamenti sonori visionari e psichedelici che rendono il suo sound personalissimo e inimitabile.
Non fa eccezione "Lazzaretto" dove i consueti ingredienti cari a Jack White sono distribuiti come sempre con sapienza, gusto e un tocco magico. L'album è godibilissimo, curato, intenso, entusiasmante.

18)
ROBERT PLANT - Lullaby and the ceaseless roar
Interessantissimo album dell’ex Led Zep che lungi dal cullarsi nelle glorie passate continua a sperimentare e ad allargare gli orizzonti artistici spaziando dal folk al blues, alla musica celtica, ad esperimenti trance alle sonorità africane care a gruppi come i Tinariwen ma ci sono anche jazz, rock (curiose le similitudine con la personale visione hard blues che ha Jack White in un brano come “Somebody there”) e tanto altro a rendere questo album un sorprendente mix di creatività, classicismo e avanguardia.

19)
MARIANNE FAITHFULL - Give my love to London
Si è mosso uno stuolo di grandi nomi per il nuovo album di Marianne, da Roger Waters (splendida la sua Sporrow will sings”) a Nick Cave (e due Bad Seeds che suonano), Leonard Cohen, Anna Calvi e altri. Risultato finale più che ottimo tra ballate scurissime, brani dal sapore Loureediano, tanto pathos.

20)
SEAN ROWE - Madman
Al quarto album il cantautore new yorkese sforna un CAPOLAVORO in cui convergono Van Morrison, Tom Waits, Johnny Cash, Leonard Cohen, Willy De Ville, Muddy Waters, soul, blues, rhythm and blues, roots rock e un’intensità incredibile, sia a livello compositivo che interpretativo. Una travolgente sorpresa.

20)
STIFF LITTLE FINGERS - Going back home
Ritorno con rabbia, stile, eleganza a 11 di distanza dall’ultimo lavoro. Puro punk rock tinto di power pop per gli eroi di Belfast che sfoderano dodici brani convincenti, energici, freschi, diretti e carichi di elettricità (con “Full steam backwards” che sembra un’outtake di “Setting sons” dei Jam) con qualche tocco di reggae e una irish folk stupenda come “Guilty as sin”.
Ci sono convinzione, attitudine, ottimi brani e genuinità. Non un capolavoro ma un momento di assoluta sincerità e urgenza.

IN ASCOLTO : D'ANGELO "Black Messiah" uscito alla fine del 2014 e che slitterà al 2015 ma decisamente meritevole.

domenica, dicembre 28, 2014

Dicembre 2014. Il meglio.



ASCOLTATO
THE ABOVE - Waterbury street
Da Brooklyn un fantastico condensato di ispirazioni 60’s brit (64/66) tra i Birds di “Leavin’ here”, i Creation di “Biff bang pow”, Kinks, primi Who, i Beatles di “A hard day’s night”, Monkees, Yardbirds e qualche chitarra Byrdsiana.
I brani sono perfettamente strutturati, ricchi di grandi melodie, mai banali.
Siamo a livello di assoluta eccellenza.

JIM NOIR - Finnish line
Viene da Manchester ha all’attivo un buon numero di album e un’interminabile serie di EP e 45 giri. “Finnish line” è uno STUPENDO viaggio nel mondo dei Beatles da cui attinge suoni, melodie, arrangiamenti, gusto, approccio compositivo.
Un album assolutamente delizioso, ben fatto (Jim suona tutto !) con grandi canzoni. Il classico album perduto dei Beatles.

LINDA SUTTI - Wild skies
Linda Sutti ha alle spalle una signora carriera fatta di concerti, album (già due) e una “pericolosa” frequentazione con la musica del diavolo, il blues, da sempre al suo fianco fin dagli esordi con i Blues Trigger.
E di blues ce n’è tanto anche in questa prima esperienza ad alto livello, con la tedesca Cable Car Records. Ma è un blues perfettamente amalgamato con la classe e la raffinatezza di arrangiamenti superbi curati da Heinrik Freischlader, “anima gemella” artistica in “Wild skies” e di uno spessore compositivo che va ben al di là della classica concezione che si ha del genere.
Siamo dalla parti di Suzanne Vega, Norah Jones, Fiona Apple, Rickie Lee Jones, Michelle Shocked, Ani Di Franco ma con un piglio personale, una voce forte e sicura (e un inglese impeccabile !) e influenze che si addentrano in pop, nel 70s’ folk (“For the thrill”), rock, blues rock (l’impetuosa, cattiva, “Down on the road”), perfino reggae nell’introduttiva, splendida “Hurry”.
Un gioiello di album, prezioso, luccicante da tenere tra le cose migliori del 2014.

LUCA SAPIO - Everyday is gonna be the day
Secondo album per il soul man italiano. Soul+rhythm and blues+gospel molto elegante ma eccessivamente “trattenuto”, mai troppo incisivo o diretto, molto rilassato, lento e con il freno a mano sempre tirato. Detto questo, ce ne vorrebbero !!!

BRAND NEW HEAVIES - Sweet freaks
Molto gradevole, easy, sottofondo ideale, il ritorno dei BNH.
Funk, Earth Wind & Fire, Acid Jazz, Soul e una versione riuscitissima di "Sledgehammer" di Peter Gabriel. E poi suonano, eccome se suonano.

CHURCH - Further/Deeper
Torna la band di Steve Kilbey con un ottimo album, pink floydiano a tartti (vedi il brano del video), pop psichedelico, "spaziale", avvolgente.

STIV CANTARELLI and the SILENT STRANGERS - Banks of the lea
Attiva dal 1999, passata attraverso migliaia di chilometri in tour tra Italia, Europa e States, la band di Stiv Cantarelli, conferma con il nuovo album una caratura internazionale ed un livello qualitativo comune a pochi altri nomi in circolazione.
Il sound è grezzo, rude, pesca nell'immenso patrimonio blues e delle radici sonore americane ma con un piglio proto punk che fu caro a bands come gli Stooges e gli Mc5 ma che attinge anche dalla dimenticata, folle, estrema, esperienza di Cpt Beefheart. Ma non devono stupire anche riferimenti al Bob Dylan più diretto o al Nick Cave targato Grinderman.
Le 10 canzoni sono frenetiche, urgenti, immediate, arroganti come in un album dei Rolling Stones dei 70's. Consigliatissimo.

RAY DAYTONA & the GooGoo Bombos - Deep breath
Sei album, vari 45, una valanga di concerti e 17 anni di carriera non sono bastati a fiaccare la verve elettrica della band toscana che si ripropone intatta, anzi ancora più ruvida e diretta nel nuovo “Deep breath”.
Sonics, Mc5, garage punk, beat, l’urgenza ’77 di bands come Adverts, Jam, Dr Feelgood, Ramones, Boys, echi surf, si concentrano nei sette anfetaminici brani del nuovo lavoro, programmaticamente stampato in vinile 10 pollici e masterizzato da Jon Astley (già con Who, Zombies, George Harrison !!).
Riluce la cover di “White light white heat” dei Velvet Underground ma l’aspetto dominante è la freschezza, la genuinità, la sincerità di “Deep breath”.

CLEOPATRAS - La maledizione del faraone
La all girl band toscana, in circolazione dal lontano 1998, dopo centinaia di concerti, un album e diversi episodi di formato più breve, arriva alla completa maturità sonora mantenendo ben solida la base tipicamente garage beat rock in buona parte degli 11 brani ma aprendosi anche ad imprevedibili episodi come la conclusiva “La mondina” originariamente delle Mondine di Correggio, riproposta in chiave rock n roll beat e la cover di “Walk like an egyptian” delle Bangles. C’è anche molto beat e tanto rock n roll ma soprattutto passione e attitudine e ciò basta !

PALE TV - Penitenziali
La storia della band parte dal punk rock con gli Electric Nerves alla new wave con i Pale TV, poi diventati Pale e che incideranno (tra i primi nella penisola) un singolo e l'album "Blue Agents" (recentemente ristampato) nel 1981.
L'attività live li porterà ad aprire il tour italiano dei Simple Minds nel 1983. Dopo un ultimo singolo lo scioglimento e l’album “Penitenziali” rimasto inedito fino ad oggi. La GoodFellas lo ristampa, riportando alla luce un prezioso documento d’epoca. Sette brani (4 dei quali in versione originale e 3 risuonati oggi con la formazione originale) che riportano alle atmosfere dei primi anni 80 tra Bowie, Roxy Music, Ultravox!
confermando l’originalità della proposta e il rammarico per una preziosa risorsa persa nel 1983. Ma il tempo per recuperare c’è ancora.

AUS DECLINE - Fluxion
Prezioso vinile di 13 brani che raccoglie il demo e alcuni brani registrati in sala prova dalla band new wave pavese tra il 1980 e il 1981.
Nonostante la qualità delle registrazioni non si, ovviamente, eccelsa sorprende il livello artistico della band, la maturità compositiva e il sound che attinge da Joy Division e dal Bowie berlinese ma anche da nomi, al tempo, poco conosciuti in Italia, come Bauhaus o Japan. Un preziosissimo reperto per scoprire un nome finito nell’oblìo ma meritevole di grande considerazione.

TOPDROP - The from Topdrop/The twilight zone
Da Lodi un ottimo 45 in vinile a base di di surf strumentale ma ricco di echi Tarantiniani e un gran gusto per i 60’s movies. Molto ben fatto, suggestivo e affascinante.

SECRET TAPE - 7” EP
La band parmense suona un puro e semplice garage punk/rock n roll primitivo, grezzo, con chitarre sporche, ritmiche semplici e serrate, alla maniera dei Rolling Stones, Downliners Sect o dei Pretty Things nel 1965, melodie alla Ramones e quell’anfetaminico sapore punk ’77 che rende la loro miscela un’iniezione di irrefrenabile energia.
https://thesecrettape.bandcamp.com/

STRAWMAN - s/t
Da La Spezia una band di recente formazione ma nella quale militano personaggi dalla lunga esperienza.
Sette brani di immediata presa dove a farla da padrone è un’attitudine garage punk (dagli Stooges ai Mudhoney), passando però attraverso una sensibilità più “raffinata” e malata che attinge dagli Stones dei 70’s o dal Lou Reed più aspro ed elettrico. Ottimo esordio che ben si adatta all’abituale carica dei loro live.

ALLIE’S DOPE - Beauteous
Dalla prolifica provincia di Parma l’ep d’esordio di u nduo (chitarre, voci, drum machine) che si destreggia in atmosfere tra dream pop, shoegaze, riminiscenze 60’s con unimpronta che riporta alle sonorità di bands seminali come Television Personalities o al Paul Weller più minimale.
http://alliesdope.bandcamp.com/releases

ASCOLTATO ANCHE
BLUES PILLS (rock blues anni ’70 con i consueti riferimenti da Janis Joplin ai Black Crowes. Non male), MANY LOVES SKA JAZZ ( La band leccese si addentra nel migliore dei modi nelle ballabili, solari, ariose atmosfere dello ska jazz strumentale ma con frequenti incursioni in altre sonorità come dixieland, musica caraibica, funk e un gusto particolare per le colonne sonore dei film polizieschi italiani anni 70), MELISSA SWAM (da Siracusa pop rock e un approccio più duro, elettrico e musicalmente aggressivo vicino a certe onde emo-core), CLUBVOLTAIRE (esordio per la band comasca tra pop di ispirazione 60‘s, Oasis e brit pop), ANDREA ARNOLDI e IL PESO del CORPO (Album intimista, molto personale, giocato su chiaro scuri, prevalentemente acustico con il marchio della canzone d’autore italiana di alto pregio), GIANMARIA SIMON (cantautore ligure/toscano che guarda verso orizzonti apparentemente lontani ma ormai sempre più vicini: Balcani, Mediterraneo, Francia, musica Tzigana)

LETTO

GIANPIERO CAPRA - STEPHANIA GIACOBONE - Come macchine impazzite
Ci sono storie, spezzoni di vita, sensazioni, Bagliori accecanti, in tutti Quegli anni importanti, in cui con gli Occhi sbarrati si è andati avanti grazie alla Forza del sogno.
Sono storie che è difficile raccontare, tanto più riuscire a renderne la forza, lo spessore, tanto più fare sentire quell'Irreale realtà che li ha permeati in ogni secondo.
Ogni secondo bruciato, vissuto in tutta la sua totalità, in una frenesia di vivere, senza Nessuno schema.
Alla fine c'è chi ha vinto e chi ha perso ma sicuramente la nostra vita ne è stata indelebilmente segnata e, con un pizzico di orgoglio, ha segnato allo stesso modo anche quello di altri.
Parlo al plurale perchè mi sono riconosciuto tantissimo in ogni riga di questo SPLENDIDO lavoro di Gianpiero Capra e Stephania Giacobone. E' la storia dei KINA, uno dei più importanti gruppi PUNK della scena italiana, ma non solo, attraverso i racconti di Gianpiero (che ne fu uno dei principali artefici) e di Stephania (che dai Kina ha tratto linfa vitale per scoprire una nuova visione del mondo e sua volta provare a cambiarlo). Sono testimonianze e racconti profondissimi, toccanti, talvolta duri.
Le vittorie si mischiano alle sconfitte, momenti epici e splendidi all'amarezza delle cadute, dell'incomprensione, dei giudizi stupidi e ingenerosi.
Ci sono anche i contributi degli altri protagonisti dell'epopea KINA (e della magnifica esperienza dell'etichetta/distribuzione BLU BUS - quanti dischi scambiati con l'amico fraterno Sergio Milani).
Il racconto è diretto, senza metafore o giri di parole e alla fine "il fuoco dentro" si rialimenta di rabbia, furore, di Irreale irrealtà, perchè non si è mai spento e mai si spegnerà.
KEEP THE FAITH !

VANNI NERI - Poptones
DJ, agitatore culturale, profondo conoscitore della scena punk new wave, Vanni Neri, dà alle stampe l'interessantissimo "Poptones"dedicato alla carriera dei PUBLIC IMAGE di JOHN LYDON.
C'è la storia , spesso complicata ed intricata tra cambi di formazione, licenziamenti, provocazioni di ogni genere, della band, le dichiarazioni, stralci di interviste e il Lydon pensiero.
Il tutto scritto con la passione del fan e la cura certosina della ricerca dei minimi particolari.
Belle le foto e essenziale la discografia completa oltre al minuzioso elenco di tutti i concerti.
Stampato in tiratura limitata in un mini box di metallo in stile "Metal box" è ora disponibile in e-book.

DAVIDE SAPIENZA - Camminando
L'arte antica, primordiale ma altrettanto moderna e futuristica del CAMMINARE.
In lande lontane, ai confini con il mondo, tra vette silenti ma anche dietro casa o addirittura (capitolo bellissimo e sorprendente) da un capo all'altro di Milano.
Scoprire il respiro del mondo, il battito dell'universo.
Camminare per mettersi in viaggio verso .... verso luoghi che possiamo scoprire solo noi, uno diverso per ognuno di noi, per la sensibilità personale di me, di te, di voi.
Gran bel libro questo di Davide per chi sa camminare.
Per chi ha deciso di mettersi in viaggio.
Per chi è invece ancora indeciso un buon incentivo per caricarsi in spalla le proprie cose e compiere il primo passo.

ROBERTO FONTARROSA - L’ Area 18
Famoso vignettista e umorista argentino, scomparso da qualche anno, alle prese con uno spassoso romanzo che con il tipico tratto sudamericano narra di un’immaginaria partita all’ultimo sangue (letteralmente) giocata nel cratere di un vulcano (spento ma non troppo) in Congodia contro gli agguerritissimi locali.
Ne nasce un thriller calcistico, pieno di colpi di scena e di prese in giro per il fanatismo pallonaro. Divertente e piacevole.

MARCO ALBINO FERRARI - Le prime albe del mondo
Un appassionante viaggio tra storie di montagna , sulle montagne, tra picchi innevati e pareti impossibili da scalare in Patagonia, tra imprese e tragedie. Con un accento particolare sulle invidie, le rivalità, i giochi sporchi per "arrivare primi".
In primo piano l'uomo e la natura, ovvero la stessa cosa, l'uno contro l'altra, l'uno nell'altra. Ben scritto e molto coinvolgente per chi ama i "grandi spazi".

VISTO
COSE & SUONI
Lilith and the Sinnersaints
Ulrimi scampoli in studio di registrazione per il nuovo album che uscirà a marzo 2015 e sarà accompagnato da un nutrito numero di date.
Stay in touch.

www.lilithandthesinnersaints.com
https://www.facebook.com/LilithandtheSinnersaints

Mie recensioni su www.radiocoop.it

sabato, dicembre 27, 2014

Get back. Dischi da (ri)scoprire



Ogni mese la rubrica GET BACK ripropone alcuni dischi persi nel tempo e meritevoli di una riscoperta.

Le altre riscoperte sono qui
:
http://tonyface.blogspot.it/search/label/Get%20Back

RAM JAM - Ram Jam (1977)
RAM JAM - Portrait of the Artist as a young ram (1978)

Dici Ram Jam e l’unica cosa che salta in mente è quella versione ultra hard di “Black Betty” di Leadbelly che nel 1977 scalò le classifiche ovunque (poi ripresa in varie altre versioni nel corso degli anni).
In realtà la band americana incise un album di ottima caratura. l’esordio del 1977: classico rock tinto di hard mid 70‘s (Bachman Turner Overdrive, Grand Funk railroad, Deep Purple, T Rex) con qualche riferimento agli Stones, uno strumentale come “High steppin” che esalta il virtuosismo della band e brani comunque azzeccati per gli amanti del genere.
Da evitare il successivo all’insegna di un hard rock vuoto e senza fantasia.

DORIS Troy - s/t (1969)
Quando Doris Troy fu invitata dalla collega Madeline Bell a collaborare con lei ai cori di That’s the way God planned it (uscito a metà del 1969) di Billy Preston, in uscita per la Apple Records, non avrebbe immaginato di incontrare per caso George Harrison e scoprire che lui era un suo grande fan, grazie a brani come il classico Just one look e una voce cristallina che mischiava soul e blues. George non perse tempo e propose a Doris di firmare per la Apple Records e pianificare un album.
E per fare un lavoro con i fiocchi George chiese aiuto ad un po’ di amici, a partire da Ringo e lo stesso Billy Preston, ma anche Stephen Stills, Eric Clapton, Delaney and Bonnie, Leon Russell, il giovanissimo Peter Frampton (in procinto di formare con l’ex Small Faces Steve Marriott, gli Humble Pie), Klaus Voorman.
George firma lo stupendo gospel rock di apertura Ain’t that cute mentre di Stills è Special care (già nel repertorio dei suoi Buffalo Springfield) con un grande e riconoscibilissimo lavoro alla batteria di Ringo.
Da annotare due ottime soul songs come Gonna get my baby back e You give me joy joy firmate dall’inedito e irripetibile quartetto Harrison, Starkey, Stills, Troy.
Non dimenticando una versione gospel/soul tiratissima di Get back, apparsa solo sulla B side del singolo promozionale.
L’album non ebbe particolare successo anche a causa di una scarsa promozione da parte della Apple Records e risente di un approccio a tratti eccessivamente rock ma conserva ancora un grande fascino soprattutto grazie alla qualità dei brani e alle capacità vocali di Doris.

DOBIE GRAY - Drift away (1973)
A qualcuno piace Paul Weller ?
“Drift away” potrebbe essere tranquillamente spacciato come l’album perduto di metà 90‘s di Weller.
In realtà è del 1973 e coglie Dobie Gray, dopo aver assaporato il grande successo a metà 60’s con “The In crowd” , alla ricerca di nuova visibilità.
Al suo fianco session men di prima classe (già a fianco di Elvis, George Harrison, Johnny Cash etc) e un produttore, Mentor Williams, che gli confeziona un ottimo lavoro dove si mischiano funk, soul, influenze country soul, il vecchio caro rhythm and blues su cui Dobie spadroneggia con una voce al vetriolo che ricorda quella di Richie Havens.
Ma è incredibile come il tutto suoni palesemente Welleriano...ascoltare per credere.

giovedì, dicembre 25, 2014

2014 - Top songs



Se volete provare a mettere in fila quelle che reputo le migliori canzoni ascoltate nel 2014 e metterle sul vostro giradischi preferito, vedrete che salterà una compilation davvero divertente e interessante.

Temples - Mesmerize
Sick Rose - (My girl) Mary Anne
The Strypes - Hard to say no
Sleaford Mods - Jollyfucker
Damon Albarn - Mr Tembo
Sharon Jones - Stranger to my happiness
Edda - Pater
Eugenio Finardi - Cadere sognare
Bastard sons of Dioniso - Ti sei fatto un’idea di me
Benjamin Booker - Have you seen my son ?
Bob Mould - I don’t know you anymore
The #1S - Sharon shouldn’t
Emma Donovan - Black woman
The Goat - Talk to God
Steeplejack - The matter of dreams

mercoledì, dicembre 24, 2014

2014. Il meglio del Soul



La nuova scena SOUL è sempre più attiva e regala ogni anno preziosissime gemme da mettere da parte.
Di seguito una trentina di uscite targate 2014, parte delle quali di altissima qualità.
BLACK is the COLOUR !

TOP

1)
SHARON JONES and the DAP KINGS - Give the people what they want Soul avvolgente ma deciso, senza fronzoli, splendidamente arrangiato e che riesce ad andare oltre i consueti schemi del genere, allargandosi ad una forma canzone più elaborata e contaminata.

2)
NAOMI SHELTON & QUEENS of GOSPEL - Cold water
L'incredibile voce della sessantenne Naomi torna all'incisione grazie alla benemerita DAPTONE Records, accompagnata dalle Queens of Gospel in un bellissimo album di rhythm and blues, soul, funk, gospel, country soul. Siamo dalle parti di Staples Singers, Joe Tex, la prima Aretha, Otis. Tra i top della Black Music di quest'anno.

3)
LISA and the LIPS - s/t
Robustissimo soul e funk con brillanti dosi di psych alla Sly and the Family Stone, Funkadelic, sferzate hendrixiane e alla Living Colour, lo Stevie Wonder dei 70’s, Betty Davis, blaxplotation.

4)
EMMA DONOVAN & the PUTBACKS - Drawn
Aborigena australiana passata dal gospel al soul.
Soul music scarna, dura, severa, niente fiati, ritmiche funk, influenze afro, voce poderosa e malinconica, grandi brani e groove da vendere.

5)
ST. PAUL & the BROKEN BONES - Half city
Vengono dall’Alabama e suonano un Southern Soul da paura, intrecciando Otis Redding, Sam Cooke, Bobby Bland e il primo Van Morrison.
Suono molto crudo, pochissimi fronzoli, ottima sezione fiati, ritmica grezza e “vintage” ma approccio modernissimo e album da ascoltare assolutamente.

6)
MACY GRAY - The way
Torna la grande Macy Gray con un album molto, molto bello in cui spazia tra i più svariati ambiti della BLACK MUSIC, dal soul al blues, funk e disco. Il tutto con gusto, raffinatezza, classe e, soprattutto, un sound modernissimo. Uno degli album più interessanti e piacevoli dell’anno.

7)
JANE J’s CLAN - Enough is enough
Da Milano, guidati dalla voce nerissima di Jane Jeresa, l’album d’esordio di una fantastica soul funk band (ex B.E.S.T.) tra classici dignitosamente rivistati come “Can I get a witness”, “If I could only be sure”, “Rocksteady” e l’immortale “I just wanna make love to you” e una manciata di brani autografi di grande levatura.
La voce di Jane troneggia su una base di batteria, piano e basso che non lascia tregua.

8)
BROWNOUT - Brown Sabbath
Dal Texas un incredibile mix di cover dei Black Sabbath rifatte in chiave Blaxploitation, funk, latin soul, James Brown.
Potentissimo, sezione fiati da urlo, percussioni in stile primo Santana, black sound che si mischia alla perfezione con i riff monumentali di “The wizard”, “Iron man” etc.

9)
THIRD COAST KINGS - West Grand boulevard
Al secondo album la band americana ripropone il miglior e più sporco Detroit black sound dei 60’s e 70’s. Niente Motown ma quel funk soul/Rhythm and blues, sporco, ruvido e cattivo, caro a Lee Dorsey, Meters, Mitch Ryder e al James Brown dei primi 70’s. I brani girano che è un piacere, grande groove e tecnica sopraffina.

10)
KELIS - Food
Grande album di new soul.
Radici ben piantate in soul, funk, 60’s e 70’s ma approccio assolutamente moderno con arrangiamenti sofisticati che attingono dal gusto caro a Macy Gray, Erykah Badu, Angie Stone, Alicia Keys.
I puristi storceranno il naso ma l’album merita.

Inoltre

ALEXIA COLEY - Keep the faith !
Ottimo esordio per la londinese Alexia Coley.
Deliziosi brani soul, ritmi Motown, approccio di sapore Amy Winehouse, belle le canzoni e gli arrangiamenti, sound vintage ma fresco e moderno (e titolo esplicito...).

LEE FIELDS and the EXPRESSIONS - Emma Jean
Un salutare, solare, volo nel soul/gospel/blues più profondo tra echi di James Brown, Solomon Burke, tocchi funk e blaxploitation, blackness a profusione.
Album raffinato ed elegante, dal sapore forte e deciso. Ottimo.

The IMPELLERS - My certainty
Da Brighton il terzo album della band inglese, come sempre a base di un mix di solido groove a base di funk, soul, jazz, ottima sezione fiati, ritmi sincopati alla James Brown made in 70’s.

MYLES SANKO - Forever dreaming
SOUL, FUNK BLUES, un approccio spesso dalla parti di Otis Redding. Bill Withers e Gil Scott Heron ma moderno, attuale, raffinato e ultra COOL. Secondo album di Myles Sanko, soul man inglese già collaboratore degli Speedometer. Ottimo.

SHAOLIN AFRONAUTS - Follow the path
Terzo lavoro per la band australiana che si muove nelle assolate lande dell’afrobeat e del funk eseguito con gusto e grande perizia tecnica. Tanto groove e ritmi avvolgenti anche se alla fine il risultato suona un po’ anonimo e risaputo, nonostante i frequenti inserimenti vocali movimentino parecchio il nuovo album.

NICK PRIDE and the PIMPTONES - Rejuiced phat shake
Al secondo album la band di Newcastle sfodera un repertorio di prima qualità con cui va ad esplorare un’ampia gamma di Black Music dal classic soul al funk, blues e rhythm and blues, il cajun soul alla Neville Brothers, perfino l’hip hop.
Lavoro variegato, stimolante, divertente, godibilissimo.

NEW MASTERSOUNDS - Therapy
Un buon album, tra funk, soul, jazz e disco forse troppo eterogeneo nello spaziare in ambiti piuttosto differenti. Comunque un ascolto corroborante e consigliato.

CHERRY BOOP AND THE SOUND MAKERS - The way I am
Non è un capolavoro l'album d'esordio della band francese ma un semplice, DELIZIOSO, ballabile, gradevolissimo album SOUL, con sapori MOTOWN e struggenti ballate bluesy.

BUDOS BAND - Burnt offering
Quarto album e ancora un ottimo lavoro a base di afro funk soul strumentale, con pennellate ethio jazz e numerose escursioni anche nel rock, talvolta tinto di psichedelico.

BAKER BROTHERS - Hear no devil
Questo è puro e semplice funk soul suonato alla grandissima con il groove necessario e grandi songs.

BRAND NEW HEAVIES - Sweet freaks
Molto gradevole, easy, sottofondo ideale, il ritorno dei BNH.
Funk, Earth Wind & Fire, Acid Jazz, Soul e una versione riuscitissima di "Sledgehammer" di Peter Gabriel.
E poi suonano, eccome se suonano.

LAKE STREET DIVE - Bad self portraits
Dal Massachusetts il quartetto butta nel calderone soul, gospel, jazz, country, funk, blues con un gusto rurale particolarissimo e una voce femminile che riporta ad Amy Winehouse.
Album raffinato, divertente, gustosissimo.

EUROCINEMA - Funkstamatic
Olandesi, mischiano con grande tecnica, gusto e capacità funk, soul, jazz soul, blues, impostando il tutto in chiave cinematografica. In particolare il brano "Going up" (http://www.youtube.com/watch?v=THUISUtPXrc ) è uno STUPENDO brano SOUL con la bellissima vive di Sanne Monster. Da scoprire

ELINE GEMERTS - The gloves are off
Cantante jazz olandese, accompagnata dallo stupendo trio Hammond beat dei Super Swamp, con un ottimo album in cui si mischiano blues, soul, funk, jazz, black pop, funk suonati con cuore, anima e competenza.
Voce molto raffinata e delicata.

CROWD COMPANY - Now or never
Esordio brillante per la funk soul band londinese.
Si viaggia tra Meters, James Taylor Quartet, grooves sincopati e sezione fiati nerissima.

COOKIN 3 BURNERS - Blind bet
Australiani al secondo album, in cui infilano tanto funk, soul, rhythm and blues, blaxploitation (perfino un po' di surf e northern soul) e un paio di ospiti eccellenti come TEX PERKINS (dei Beats of Bourbon) e DANIEL MERRIWEATHER , Kylie Auldist dei Bamboos (altra ottima soul band aussie). Ottimo lavoro, a tratti un po’ dispersivo, ma davvero ben fatto.

ROBI ZONCA - To fill my soul
Un album molto raffinato (il quinto della carriera) che esplora quell’ambito soul funk molto pop che fu caro Earth Wind and Fire, Donald Fagen, Steely Dan, Stevie Wonder, l’ultimo Curtis Mayfield, Hall & Oates.

LUCA SAPIO - Everyday is gonna be the day
Secondo album per il soul man italiano.
Soul+rhythm and blues+gospel molto elegante ma eccessivamente “trattenuto”, mai troppo incisivo o diretto, molto rilassato, lento e con il freno a mano sempre tirato. Detto questo, ce ne vorrebbero !!!

martedì, dicembre 23, 2014

Omaggio a Joe Cocker



Carriera interessante quella di JOE COCKER che ci ha lasciati ieri a 70 anni e ricca di ottimi episodi degni di menzione, al di là dei successi di “You can leave your hat on” e di una serie di album trascurabili negli ultimi decenni.
Vale la pena di ricordare innanzitutto l’esordio a 45 giri del 1964 con “Ill cry instead” dei Beatles in versione quasi rockabilly (con Jimmy Page alla chitarra) ma soprattutto i due album del 1969 che segnano il lancio nell’olimpo mondiale (grazie soprattutto all’indimenticabile esibizione a Woodstock).
“With a litlle help from friends” è un gioiello rock blues con un’anima funk soul assolutamente nera (vedi la famosa cover dei Beatles della title track o la spettacolare “Feelin alright” dei Traffic in apertura del disco).
Ci sono un paio di buone cover di Dylan, una tesissima “Don’t let me be misunderstood” di Nina Simone che rivaleggia per intensità con la versione degli Animals.
Ad accompagnare Joe ci sono Jimmy Page, Steve Winwood, Merry Clayton, Henry McCullough (che poi finirà con i Wings).
Più mirato “Joe Cocker” è (con la “famosa”, almeno qua in Italia, “Hitchcock railroad” da cui Zucchero ruberà in toto la sua “Diavolo in me”) dove insiste ancora con i Beatles (una bellissima “She came in through the bathroom window” che sarà sigla del programma TV “Avventura” e una discreta “Something”) e dove è da annotare grande “Delta Lady”.
Nella band George Harrison, Steve Winwood e Leon Russell tra gli altri.

Nel 1970 esce il famoso “Mad Dogs and the englishmen”, rutilante e funambolico doppio live dove si scatena tutta la carica di Joe, supportato da un’eccellente band, Delaney and Bonnie (con la giovane Rita Coolidge) più Leon Russel e Bobby Keys tra gli altri.
Il repertorio è fantastico, da “Honky tonk woman” a “Cry me a river”, “Feelin alright” , “Let’s go get stoned” di Ray Charles e una spettacolare “The letter” dei Box Tops.
Probabilmente il vertice della sua discografia.

Si chiama “Joe Cocker” anche il quarto album del 1972 (“Something to say” in Europa) dove si sposta verso un rock blues più scontato e arrangiato, meno sanguigno (da segnalare Gloria Jones, quella di “Tainted love” ai cori).
Incolore “I can stand a little rain” del 1974, dignitoso “Jamaica say you will” del 1975 più bluesy con Bobby Keys al sax spesso protagonista.
Successivamente la carriera svolta verso soluzioni più commerciali che gli permettono di trovare spesso i vertici delle classifiche, non rinnegando le radici (gli omaggi a classici blues, soul e rhythm and blues sono frequenti, con collaborazioni eccellenti con nomi della scena, da Clapton a Billy Preston, da Adrian Belew) ma che hanno sempre meno spessore e interesse.

lunedì, dicembre 22, 2014

Il meglio del 2014 - Mod Records



Una serie di consigli per chi ama il MOD SOUND scelti tra le uscite targate 2014.
Sono esclusi gli album SOUL che saranno trattati in un altro post.

MOD e dintorni

THE ABOVE - Waterbury street
Da Brooklyn un fantastico condensato di ispirazioni 60’s brit (64/66) tra i Birds di “Leavin’ here”, i Creation di “Biff bang pow”, Kinks, primi Who, i Beatles di “A hard day’s night”, Monkees, Yardbirds e qualche chitarra Byrdsiana.
I brani sono perfettamente strutturati, ricchi di grandi melodie, mai banali.
Siamo a livello di assoluta eccellenza.

STRYPES - 4 track mind
EP con quattro sparatissimi brani di classico beat n roll che segna un passo avanti rispetto allo splendido "Snapshot".
Le basi sono ovviamente le stesse ma il sound si è indurito, attualizzato, pur rimanendo MAGNIFICAMENTE DERIVATIVO e come sempre suonato da paura.

HYPNOTIC EYE - The optical sound of Hypnotic eye
Da Londra una giovane band innamorata dei profondi 60’s da cui attingono l’irruenza dei Kinks e dei primi Stones, gli afflati psichedelici degli ultimi anni del decennio e tantissimo altro.
Il tutto corredato dalla suadente voce femminile dal timbro soul e dall’approccio spesso vicino a Lulu. Gran bel disco.

AUNT NELLY - A slice of nice
Con due ex membri dei Clique il quartetto inglese si propone con un ottimo sound che spazia tra beat di sapore Kinks mid 60’s, un pizzico di Small Faces, occhiate al Thames Beat dei primi 80’s (Times, Direct Hits, Jetset) e una spolverata di Prisoners in particolare nei brani strumentali dove domina l’Hammond.
Band interessante e da seguire.

THE GTV's - Sh bang
Da Philadelphia un'ottima band che ripercorre le orme degli Small Faces nei numerosi strumentali (non lontani anche da Graham Bond Organization o dai Prisoners nei vari episodi tinti di jazz beat) ma che si avvicina spesso, nell'uso dei secchi riff anche a Kinks o alle durezze primi 70's dei Deep Purple degli esordi o dei Prime Movers.

MOONS - Mindwaves
Sono al terzo album, da sempre cresciuti sotto l'ala protettiva di Paul Weller (che ha partecipato anche al brano e rispettivo video di "Something soon" nel 2012) nella cui band da tempo suonano il chitarrista, cantante e compositore Andy Crofts (che con Paul è alle tastiere) e Ben Gordeller alle percussioni.
Inevitabili e ovvi gli accostamenti compositivi al Modfather che si colgono frequentemente nella scrittura di Crofts anche se la direzione è più marcatamente verso il brit pop fresco dei Supergrass a cui indulgono soprattutto nei momenti più glam e 70's rock). Ci sono anche episodi di sapore psych, richiami a Stone Roses, Oasis, ai Blur "mod" e potenti brani di stampo quasi garage.

RIFLES - None the wiser
Ottimo album, forse scontato ma efficace viaggio nel più classico brit pop con echi Jam, riferimenti a Franz Ferdinand e Arctic Monkeys, molti brani che potrebbero essere tranquillamente patrimonio del mod revival 1979, citazioni 60's e un ritmo sempre fresco, energico e sostenuto.

THE KIK - 2
Gli olandesi replicano nel secondo album la PERFETTA immersione nel mondo sonoro dei BEATLES 1964/65 con qualche occasionale salto nel '66 e dalle parti dei Kinks e degl intonse più vaudeville (quelli di "Between the buttons").
Difficile essere così filologici.

The #1S - The Number Ones
Sono di Dublino e suonano come lo facevano i primi Buzzcocks e gli Undertones di "Teenage kicks", i Boys, gli Adverts, e perché no?, i Jam di "In the city".
E' beat di tre accordi, sporcato di punk, 10 brani che a malapena passano i 2 minuti di durata, power pop purissimo, semplice, immediato, urgente.

THE RIOTS - Take no prisoners
Direttamente da Mosca un classico trio in pieno primi Jam con un'aggiunta di Clash (a volte sembra davvero di ascoltare un duetto tra Weller e Strummer...).
Brani diretti, rabbiosi, crudi, senza troppi fronzoli, urgenti, elettrici.
Da seguire con attenzione.

AD HONOREM

ROGER DALTREY + WILKO JOHNSON - Going back home
Inutile dire che l’accostamento dei due nomi è quantomeno promettente, tanto più se affiancati dall’ex bassista dei Blockheads Norman Watt Roy e dal batterista Dylan Howe (figlio di Steve Howe degli Yes, anche lui con Blockheads e già con Wilko) e da Mick Talbot (Style Council, Dexy’s etc) alle tastiere.
Il tutto riprendendo una serie di brani del repertorio di Johnson riproposti in un torrido album di ruvidissimo e minimale rock blues/pub rock/rhythm and blues dove la ruvida voce di Roger si trova benissimo con la sferragliante chitarra di Wilko. Roba semplicissima, basica, elementare, poco altro.

IAN MC LAGAN - United States
La compianta ex tastiera di Small Faces, Faces, Stones e tanto altro ci ha lasciato con il primo album dal 2008.
Rock godibile che profuma di Rolling Stones tardo 70's, soul, blues, qualche tocco reggae e funk.

ITALIA

MADS - Four
I MADS furono tra i primissimi ad impugnare gli strumenti in ambito MOD in Italia.
Dopo 35 anni la stessa line up torna sul palco e in studio per regalarci un EP in free download (https://soundcloud.com/the-mads-italian-mod) a base di un puro mod sound, registrato live in studio, in presa diretta, grezzo, immediato, urgente, come doveva esserlo nel 1979 e deve esserlo tutt’ora!
Quattro cover eseguite alla perfezione e con la giusta e necessaria energia, a partire dalla “She said she said” dei Beatles (in versione Chords) alla velocissima e nervosa “Hey girl” degli Small Faces con “Keep on running” dello Spencer Davis Group e una furiosa “Till the end of the day” dei Kinks a chiudere il quartetto.

KARTOONS - World gone down
Da Cosenza un’ennesima ottima prova della band guidata da Francesco Ficco ex anima dei Lager, tra le prime mod bands in Italia negli 80’s.  I 14 brani (tra cui una cover di “I was dreaming” dei Blind Alley e una, sorprendente di “Needles in the camel’s eye” di Brian Eno da “Here come the warm jets” del 1974) spaziano tra garage, influenze psichedeliche, un energico sound che attinge dal primo punk, ancora contaminato dal pub rock e da tutta la tradizione 60’s, pur non risultando mai datato o fuori tempo.
I brani sono urgenti e immediati, senza fronzoli, diretti e crudi.

I MITOMANI BEAT - Fuori dal tempo
Delizioso salto indietro nei profondi 60’s, più precisamente quelli italiani tra shake, yè yè e puro beat nostrano con la band romana che pubblica per Area Pirata dodici brani in pieno stile beat italiano, suonati con estrema cura al particolare ma con un piglio moderno e energia da vendere. Cover di ”Arriva la bomba” di Johnny Dorelli, una stupenda “Shake in the morning” di Patrizia e i Six Lions e bellissimi brani autografi.

domenica, dicembre 21, 2014

Come macchine impazzite di Gianpiero Capra e Stephania Giacobone.



Ci sono storie, spezzoni di vita, sensazioni, Bagliori accecanti, in tutti Quegli anni importanti, in cui con gli Occhi sbarrati si è andati avanti grazie alla Forza del sogno.
Sono storie che è difficile raccontare, tanto più riuscire a renderne la forza, lo spessore, tanto più fare sentire quell'Irreale realtà che li ha permeati in ogni secondo.
Ogni secondo bruciato, vissuto in tutta la sua totalità, in una frenesia di vivere, senza Nessuno schema.
Alla fine c'è chi ha vinto e chi ha perso ma sicuramente la nostra vita ne è stata indelebilmente segnata e, con un pizzico di orgoglio, ha segnato allo stesso modo anche quello di altri.

Parlo al plurale perchè mi sono riconosciuto tantissimo in ogni riga di questo SPLENDIDO lavoro di Gianpiero Capra e Stephania Giacobone.

E' la storia dei KINA, uno dei più importanti gruppi PUNK della scena italiana, ma non solo, attraverso i racconti di Gianpiero (che ne fu uno dei principali artefici) e di Stephania (che dai Kina ha tratto linfa vitale per scoprire una nuova visione del mondo e sua volta provare a cambiarlo).
Sono testimonianze e racconti profondissimi, toccanti, talvolta duri.
Le vittorie si mischiano alle sconfitte, momenti epici e splendidi all'amarezza delle cadute, dell'incomprensione, dei giudizi stupidi e ingenerosi.

Ci sono anche i contributi degli altri protagonisti dell'epopea KINA (e della magnifica esperienza dell'etichetta/distribuzione BLU BUS - quanti dischi scambiati con l'amico fraterno Sergio Milani).
Il racconto è diretto, senza metafore o giri di parole e alla fine "il fuoco dentro" si rialimenta di rabbia, furore, di Irreale irrealtà, perchè non si è mai spento e mai si spegnerà.

KEEP THE FAITH !
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