venerdì, luglio 25, 2014

Rettore - Kamikaze Rock 'n' Roll Suicide



GLI INSOSPETTABILI è una rubrica che scova quei dischi che non avremmo mai pensato che... Dopo Masini, Ringo Starr, il secondo dei Jam, "Sweetheart of the rodeo" dei Byrds, Arcana e Power Station, "Mc Vicar" di Roger Daltrey, "Parsifal" dei Pooh, "Solo" di Claudio Baglioni, "Bella e strega" di Drupi, l'esordio dei Matia Bazar e quello di Renato Zero del 1973, i due album swing di Johnny Dorelli, l'unico dei Luna Pop," I mali del secolo" di Celentano, "Incognito" di Amanda Lear, "Masters" di Rita Pavone, Julian Lennon, Mimmo Cavallo con "Siamo meridionali"e i primi due album dei La Bionda di inizio 70's, il nuovo album dei Bastard Son of Dioniso, "Black and blue" dei Rolling Stones, Maurizio Arcieri e al suo album "prog" del 1973 "Trasparenze", Gianni Morandi e "Il mondo di frutta candita", il terzo album degli Abba, "666"degli Aphrodite's Child, la riscoperta di Gianni Leone in arte Leonero, il secondo album di Gianluca Grignani, oggi si torna al 1982 e al sesto album di DONATELLA RETTORE.

Le altre puntate de GLI INSOSPETTABILI qui:

http://tonyface.blogspot.it/search/label/Gli%20Insospettabili

Dopo un esordio cantautorale nel 1975, bissato nel 1977 e il successo conseguito con la trilogia “Brivido divino” del 79, “Magnifico delirio” del 1980 e “Estasi clamorosa” del 1981, grazie ad indovinati singoli come “Splendido splendente” e la “scandalosa” “Kobra”, con il sesto album del 1982 DONATELLA RETTORE allarga il discorso artistico, affidandosi ad un concept ispirato alla cultura giapponese in cui affronta il tema del suicidio (inusuale nel pop italiano e non solo e comunque decisamente ostico) per quanto spesso in chiave ironica.
I suoni sono sintetici e attingono dal Bowie berlinese, Ultravox, Devo, la Blondie con Robert Fripp (vedi “Sayonara”).
La stessa famosissima “Lamette” dal testo demenziale è un perfetto synth pop in linea con certe atmosfera care agli Orchestral Manouvres in the dark.
Più pop ma sempre con l’elettronica a farla da padrone la bella “Canta sempre”, prima del malinconico gioiello finale, “Giulietta”, intensa ballata piano e voce.
Nessun capolavoro nascosto o gemma irrimediabilmente perduta ma un discreto album (quasi) al passo con i tempi.

3 commenti:

  1. Minchia, avevo dieci anni e mi feci comprare la cassetta, già all'epoca ero affascinato dai soggetti selvatici :-)

    Charlie

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  2. E' LA MIGLIORE CANTAUTRICE ROCK CHE ABBIAMO IN ITALIA. E' CREATIVA ORIGINALE E IMMOVATIVA. BRAVA RETTORE. GIULIETTA LAMETTE SANGUE DEL MIO SANGUE TRA I BRANI CHE PREFERISCO IN QUESTO ALBUM STRAORDINARIO. ANCHE GARAGE!! D'ACQUISTARE!

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