giovedì, luglio 31, 2014

Luglio 2014. Il meglio



Passata la metà del 2014 sono già tanti i nomi che saranno nella top 10 di fine anno, tra cui: Damon Albarn, Jack White, Sharon Jones and the Dap Kings, The ghost of a saber tooth tiger, Sleaford Mods, Bob Mould, Lisa and the Lips, Lake Street Dive, St.Paul & the Broken Bones, Naomi Shelton & Queens of Gospel, Hypnotic Eye, Quilt, Nick Pride and the Pimptones, Temples, Real Estate, Kelis, Stiff Little Fingers. Tra gli italiani Eugenio Finardi, Bologna Violenta, Steeplejack, Gi Illuminati, Bastard Sons of Dioniso, No Strange, Jane J’s Clan, Link Quartet, Nada, Monkey Weather, Plastic man, Guignol.

ASCOLTATO

IAN MC LAGAN - United States
Torna l'ex tastiera di Small Faces, Faces, Stones e tanto altro con il primo album dal 2008.
Rock godibile che profuma di Rolling Stones tardo 70's, soul, blues, qualche tocco reggae e funk.
Bello.

WHITE FENCE - For the recently found innocent
Tim Presley ha suonato con My darker hour, Strange Boys e anche Fall. White Fence è un progetto in chiave ultra 60’s tra Donovan, gli Who 66/67, il Paisley Underground, un tocco di Velvet. Ottimo album.

MIRIAM - Nobody’s baby
La batterista dei new yorkesi ABones (e anche con i Cramps) , Miriam Linna, con un delizioso album solista in cui percorre i sentieri di Dusty Springfield, Nancy Sinatra, Sonny and Cher a base di 60’s beat, pizzichi soul e rhythm and blues. Gradevolissimo.

REIGNING SOUND - Shattered
Greg Catwright degli Oblivians in un lavoro in cui convergono grandi cavalcate di stampo 60’s (dalle parti di Them e Zombies), marcate influenze soul e rhythm and blues, rock n roll, brani che starebbero alla perfezione su “Nuggets” (“You did wrong”). Ottimo.

DEXTERS - Shimmer gold
Band londinese che ammicca ad Arctic Monkeys, Kaiser Chiefs, Oasis, Rifles e Strokes con ottime canzoni brit rock, spedite ed energiche. Niente male anche se un po’ anonimi.

THE BUGZ - Confusion
La band pisana firma il terzo album con tredici brani al fulmicotone, nervosi, distorti, feroci, anfetaminici, dove convergono il miglior garage punk tra Sonics, Monks e Fuzztones, sferzate della prima new wave punk (vedi Devo), pennellate rock n roll e surf. “Confusion” ruggisce elettricità e strafottenza. Maneggiare con cura.

FROZEN FARMER - Stay
Ex membri degli apprezzati Midwest, i varesini Frozen Farmer proseguono sulle strade tracciate dal gruppo madre, viaggiando sui sentieri polverosi dell’alt country tra Fleet Foxes, Jayhawks e Calexico. I ltutto suonato e arrangiato con estrema cura e competenza.

ASCOLTATO ANCHE
PETER MURPHY (l’ex Bauhaus con un disco prevedibilmente tenebroso e 100% Bowie ma dignitoso), SLOW CLUB (duo inglese non lontano dai Portished con un pizzico di soul. Non male), LANA DEL REY (non so se sia costruita o spontanea ma l’album è un monumento alla narcolessia), COLD BEAT (punk wave tra B52’s e XRay Spex, strani), MUSICANTI di GREMA (pop frizzante da Parma con tocchi di Franz Ferdinand e Cremonini) DAVIDE TOSCHES (Il nuovo album del cantautore piemontese, è uno sguardo dolente, contemplativo e severo ad un mondo in chiaro scuro tra Lanegan e De Andrè)

LETTO

MARCELO FIGUERAS - Kamchatka
Libro POTENTISSIMO ambientato nella tragedia dell'Argentina dittatoriale dei desaparecidos, vissuta con gli occhi disincantati di un bambino dalla fervida immaginazione e dall'innocenza ancora intatta, in una sorta di "La vita è bella".
La scrittura è leggera, veloce, facile, solare, contrapponendosi all'angoscia dei genitori del protagonista in fuga dalla polizia militare.Forte e commovente, grande libro.

RICHARD BACH - Il gabbiano Jonathan Livingston
Il classico degl ianni '70, sinceramente risente degli anni trascorsi e mi è apparso un po' banalotto e prevedibile, pur se gradevole.

ERRI DE LUCA - Storia di Irene
Amo davvero tanto De Luca e alcuni suoi titoli sono per me classici ai vertici delle mie letture preferite.
In questo caso invece siamo al cospetto di un racconto sconclusionato, pieno di frase fatte, concetti triti e ritriti. Noioso.

MARGUERITE YOURCENAR - Le memorie di Adriano
Lavoro complesso, profondo, spesso ma che rasenta il capolavoro.
Uno splendido romanzo a sfondo storico, dove filosofia e grandi temi della vita si intrecciano in continuazione. Difficile ma che rimane incollato all'anima.

VISTO
Eccellenti gli EXCITEMENTS al Festival Beat, puro soul n blues, grandissima carica, bella voce e ottimi brani.
Spaziale MICHEL CAMILO, pianista jazz tra Petrucciani e Oscar Peterson, accompagnato da uno dei migliori batteristi che mi sia mai capitato di vedere all'opera, CLIFF ALMOND.
Deludenti i NINE BELOW ZERO, rhythm and blues molto asettico.
Grande LISA and he LIPS, funk hard soul all'ennesima potenza.

COSE & SUONI
Lilith and the Sinnersaints a breve in studio.
Nuove date in giro per la penisola qui:
Sabato 13 settembre: Piacenza “Tendenze”

www.lilithandthesinnersaints.com
https://www.facebook.com/LilithandtheSinnersaints

Mie recensioni su www.radiocoop.it

IN CANTIERE

Finalmente vedrà la luce anche quello su Paul Weller, in autunno o inizio 2015 per VoloLibero scritto dal sottoscritto.
In preparazione un libro sul Festival Tendenze che giunge quest’anno alla 20° edizione.
In autunno inizia la mia collaborazione alla rivista CLASSIC ROCK LIFESTYLE.

mercoledì, luglio 30, 2014

Lisa and the Lips + Lilith and the Sinnersaints a La Spezia



Foto di ROBERTO TESSIER

Grande serata allo SPAZIO BOSS a La Spezia.
Dove viene giù tutta l'acqua del mondo e solo grazie all'incredibile lavoro notturno e diurno degli splendidi ragazzi e ragazze dell'organizzazione, si riesce a salvare la serata spostando impianto e quant'altro all'interno del Centro Allende.
Apriamo noi, Lilith and the Sinnersaints, con una quarantina di minuti di cose nuove e piccoli nostri classici e degna, applaudita, conclusione con "Sound of sinners" dei Clash.
Bel concerto, ne siamo più che contenti.

LISA AND THE LIPS poi inondano la platea con un set di furioso funk soul, dalle forti tinte rock. Due chitarre, due fiati, tastiere, ritmica pulsante e su tutto la sua voce devastante (in particolare in una grande versione di "Rocksteady" di Aretha).
Si passa da avvolgenti funk soul alla James Brown a ipnotici e lunghissimi rimandi a Sly and the Family Stone del periodo d'oro.
Forse esagerano un po' con assoli e un'impronta troppo marcatamente rock (ma sono discorsi da puristi della black music) e, (altro discorso giusto per rompere le palle) capelli lunghi, barbe incolte e look trasandato, stonano davvero tanto al cospetto di tale sound, ma sono particolari, da anziano noioso che borbotta sempre.
Il set è eccellente e la band superlativa.
Grande gig !!

Get Back - Dischi da (ri)scoprire



Ogni mese la rubrica GET BACK ripropone alcuni dischi persi nel tempo e meritevoli di una riscoperta.

Le altre riscoperte sono qui:

http://tonyface.blogspot.it/search/label/Get%20Back

TOPPER HEADON - Waking up
L’unico sforzo solista dell’ex Clash, datato 1986 e sorprendentemente di stampo palesemente soul/rhythm and blues (a dispetto delle sue origini musicali jazz oriented).
Pur se caratterizzato da un sound datato i 10 brani suonano ancora freschi e gradevoli com la voce di Jimmy Helms e le tastiere dell’ex collaboratore dei Clash Mickey Gallagher.
Ottimi uso dei fiati, suono della batteria di “Sandinista” memoria, soul funk diffuso, il buo nreggae soul di “dancing” , la riproposta di “Time is tight” di Booker T (già coverizzata dai Clash in “Black market Clash”) e un buon groove in generale.
Avrà un discreto successo ma nulla più.
Topper sprofonderà nel suo tunnel di eroina ed abusi nonostante le parole de.ll oswing finale “Monkey on my back” lasciassero pensare tutt’altro:
“I had a monkeyy on my back /i’t don’t come back no more/ The day I killed my monkey / I done myself a treat”.

BABY HUEY - The living legend
Grande voce soul, f uattivo alla fine dei 60’s con i suoi The babysitters.
Messo sotto contratto grazie a Curtis Mayfield morì nel 1970 di overdose durante la registrazione del primo album che fu completato successivamente con l’aggiunta di alcuni strumentali. Gli otto brani sono comunque uno splendido esempio di soul contaminato dal proto funk alla Impressions, da influenze blaxploitation e da qualche tocco psichedelico.
Curtis Mayfield firma tra brani, “Mighty mighty” (degli Impressions) eseguita alla grande e le bellissime “Hard times” e “Running”. Ci sono due brani autografi di Huey (vero nome James Ramey), gli ottimi strumentali “One dragon two dragon” e “Mama get yourself together”. Notevole il funk soul che si respira in “Listen to me” e “Running”.

LES SAUTERELLES - s/t
I Beatles svizzeri, che aprirono per gli Stones nel 1967 a Zurigo, suonarono in Italia in tour con Antoine per poi fermarsi 15 giorni consecutivi al Piper di Milano, nel 1966 pubblicano il loro album d’esordio, un pregevole lavoro in cui coverizzano con grande capacità alcuni brani molto particolari e “oscuri” come “Every little thing” dei Beatles, “I feel a whole better “ dei Byrds, “Much too much” degli Who e due di Dylan, “Desolation row” e “She belongs to me” , rivisti in maniera personale tanto quanto “Cheryl’s goin home” di Bob Lind (la famosa, per noi italiani, “Ma che colpa abbiamo noi” dei Rokes).
Ottimi anche i due brani di loro composizione. E’ un garage beat spesso piuttosto ruvido, suonato benissimo e cantato in perfetto inglese. Ottimi davvero. Sono tuttora in circolazione e attivi in Svizzera e Germania.

martedì, luglio 29, 2014

Paul Weller e Irvine Welsh



Il parere dello scrittore IRVINE WELSH ("Trainspotting", "Il lercio, "Porno" etc) su PAUL WELLER, tratto dal suo album "Wake up the nation".

"Come chiunque scrive romanzi per vivere, io impiego molto tempo per costruire personaggi, osservando la vanità, le virtù, le manie che tutti possediamo, cercando di ricavarne qualcosa o qualcuno. Mi sembra impossibile trovare qualcuno a cui non piaccia Paul Weller, mi è impossibile concepire una persona del genere.
Quindi non c'è nessuna ragione di fingere di essere imparziale su questo punto, io sono decisamente un fan, non un critico. Per quanto mi riguarda o tu ami Paul Weller o, in tutta sincerità, sei un triste coglione con cui non ho alcun interesse a parlare. Per fortuna, se stai leggendo questo, è davvero difficile che tu sia uno dell'ultimo caso che ho citato.
E allora perché sono così partigiano?
In primo luogo, è un clichè abusato, ma ciò nonostante, quello che fa un vero artista è l'abilità di mantenere una vera e forte creatività nel corso degli anni e attraverso i continui cambiamenti della vita a cui (spero) andiamo incontro. Sono così tanti i talenti emersi durante il periodo mostruosamente creativo che è stata l'esplosione del punk in Inghilterra, alla fine dei 70's, caduti subito, quando si sono trovati di fronte a questi ostacoli.
Paul Weller è probabilmente l'unico artista di questa era che, senza dubbio, è entrato nel Pantheon dei grandi del rock 'n' roll inglese, a fianco dei suoi predecessori dei 60's Jagger, Richards, Lennon, McCartney, Townshend, Davies e Bowie che emerse nei primi 70's.
Dove i suoi contemporanei si considerarono iconoclasti, commentatori sociali, celebrità o anti-celebrità, distruttori del sistema o salvatori del mondo, Paul Weller era quello che palesemente amava la musica, e che, prima o poi, ha sempre voluto produrla. Paul non ha mai lasciato il soul e la cultura mod che lo hanno ispirato in gioventù e questo senso tribale gli è servito stilisticamente tanto quanto musicalmente.
Ci sono pochissime sue vecchie foto in cui sembra ridicolo come quasi tutti quelli a cui sto pensando. Mentre il termine Keep it real (sii te stesso) è diventato così abusato negli anni al punto di suonare sempre più come “pronto a vendersi”, è ancora più difficile pensare a qualunque altro artista che ha così risolutamente tracciato il suo cammino.
La sola idea di Paul Weller che vende burro (riferito ad un famoso spot TV che vide protagonista John Lydon n.d.a.) o un'assicurazione auto sui vostri schermi televisivi o che ciondola in un reality, rimane così ridicolmente improbabile tanto ora quanto lo poteva essere nei tardi 70's, quando sparava fuori i tre accordi di In the city.
In un mondo in cui la creatività spesso va a braccetto di un bagaglio egoista e noiose pretese, che butteranno prima giù e poi rovesceranno l'artista in questione, è rinfrescante trovare un uomo che insiste a continuare con il suo lavoro. Impegno, determinazione, classe pura e un inarrivabile rilevatore di stronzate (bullshit detector, riferimento ad un brano dei Clash, Garageland n.d.a.) in un'industria dell'artificio. Non c'è da stupirsi del ruolo di Paul Weller per ogni aspirante giovane musicista della working class. Questo ci porta a Wake up the nation. Questo è un album sorprendentemente buono.
E' una dichiarazione da scrivere in grassetto, avendo tutta la sua discografia, ma non solo comparandolo ai suoi migliori lavori, questa fusione senza soluzione di continuità, che comprende tutti gli stili di Paul, dai primi, abrasivi, Jam, attraverso il roccioso bluesman inglese, potrebbe anche essere il suo momento migliore fino ad oggi. Essendo un album di Paul Weller, Wake up the nation non potrebbe mai essere accusato di essere frivolo, ma un senso tangibile di divertimento, anche di gioia, riluce in tutto il disco.
E soprattutto ci racconta che Paul Weller continua a vibrare e ci mostra il passo sicuro dell'artista maturo ma con la freschezza e la verve di una superstar emergente. C'è qualcosa dell'esordiente affamato in Wake up the nation.
Infine, Paul è uno di quel piccolo gruppo di artisti che non solo hanno provveduto alla colonna sonora di una generazione ma la hanno totalmente e assolutamente definita.
Per me è impossibile ascoltare la  musica di ogni suo periodo senza che mi tocchi ad un livello personale.
Non è solo ogni ricordo di un desiderio romantico, ridicola aspirazione, saporito trionfo o qualche umiliazione, ma l'anticipazione di queste cose, che ,inevitabilmente, materializza una canzone di Weller nella mia mente.
Ed ora ha realizzato il primo disco che è necessario avere in questo decennio. La cultura giovanile inglese sembra, dopo quello che ha creato la globalizzazione e il mercato nelle ultime generazioni, in uno stato davvero squallido accostato al vibrante mood che Paul Weller fece esplodere  nei 70's.
La nazione ha seriamente bisogno di essere svegliata, e come sempre, lui è l'uomo ideale per questo lavoro."

lunedì, luglio 28, 2014

Le bufale su internet



La diffusione di internet ed un uso spesso improprio ha creato un incontrollato diffondersi (soprattutto attraverso i social) di notizie assolutamente false, spesso palesemente ridicole (dalle scie chimiche agli “stipendi” per i rom, alla polizia brasiliana che sterminava i bambini di strada in occasione dei Mondiali etc etc) che vengono riprese in continuazione e che reiterate assumono per molti i contorni di “verità”.

Un gruppo di ricercatori delle Università di Lucca, Lione e della Northeastern di Boston ha cercato di inquadrare il ruolo e le dinamiche delle bufale diffuse su Facebook.
Su un campione di 2,3 milioni di individui distribuiti in 50 pagine Facebook divise in tre categorie, si è giunti ad una conclusione interessante: chi è più propenso a scambiare più spesso satira e bufale per fatti veri sono i lettori delle pagine di (pseudo) «controinformazione», quelli che reputano i media tradizionali manipolabili e inaffidabili.

Ultimamente si sono aggiunti anche gli "scherzi" che si possono costruire attraverso l'applicazione Pinibook, attraverso la quale si può generare una falsa notizia su FB e farla apparire come vera (per quanto grottesca e surreale: "Tizio (con nome e cognome di un "amico" di FB), stuprato da un cinghiale per tutta la notte"). Non basta accorgersi che la notizia è falsa: il problema è farlo sapere a quelle migliaia di persone che l'hanno presa per vera e che provocano l'effetto valanga: il rischio della bufala infatti è che una volta lanciata non se ne ha più il controllo.

sabato, luglio 26, 2014

For sale



Ve lo ricordo ancora, così nessuno si lamenta che non glielo avevo detto.
Cosa c'è di meglio che mettersi in una comoda MAGLIETTA e leggersi due LIBRI, con in sottofondo un ottimo CD in tiratura limitata e speciale ?
E con due lire o quasi !


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Per la T-SHIRT di LILITH AND THE SINNERSAINTS (che peraltro sta andando a ruba) e il CD "Stereo Blues volume 1: Punk Collection" basta una mail a info(at)lilithandthesinnersaints.com o un msg al mio profilo FB (https://www.facebook.com/tonyface.bacciocchi)

Disponibili anche Rock n Goal e Statuto/30 di cui sotto.

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GLI AUTORI di "ROCK N GOAL" ANTONIO BACCIOCCHI & ALBERTO GALLETTI
hanno scritto un nuovo capitolo del libro dedicato al mondiale Brasile 2014 ed a tutte le relazioni storiche tra la kermesse calcistica e la musica (non sempre e solo rock).

L’aggiornamento è stato direttamente incorporato negli ebook e si scarica in automatico acquistando il libro sullo store on line di Vololibero Edizioni. E' inoltre scaricabile gratuitamente qui:
https://dl.dropboxusercontent.com/u/3181952/Appendice%20a%20Rock%27n%27Goal.pdf

Scaricalo e buona lettura.
http://www.vololiberoedizioni.it

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E’ USCITO IL LIBRO SUI 30 ANNI DEGLI STATUTO !!
STATUTO 30 "LA RIBELLIONE ELEGANTE" di Tony Bacciocchi
Libro sulla storia dei 30 anni degli Statuto.
128 pagine

Gli Statuto sono una grande realtà della musica italiana.
Una band che raggiunge il traguardo dei 30 anni di carriera, con 17 album e migliaia di concerti all’attivo non è esattamente una cosa normale.
Un gruppo che può permettersi di suonare al Festival di Sanremo, a Cuba, nello stadio Granata o a un raduno di Mods con la stessa disinvoltura.

- LO TROVATE IN TUTTE LE FELTRINELLI D’ITALIA in vendita a 13 €

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venerdì, luglio 25, 2014

Rettore - Kamikaze Rock 'n' Roll Suicide



GLI INSOSPETTABILI è una rubrica che scova quei dischi che non avremmo mai pensato che... Dopo Masini, Ringo Starr, il secondo dei Jam, "Sweetheart of the rodeo" dei Byrds, Arcana e Power Station, "Mc Vicar" di Roger Daltrey, "Parsifal" dei Pooh, "Solo" di Claudio Baglioni, "Bella e strega" di Drupi, l'esordio dei Matia Bazar e quello di Renato Zero del 1973, i due album swing di Johnny Dorelli, l'unico dei Luna Pop," I mali del secolo" di Celentano, "Incognito" di Amanda Lear, "Masters" di Rita Pavone, Julian Lennon, Mimmo Cavallo con "Siamo meridionali"e i primi due album dei La Bionda di inizio 70's, il nuovo album dei Bastard Son of Dioniso, "Black and blue" dei Rolling Stones, Maurizio Arcieri e al suo album "prog" del 1973 "Trasparenze", Gianni Morandi e "Il mondo di frutta candita", il terzo album degli Abba, "666"degli Aphrodite's Child, la riscoperta di Gianni Leone in arte Leonero, il secondo album di Gianluca Grignani, oggi si torna al 1982 e al sesto album di DONATELLA RETTORE.

Le altre puntate de GLI INSOSPETTABILI qui:

http://tonyface.blogspot.it/search/label/Gli%20Insospettabili

Dopo un esordio cantautorale nel 1975, bissato nel 1977 e il successo conseguito con la trilogia “Brivido divino” del 79, “Magnifico delirio” del 1980 e “Estasi clamorosa” del 1981, grazie ad indovinati singoli come “Splendido splendente” e la “scandalosa” “Kobra”, con il sesto album del 1982 DONATELLA RETTORE allarga il discorso artistico, affidandosi ad un concept ispirato alla cultura giapponese in cui affronta il tema del suicidio (inusuale nel pop italiano e non solo e comunque decisamente ostico) per quanto spesso in chiave ironica.
I suoni sono sintetici e attingono dal Bowie berlinese, Ultravox, Devo, la Blondie con Robert Fripp (vedi “Sayonara”).
La stessa famosissima “Lamette” dal testo demenziale è un perfetto synth pop in linea con certe atmosfera care agli Orchestral Manouvres in the dark.
Più pop ma sempre con l’elettronica a farla da padrone la bella “Canta sempre”, prima del malinconico gioiello finale, “Giulietta”, intensa ballata piano e voce.
Nessun capolavoro nascosto o gemma irrimediabilmente perduta ma un discreto album (quasi) al passo con i tempi.

giovedì, luglio 24, 2014

River songs



Non si era mai parlato da queste parti di canzoni dedicate ai fiumi.

Ecco fatto.

“Dam that River” Alice in Chains
“River of Sorrow” Antony and the Johnsons
“Ol’ Man River” Beach  Boys
“Pissing in a River” Patti Smith
“Big River,” “Run Softly Blue River” Johnny Cash
“Watching the River Flow” Bob Dylan
“Whiskey River” Willie Nelson
“River” Joni Mitchell
“Down By the Water” PJ Harvey
“Take Me to the River” Talking Heads/Al Green
“Down by the River” Neil Young
“The River” Bruce Springsteen
“Mississippi River” Muddy Waters
Blue River." Elvis Presley
"By This River." Brian Eno
"I'm Goin' down to the River" Ray Charles
"Red River." Leadbelly
"The River" Tim Buckley
"River Deep, Mountain High" Tina Turner "River of Orchids" XTC
"River of Sighs" The Knack
"River of Time" Van Morrison
"River People" Weather Report
"The Sea Refuses No River" Pete Townshend

martedì, luglio 22, 2014

Classic Rock



E' con piacere che condivido con Voi/Noi l'inizio di una mia collaborazione alla rivista CLASSIC ROCK, finora uscita come edizione italiana dell'omonima pubblicazione inglese, ma che da settembre avrà vita indipendente.
Recita il comunicato"…a quasi due anni dal suo debutto Classic Rock Lifestyle si conferma la rivista di musica più diffusa in Italia con 13.000 copie vendute e una tiratura di 30.000 copie.
Alla forza di un grande gruppi editoriale come Sprea Edizioni e di un marchio storico come CLASSIC ROCK si aggiungono dal numero 22 di settembre, una nuova direzione editoriale e una nuova redazione di giornalisti e storici della musica di primo piano.
Felice di esserci.
Grazie a Maurizio Becker.

lunedì, luglio 21, 2014

Cosa succede in città



E’ abitudine diffusa che ognuno della propria città dica che “non c’è mai un cazzo” (trad: non succede nulla di interessante a livello culturale o che stimoli la volontà di uscire la sera per usufruire di spettacoli culturali o meno).
Avendo raggiunto una ceta età che da qualche anno ha superato il mezzo secolo, ricordo con disappunto quando, da giovane, VERAMENTE, nelle città non succedeva nulla.
Pochissimi locali, rarissimi concerti, rari spettacoli, rassegne, iniziative.
Unici baluardi certi circoli di sinistra più o meno estrema che propinavano polpettoni a base di mattonate ideologiche ma sul cui spessore culturale c’era e c’ sarebbe tuttora da discutere.
Una città come Piacenza (non il centro del mondo, New York o Londra) propone un’infinità di proposte cinematografiche di ogni tipo, rassegne teatrali, concerti a iosa in ogni ambito e molto spesso di prima qualità, mostre, eventi.
L’offerta ora c’è, quello che sembra mancare è (molto spesso) il pubblico.

domenica, luglio 20, 2014

Marcelo Figueras - Kamchatka



Libro POTENTISSIMO ambientato nella tragedia dell'Argentina dittatoriale dei desaparecidos, vissuta con gli occhi disincantati di un bambino dalla fervida immaginazione e dall'innocenza ancora intatta, in una sorta di "La vita è bella" (il libro ha avuto una trasposizione cinematografica nel 2002 di grande successo in patria).
La scrittura è leggera, veloce, facile, solare, contrapponendosi all'angoscia dei genitori del protagonista in fuga dalla polizia militare.
E la Kamchatka del titolo è il rifugio (mutuato dal Risiko) e (alla fine si scopre) l'insegnamento che il padre lascia al piccolo protagonista.
Forte e commovente, grande libro.

sabato, luglio 19, 2014

Intervista a Pier Adduce - Guignol



Altri Cantautori è una rubrica che si occupa di andare a pescare nel cantautorato italiano meno conosciuto, cercando di scoprire nomi di valore e di sicuro interesse, attraverso i loro nuovi dischi e le loro parole.

Le precedenti puntate qui:
http://tonyface.blogspot.it/search/label/Altri%20Cantautori


1)
Guignol nasce e vive da sempre (dal 1999) come entità di gruppo anche se il punto di riferimento sei sempre stato tu. E’ eccessivo definirlo una sorta di tuo progetto solista mascherato da gruppo ?


Attualmente, più che in passato, le cose stanno grosso modo così.
In precedenza c'era un nucleo di gruppo che bene o male reggeva il progetto e lo animava, fermo restando che il il traino e l'ispiratore principale, anche allora, ero io.

2)
La vostra discografia è piuttosto ponderosa (sette dischi).
Quanto serve al giorno d’oggi per una band “indipendente” incidere un album ?
Servono ancora ? E secondo te siamo destinati ad ascoltare solo musica “liquida” o il supporto discografico (qualunque esso sia) resisterà ?


Sono cinque album e due Ep per l'esattezza.
Personalmente l'oggetto disco ancora mi affascina, sarà per un fatto generazionale o per feticismo, ma l'insieme del supporto con la grafica per me ha ancora una rilevanza artistica importante se il lavoro è valido. Personalmente mi ci perdo ancora a leggere i booklet o i retro copertina, o l'interno di un vinile ecc...
Per il tipo di fruizione, o forse è il caso di dire, malamente, “consumo” che si fa attualmente della musica, per una band indipendente, serve unicamente in relazione al valore che i musicisti stessi danno al supporto e alla sua realizzazione, oppure, in virtù al grado di esposizione, popolarità, visibilità che essi hanno, perché è l'unico presupposto, pare, per poter vender ancora qualche copia, in genere, quasi solo in occasione dei concerti.
Non so bene a cosa siamo destinati, so che non mi piace per nulla la fruizione eccessivamente “liquida” della musica.
Nessuna demonizzazione, la rete è un'opportunità grande ma mancano i presupposti culturali, l'educazione all'ascolto, i luoghi, gli spazi, i passaggi in ambito scolastico, ecc... Così com'è pare non sia più neppure un linguaggio, una forma espressiva, ma unicamente una forma di intrattenimento che i più bulimici piegano allo schema dell' usa e getta.
Non viene percepito neppure il lavoro che c'è e può esserci dietro un progetto musicale, perché spesso non viene neppure considerato ragionevolmente e dignitosamente un lavoro, tanto meno se scarichi o ascolti quantitativi di musica tali da non avere neppure il lasso di tempo fisiologico per poterla metabolizzare un minimo...
Alla lunga prevarrà comunque, spero, per una serie di dinamiche che sono sociali, umane ed esistenziali, l' urgenza dell'espressione e dell'arte legate alla musica vissuta, suonata e ascoltata dal vivo... anche se ora vive un momento di grave difficoltà (come anche il teatro e altri linguaggi). Diversamente, azzerando anche questo tipo di manifestazioni legate all'espressione (corpo, voce, suono ecc..) o snaturandole ulteriormente, o mortificandole a favore di altre e sempre nuove esigenze tecnologiche, credo che imploderemo socialmente!
Per quello che riguarda il supporto, credo sia destinato a scomparire o a rimanere oggetto di culto per pochi, se i presupposti culturali continueranno in questa direzione suicida in cui su tutto e prima di tutto - lo dico anche retoricamente! - continueranno a prevalere sempre e solo valori legati al mercato, al consumo e allo sviluppo tecnologico.

3)
La vostra attività live è incessante, fatta di decine e decine di date ogni anno. Quanto è difficile suonare oggi in Italia, quanto è cambiato solo da 15 anni fa, dai vostri esordi e vedi margini di miglioramento in futuro ? Cosa si dovrebbe o potrebbe fare per cambiare in meglio ?


La nostra attività live è l'unica cosa che giustifica davvero questo “lavoro” e lo gratifica ancora. Rispetto agli inizi si suona di gran lunga di più, ma, comunque, nonostante gli anni, tutt'ora non sono proprio rose e fiori.
E' oggettivamente sempre più difficile. La qualità tecnica dei luoghi, la domanda di musica e l'attenzione del pubblico spesso non sono dei migliori, ci sono poi anche delle eccellenze davvero particolari, come spesso accade per le cose italiane.
I compensi poi, sono pressoché fermi da anni. Le cose stagnano e riflettono l'andamento difficile del Paese, perciò intraprendere un tour è sempre più un'avventura, che richiede attenzione, capacità di gestirsi, spirito di adattamento e una buona attitudine al sacrificio oltre che il piacere di suonare.
Rispetto a 15 anni fa c'è un clima molto più disilluso, molto più tribolato e disfattista, pensando anche solo alle difficoltà che insorgono nel gestire l'attività di un club o nell'organizzare un evento estivo o altro ancora.
Il pubblico poi, pare sempre meno disposto a muoversi per andare a cercare, curiosare e scoprire... lo fa quasi solo se è indotto verso alcune proposte ( generalmente sempre le stesse) molto ben spinte in rete e sui media secondo uno schema da scenario angusto, un po' clientelare, piccolo provinciale. Poi, come già dicevo, sopravvivono faticosamente alcune eccezioni. Non so cosa si possa fare davvero. Escludendo il contributo delle istituzioni che in questo Paese è nullo o tende tutt'al più ad “addomesticare” ogni manifestazione per meglio controllare gli individui, forse, probabilmente, tornare alle origini di tutto, alla musica vissuta e suonata nelle strade, nei mercati, nelle piazze, come una volta facevano i cantastorie, i saltimbanchi, i trovatori...
Va smontato e azzerato completamente il sistema che fin'ora ci ha portato qui' e che ormai è collassato (con le etichette discografiche) e che attualmente tenta di reggersi su questa assurda, becera, nuova deriva dei contest televisivi o il redivivo Sanremo, il conformismo che ormai allinea mainstream e scena cosiddetta indipendente, ecc...
Dovrà tornare quel senso di urgenza a ritrovarsi, incontrarsi e scontrarsi, faccia a faccia, a raccontare la vita, reale che sia o anche solo immaginaria.
Si dovrà tornare non solo a fare arte più sincera, ma a “essere” arte, a viverla.

4)
Quali sono le principali fonti di ispirazione della band ?


A titolo personale: le cose di tutti i giorni, la realtà che spesso va ben oltre l'immaginazione ma che senza immaginazione e affabulazione diventa spesso una minestra indigeribile e una sbobba improponibile.
La mia idiosincrasia verso troppe cose, l'incanto infantile verso altre, il senso del ridicolo e del paradossale di quasi tutto.
La musica e il cinema, i libri, le cene con i più sinceri amici e le commedie grottesche inscenate per sopravvivere, le nottate passate a bere, troppo. L'incanto del mattino, la magia e l'orrore del ripetersi quotidiano del tutto, la sconfitta e lo sconforto, l'alienazione e la solitudine di fondo, di tutti... quasi tutti i giorni.
La difficoltà nel stare con se stessi, il gusto per la lotta, il viaggio, il gioco, inteso come lo intendono i bambini.

5)
Un vostro album per conoscere i Guignol


L'ultimo direi “Ore Piccole” 2014.

6)
La classica lista dei dischi da isola deserta


una decina, di getto....
Velvet Underground & Nico - Velvet Underground & Nico
Berlin – Lou Reed
Songs of love and hate – Leonard Cohen
Fun house – The Stooges
Aladdin Sane – David Bowie
Soria di un impiegato – Fabrizio De Andrè
Swordfishtrombones – Tom Waits
On the beach – Neil Young
Pink moon – Nick Drake
Fire of love – Gun Club

giovedì, luglio 17, 2014

Marvin Gaye



Uno sguardo dettagliato alla discografia di uno dei grandi della BLACK MUSIC:
MARVIN GAYE


The soulful moods of Marvin Gaye - 1961 - 6
Esordio con standard swing, jazz, blues eseguiti bene ma senza particolari vertici espressivi.

Stubborn kind of fellow - 1962 - 7
When I’m alone I cry - 1964 - 6
Together - 1964 - 6
Hallo Broadway - 1964 - 5
A tribute to the late great Nat King Cole - 1965 - 5

Grande album di rhythm and blues con piccoli classici come la title track, “Pride and joy”, “Hitch hike”. Ai cori Martha and the Vandellas, backing band i Funk Brothers (che gli saranno a lungo a fianco) !
Meno riuscito il successivo “When I’m alone I cry”, sempre in chiave jazz crooner mentre “Together” in coppia con Mary Wells si destreggia tra gradevoli sonorità jazz e buoni brani swing rhythm and blues.
Insopportabili invece gli omaggii al mondo di SInatra, Broadway, Nat King Cole di “Hallo Broadway” e “A tribute to the late great Nat King Cole” pur se la sua voce compie i consueti miracoli.

How sweet is it to be loved by you - 1965 - 7
Moods of Marvin Gaye - 1966 -7

Torna finalmente al rhythm and blues più ruvido, i soliti Funk Bros ma anche le voci di Martha and the Vandellas, Temptations, Supremes, Four Tops ai cori !
La title track è leggenda, il resto ottimo sound firmato da lui, Holland/Dozier/Holland, Smokey Robinson, inclusa quella “Baby don’t do it” che diventò un classico nei live degli Who. La formula si ripete in “Moods..” con piccole gemme come “I’ll be doggone”, “Take this heart of mine” e “Ain’t that peculiar”.

Take two (con Kim Weston) - 1966 - 6.5
United (con Tammi Terrell) - 1967 - 7
You’re all I need (con Tammi Terrell) - 1968 - 7
Easy (con Tammi Terrell) - 1969 - 1969 - 6.5

Una serie di lavori in coppia.
Il primo è con Kim Weston, molto gradevole. Il terzetto con Tammi Terrell rimane in bilico tra pop leggero con incursioni perfino dalle parti di Sinatra con la sempre bella “Something stupid” e ottimi classici R&B come “Ain’t no mountain high” o la splendida “Your precious love”, grandi brani da dancefloor Northern soul (“Keep on lovin me honey” o “That’s how it is” di smaccato sapore Motown/Supremes).
“Easy” ha una brutta storia alle spalle con Tammi Terrell malata di cancro impossibilitata a cantare e sostituita da Valerie Simpson ma ugualmente accreditata a fianco di Marvin Gaye. Cosa più volte smentita e/o confermata.
L’album è comunque ottimo con una splendida “California soul”.

I heard through the grapevine/In the groove - 1968 - 7
M.P.G. - 1969 - 6.5
That’s the way love is - 1970 - 6.5

Ancora un ottimo album (intitolato “In the groove” ma ristampato con quello di quella che era da poco diventata una grandissima hit) di eccellente rhythm and blues che contiene l’eccellenza assoluta di “I heard it trough the grapevine” e gioielli come “Some kind of wonderful” dei Drifters e l’introduttiva “You” dalle movenze proto funk e un grande arrangiamento di voci (ci sono anche Gladys Knight and the Pips ai cori) e orchestra.
Seguiranno “MPG”, discreto e sempre ben prodotto ed eseguito e “That’s the way love is”, album di cover di Beatles (“Yesterday” in una versione piuttosto originale e riuscita), Temptations, Jimmy Ruffin, Isley Brothers etc, abbastanza interessante e gradevole.

What’s going on - 1971 - 10
Capolavoro assoluto, il mellow funk si fonda a raffinatissime orchestrazioni, un concept che parla di quello che sta succedendo nell’America che si ribella ma anche di ecologia (tra i primi ad introdurre la tematica nella musica pop), della guerra in Vietnam, dei ghetti, dei bambini in difficoltà.
Non è più tempo di singoli di successo e qualche riempitivo.
Il salto è enorme e Marvin Gaye entra nella storia della musica.

Trouble man - 1972 - 6.5
Let’s get it on - 1973 - 6.5
Diana & Marvin - 1973 - 6

Colonna sonora per lo più strumentale che ricalca le tematiche sonore di “What’s going on”. Ci sono ottimi momenti ma è sicuramente un album di secondo piano.
“Let’s get it on” si addentra tra tematiche sessuali e di analisi del pianeta “amore”.
Il sound si fa più dolce e liquido, lento e rilassato, eccessivamente.
Torna ad un album di duetti con la regina Diana Ross, pregevole in alcune parti, mieloso e iper arrangiato in altre.

Live! - 1974 - 9
Live at the Palladium - 1977 - 7.5 Poderoso live il primo con il meglio della produzione recente come “What’s goin on” , “Inner city blues”, “Let’s get it on” e il Fossil medley con i nuovi arrangiamenti in chiave funk soul di alcuni successi dei 60’s.
Ottimo il doppio al Palladium con tanti classici, vari medley e i 12 minuti di "Got to give up".

I want you - 1976 - 5.5
Here my dear - 1978 - 7
In our lifetime - 1981 - 6
Midnight love - 1982 - 6

Prosegue la linea “Let’s get it on” con un sound che filtra sempre più con la disco e un funk soul piuttosto anonimo e mellifluo “Here my dear” è un doppio dedicato al divorzio con Anna Gordy.
Accolto male all’uscita è al contrario un ottimo lavoro in cui abbandona la melliflua rilassatezza degli ultimi lavori, ritrovando estro, un sound più groovy e un gusto soul funk (spesso tinto di deliziose pennellate jazzy) che si temeva perduto.
“In our lifetime” coglie Marvin infognato in droghe, abusi di ogni genere e in una disastrosa situazione finanziaria. L’album pare inoltre sia stato realizzato (e rimixato) dalla Motown senza il consenso dell’artista che lo riteneva incompleto. Il risultato è comunque dignitoso tra disco funk e atmosfere dance.
Ripulitosi da droghe e anche (quasi) economicamente con “Midnight love” coglie il più grande successo della carriera, ritornando a creare, ripartendo da funk e soul ma traducendolo nel linguaggio più attuale possibile attraverso drum machines e synth pop che rendono oggi il suono datato.
In seguito alla sua tragica morte, avvenuta per mano del padre nel 1984, usciranno tre album di materiale inedito, interessanti solo per i completisti ma che nulla aggiungono alla discografia.

mercoledì, luglio 16, 2014

Intervista a GRAHAM DAY - seconda parte



Nelle foto: Graham Day and the Forefathers, Graham Day and the Gaolers, Buff Medways e Mighty Caesars.

Uno dei miei artisti, cantanti, compositori, chitarristi PREFERITI in assoluto sia con i Prisoners che con Prime Movers, Planet, Solarflares, Gaolers, Forefathers.
GRAHAM DAY è semplicemente un grande.

Ho avuto il gentile permesso di tradurre questa intervista rilasciata al blog
http://monkey-picks.blogspot.gr

L'intervista in inglese è qui:
http://monkey-picks.blogspot.gr/2014/07/if-you-try-and-do-something-completely.html
Spero che la traduzione non risulti troppo approssimativa.
Sono le domande che avrei fatto a Graham…..
Oggi la seconda parte, ieri la prima: enjoy !!


Le altre interviste del blog sono qui:
http://tonyface.blogspot.it/search/label/Le%20interviste

Oltre ad essere sempre stato front man nelle tue bands hai suonato con Buff Medways e Mighty Caesars.
Com’è stato essere in secondo piano rispetto a Billy Childish ?


Ho incominciato a suonare la batteria nei Mighty Caesars nel 1986 mentre i Prisoners erano ancora in attività e mi piacque. Mi ero rotto dei Prisoners e amavo la libertà di mettermi nelle retrovie a suonare la batteria in una deragliante rock n roll band senza la responsabilità di dover cantare.
Alcuni si incazzarono a morte per questo. Una sera dopo lo scioglimento dei Prisoners uno del pubblico mi prese e mi urlò di smetterla con quella merda e di riformare i Prisoners. Non avevo mai suonato la batteria prima ma mi piacque e continuo a farlo. Lo stesso a suonare il basso nei Buff Medways, mi piaceva per gli stessi motivi. Non sono sicuro che mi piacerebbe suonare la chitarra per qualcunaltro, sicuramente non cantare, ma uno strumento diverso è davvero divertente.

In che cosa sei simile o diverso da Billy ?

Siamo davvero diversi. Vivevamo nella stessa casa durante il periodo dei Prisoners e siamo sempre stati bene.
Lui è più diretto di me, sempre a fare qualcosa siamo canzoni, dipingere o scrivere, io sono l’opposto e faccio qualcosa solo se sono pronto a farlo.
Lui registra ogni canzone che scrive, io sono molto più auto critico e butto via una sacco di cose prima di suonarle a chiunque altro.
La sua vita è pubblica e lui è un living breathing artist e un commentatore sociale, io sono solo un normale ragazzo con niente da dire a cui capita di suonare in un gruppo per hobby.

Chi ti ha indotto a suonare la chitarra ?

Ho incominciato con il basso, suonando brani di Stranglers e Rezillos nella mia camera.
Quando io e Allan Crockford fondammo una band nel 1978 ho verificato che non andavo bene per il basso e lui era un ottimo chitarrista ritimico ma che non andava bene con gli assoli così ci siamo scambiati.
Quando ho sentito Syd Barret suonare la chitarra in The piper at the gates of dawn mi aprì la mente. Scoprii come fare un sound di chitarra così potente senza essere rock con montagne di note inutiuli e cambiò l’approcci oallo strmento.
Come il modo di suonare di Steve Marriott mi fece scoprire che tipo di chitarrista volevo essere.

E scrivere canzoni ?

Ho scoperto abbastanza presto che avevo qualche abilità nello scrivere canzoni.
Penso sia iniziato nel voler copiare o imitare altra gente. Ho scoperto negli anni che se cerchi di creare qualcosa di completamente originale sarà una merda totale e questo è il motivo per cui non l’ho mai fatto.
I Prsioners erano abbastanza plagiaristi, qualche volta imbarazzanti. Qualche volta l’ho fatto perchè pensavo che qualche canzone avesse un grande ritornello ma strofe schifose o viceversa e volevo migliorare la canzone.
“Midnight to six man” dei Pretty Things è un buon esempio di quello che dico.
Mi è sempre piaciuta la canzone ma ho sempre odiato il ritornello così ne ho scritta una diversa e lo intitolata “Be on your way” (da “In from the cold” dei Prisoners).
In genere le canzone mi arrivano quando sto cercando di dormire la sera. Mi immagino su un palco a suonare la canzone e realizzo che non l’ho ancora scritta. Così mi devo alzare e buttarla su un registratore perchè la mattina dopo me ne sarei dimenticato.
Se una canzone non esce in dieci minuti di solito la butto.
In questi giorni ho trovato divertente, ora che ho 50 anni, suonare qualcuna di quelle canzoni che ho scritto quando ero un incazzato teenager, cantando quelle parole misogine.

Ti sei sempre visto come cantante?

Mi sono sforzato vocalmente per un sacco di tempo.
Non ho mai pensato a me come cantante e tutti quelli che amo che ho cercato di emulare hanno sortito un effetto disastroso.
Phil May, Steve Marriott tutti quei grandi cantanti, ho presto realizzato che non sarei mai stato come loro e ho dovuto cercare di trovare una mia voce.
Penso di averla trovata qualche volta durante i periodo dei Solarflares e sono felice della mia voce solo negli ultimi anni.
Ascolto solo la voce di Thewisermiserdemelza e avrai una delle principali ragioni del perchè odio quell’album.

Hai parlato di alcune delle canzoni che hai scritto da teenager.
Quanti anni avevi qundo hai scritto A taste of pink ?
Come ti senti riascoltandolo ?


Credo che le prime canzoni che abbia scritto siano state Save you prayers e Don’t call my name e avevo sedici anni. Mi continuano a piacere alcune di quelle canzoni, hanno una bellissima ingenuità e semplicità che non potrà mai più essere ricreata.
Sono molto ristretto di mente musicalmente e credo sia questa la ragione per cui continuo a comporre con tre o quattro accordi, un riff di chitarra e una melodia semplice, registrandolo nella maniera più basica possibile come ho fatto con l’ultimo album.

Il tuo modo di comporre è ora più facile o hai bisogno di molto sforzo ? Qual’è il tuo metodo abituale ?

Continuo a non capire come compongo le canzoni..
Come detto vengono loro da me. Se mi siedo con una chitarra e dico “adesso compongo una canzone” non succederà mai.
Non sono mai stato un oche scrive canzoni per divertimento e l’ho sempre fatto solo se ispirato se avevo un album da fare o una band che mi desse energia. Forse perchè sono essenzialmente un pigro. Detto questo se registrassimo un nuovo album probabilmente comporrei una serie di spazzatura, poi lascerei uscire il superfluo e me ne uscirei con la musica alla svelta.
Le parole sono tutt’altra cosa e odio scriverle. Spesso le suonavo dal vivo buttando su parole a caso sperando che funzionassero.
L’unica vera eccezione è stata con l’ultimo album dei Gaolers. Mi sono così divertito a scrivere quelle parole, sull’ andare in tour e su esperienze passate, tra le cose migliori che abbia mai scritto.
Detesto assolutamente alcune delle parole di merda che ho scritto in passato sulla conservazione o cercando di dire qualcosa senza senso.

I Forefathers ti inducono all’urgenza di scrivere nuovo materiale ?

Non ancora.
Ho un po ‘di cose scritte prima per un possibile nuovo album dei Goalers e ho anche iniziato a scrivere un album strumentale ma nessuna chance per i Gaolers di suonarle.

Che cosa vi ha fatto scegliere Love me lies come primo singolo dei Forefathers ?

Nessuna ragione particolare.
Abbiamo registrato tutto il set delle canzoni che facciamo dal vivo e quando è venuta l’ora di scegliere un brano è saltato fuori quello.

Ho capito che non eri contento di Wisermiserdemelza.
Mi piace tantissimo quel disco ma tu sei molto critico su quello. Perchè ?


Si odio Thewisermiserdemelza per molte ragioni.
Una è la delusione per il sound. Avevamo Phil Chevron come produttore era la prima volta che ne avevamo uno e avevamo idee davvero diverse sull’album. Giusto ma, ma erail nostro album così lui doveva ascoltare noi. Ho già detto che al tempo che i fonici volevano cercare di importi il suono allora moderno ed era l’ultima cosa che volevamo.
Così fin dall’inizio abbiamo combattuto contro fonico e produttore. certi conflitti posson oportare a battaglie dure ma a risultati buoni. Questo fece l’opposto. In secondo luogo odio la voce. Ho provato a fare qualche stupida voce roca che suona completamente falsa.
Phil da parte sua cercò di farmi cantare nel giusto modo ma non volli ascoltarlo. Era il mio ventesimo compleanno durante le registrazioni ed ero ubriaco per la maggior parte del tempo che ho passato là. Stavo passando nel periodo delle ballate psichedeliche e non mi piace per niente.

Com’è cambiato/sviluppato il tuo gusto musicale negli anni ? Cosa ascolti adesso che non facevi quando hai iniziato ?

Non ascolto molta musica al di fuori dei dischi che ho e non mi piace la musica moderna.
Sono maledetto dall’amore per un certo tipo di suono e trovo incredibilmente difficile farmi piacere qualcosaltro che non suoni così.
Non mi è piaciuta un sacco di musica fin dall’era punk anche se la qualità della musica punk è povera è quella con cui sono cresciuto.

Quali sono i tre dischi che ti hanno impressionato di più e perchè ?

Piper at the gates of dawn perchè Syd Barrett ispirò il mio modo di suonare la chitarra agli inizi, i Pretty Things perchè mi introdussero al blues, con un grande cantato e il definitivo sound rock n roll e Kinks Krontroversy perchè mi mostrò come devono essere le canzoni.

Se devi scegliere tre dei tuoi album che rappresentano meglio la tua carriera ?

The last fourfathers perchè è il migliore e il più rappresentativo dei Prisoners, That was then and so is this dei Solarflares perchè eravamo al nostro picco, suonando in giro e perchè ci piaceva tantissimo e Triple distilled dei Gaolers perchè è il miglior album che io abbia mai fatto.

martedì, luglio 15, 2014

Intervista a GRAHAM DAY - prima parte



Uno dei miei artisti, cantanti, compositori, chitarristi PREFERITI in assoluto sia con i Prisoners che con Prime Movers, Planet, Solarflares, Gaolers, Forefathers.
GRAHAM DAY è semplicemente un grande.

Ho avuto il gentile permesso di tradurre questa intervista rilasciata al blog http://monkey-picks.blogspot.gr.
L'intervista in inglese è qui: http://monkey-picks.blogspot.gr/2014/07/if-you-try-and-do-something-completely.html
Spero che la traduzione non risulti troppo approssimativa.
Sono le domande che avrei fatto a Graham…..

Oggi la prima parte, la seconda domani: enjoy !!

Che reazione avete avuto con Graham Day and the Forefathers, cosa ti aspettavi ?

E’ stata fantastica e sinceramente inattesa.
Non abbiamo mai pensato di farla diventare una cosa regolare ma la reazione è stata così buona che abbiamo deciso di andare avanti ancora un po’.

Hai fatto due grandi album con Graham Day and the Gaolers e poi sei scomparso.
Cosa è successo, cosa hai fatto nel frattempo ?


Per me i Gaolers erano fantastici.
Mi ero praticamente ritirato e ho suonato il basso con i Buff Medways.
Billy Childish ha poi deciso di chiudere la cosa e così è stato ma il mio amico Dan dei Woggles era in Inghilterra a trovare un amico e ci siano incontrati per una birra. E mi disse che avrei dovutro formare una nuova band con lui e il bassista dei Woggles.
Mi sembrò una grande idea, così tornarono dopo un paio di mesi e registrammo il primo album dei Goalers Soundtrack to the daily grind.
Non c’era nessun piano per un tour anche perchè era un po’ un incubo farli venire dagli Usa ma l’album era così buono che decidemmo di farlo.
E da lì ci fu una svolta. Penso che il nostro secondo album Triple distilled sia la cosa migliore che io abbia mai inciso e abbiamo fatto qualche grande tour.
Però andare in tour richiede molta energia e tempo e noi non potevamo fare dei concerti singoli, perchè era troppo costoso portarli dagli Usa, così abbiamo deciso di non suonare più.
Non ho mai detto che sia finita ma in qualche modo congelata.
Cosa ho fatto nel frattempo? Ritirato di nuovo, suppongo.

Cosa ti ha fatto tornare a suonare ancora nel 2013 ?

I Prime Movers avevano fatto il primo album The sins of the fourfathers per un’etichetta tedesca, la Unique Records.
Lo scorso anni era il 25° anniversario e ci hanno chiesto di fare un concerto suonando tutto l’album al loro party a Dusseldorf.
Ci è sembrata una proposta divertente ma troppo impegnativa per un solo concerto così ne abbiamo aggiunti tre e fatto un mini tour. Non era interessante nè sufficientemente lungo suonare solo quell’album così abbiamo aggiunto brani di Solarflares e Prisoners.
E’ stato così divertente e venuto così bene che abbiamo deciso di andare avanti.
Ma alla fine del mini tour abbiamo tolto un bel po’ di canzoni dei Prime Movers e a aggiunto più cose di Solarflares, Prisoners e un paio di brani dei Goalers e così è diventato ridicolo continuare a chiamarci Prime Movers. Così è saltato fuori Forefathers (in riferimento al terzo album dei Prisoners The last of the Fourfathers) e messo il mio nome all’inizio per rimarcare che stavamo suonando canzoni che avevo composto negli anni nelle varie bands.

I Prime Movers cambiarono abbastanza drasticamente nei tre album, soprattutto in "Arc", del 1993, che aveva un forte feeling prog rock.
Cosa pensi di quell’album ?


Amo il primo album.
E’ completamente rozzo e pieno di energia.
Lo registrammo in tre ma non lo suonammo mai dal vivo con quella line up.
Fay Hallam di solito si univa a noi sul palco per metà del set e poi incominciò a scrivere canzoni e in breve entrò nel gruppo.
Il gruppo cambiò velocemente grazie all’influenza di Fay.
Non ho idea di cosa successe al sound, diventò più vicino ai Deep Purple nei due album successivi e pensavo che fosse grande anche se un po’ autoindulgente e davvero strano.
Ero abbastanza contento di proseguire su quel sound ai tempi perchè era qualcosa di diverso, ma riguardandolo ora non lo capisco del tutto. Suona completamente alieno e talvolta ridicolo.
Quando la gente parla dei Prime Movers ho inconsciamente rimosso quei due ultimi due album, "Earth church" e "Arc" e credo che non abbiano nulla a che fare con me anche se sono senza dubbio colpevole.

Cosa pensi della stima di cui hanno tutti dei Prisoners ?

Mi ha sempre lasciato perplesso.
Ai tempi eravamo ok a Londra e in Francia ma altrove eravamo pressochè sconosciuti a abbiamo suonato un sacco di volte per lo staff dei bar in locali semi vuoti.
Non ho mai pensato che la band fosse particolarmente speciale, tutti quelli che conoscevamo suonavano in una band e perciò era normale farlo anche noi.
Penso fossimo piuttosto buoni dal vivo ma non abbiamo mai fatto un disco che ci rendesse giustizia.
Era il periodo sbagliato per la nostra musica, andava il New Romantic e i fonici in studio cercavano sempre di farci suonare come la musica dell’epoca.
Abbiamo combattuto sempre delle frustranti battaglie per spiegare ciò che eravamo ma senza risultati.
La stampa ci odiava e diceva che eravamo merda retro e fuori dal tempo.

I Prisoners hanno oscurato il tuo lavoro successivo ?

L’adorazione che la gente ha mostrato negli anni mi stupisce.
E’ davvero commovente ma a volte mi disturba.
Molte delle cose che ho fatto dopo sono state bene accolte ma completamente oscurate dai Prisioners. Ad ogni concerto la gente urla chiedendo brani dei Prisoners e mi fa pensare che vogliano solo un viaggio nostalgico e che non sia disposta a lasciarmi andare avanti.
A volte diventano aggessivi come se gli dovessi qualcosa. I promoters mi chiamano offrendomi un concerto ma chiedendo una reunion dei Prisoners, non il gruppo che ho adesso.
Per un compositore può essere abbastanza dannoso, come se la mia carriera musicale fosse finita a 22 anni e che dopo non avesse nessuna importanza.
Non c’è mtivo di andare avanti se non pensi che quello che stai facendo sia la cosa migliore che tu abbia mai fatto e con un paio di eccezioni l’ho sempre pensato.
Così è stato frustrante vedere che nessun altro era d’accordo con te.

Nessuna possibilità di un’altra reunion dei Prisoners ?

C’è sempre qualcuno che vuole che la line up originale dei Prisoners torni insieme e questo continua a farmi incazzare ma questo non capiterà mai più.
Abbiamo fatto qualche concerto nei 90’s e oltre ad essere nostalgico non era più la stessa cosa.
La gente deve capire che Johnny Symons non ha più suonato la batteria, di conseguenza non era così rilassante o particolarmente buono quando abbiamo suonato e James Taylor ha fatto una carriera a base di jazz funk e suona l’organo in modo completamente diverso.
Il che può essere bellissimo ma sfortunatamente non funziona con quelle canzoni.
I promoters pagherebbero dieci volte il nostro normale cachet per avere qualcosa che semplicemente non funziona e questo non ha nessun senso e trovo davvero offensivo che non lo capiscano.
La cosa migliore dei Forefathers è che finalmente ho imparato a non combattere più contro i Prisoners.
Non è una nuova band che suona nuovo materiale ma è solo abbracciare il passato e divertirsi con quello che è.
Per la prima volta ho potuto apprezzare quelle vecchie canzoni e l’ho trovato abbastanza emozionante. Così abbiamo un pubblico che ha quello che ha sempre voluto e così i concerti non sono più una battaglia ma solo una grade festa.

Sbaglio se credo che i Solarflares siano quelli che ricordi con più affetto ?

Amavo i Solarflares.
Ho scritto qualcuna delle mie migliori canzoni durante quel periodo e anche imparato a cantare come si deve.
Partimmo piuttosto forte ma poi lentamente il supporto si ridusse fino a quando non valeva più la pena andare avanti.
Abbiamo fatto qualche grande tour e guardo indietro con affetto a quel periodo perchè ci siamo davvero divertiti e siamo stati benissimo insieme.
Per la prima volta facemmo dei dischi che suonavano come voleva la band e io imparai a produrre dischi decenti.
Non voglio dire che sia stato il periodo a cui guardo con più affetto, al tempo certo, ma come ho detto io credo che le cose migliori siano quelle che sto facendo adesso.
Seguendo questa logica devo dire che quello con i Gaolers è stato il periodo migliore, mentre quello più felice è invece questo che sto vivendo anche se non dovrebbe contare visto che è una tribute band di noi stessi.

Se i Solarflares fossero stati la tua prima band negli 80s’ e i Prisoners fossero arrivati dopo pensi che sareste stati giudicati diversamente ?

Forse sarebbe stato l’esatto contrario ma non ne son sicuro.
C’era qualcosa di veramente cool sui Prisoners forse perchè eravamo così giovani e perchè il conflitto tra me e James rese il tutto così esplosivo.
Credo che i Flares fossero più equilibrati e più felice e con il risultato di essere meno cool.

lunedì, luglio 14, 2014

Mondiali 2014: le pagelle



10:
GERMANIA

Ha dominato, sempre sicura, qualche incertezza con Algeria e Ghana ma è fisiologico, e ha strameritato il Mondiale. Sono fortissimi e rischiano di vincere ovunque per parecchi anni.

GERMANIA-BRASILE 7-1
Probabilmente il risultato più clamoroso di sempre (una semifinale mondiale con i padroni di casa strapazzati così…quando mai ?).
Potremo dire ai nostri nipoti e pronipoti: "io c'ero".

8:
ARGENTINA e OLANDA
Non hanno fatto vedere un grande calcio, spesso hanno faticato e rischiato ma sono arrivate alla fine davanti al resto.

7:
CENTROAMERICA

A parte la Cenerentola Honduras, Usa, Messico e Costarica hanno fatto vedere un bel calcio, senza avere nessuna stella in squadra. Con un pizzico di fortuna in più avremmo putto vederli finire molto più avanti.

7:
ORGANIZZAZIONE

Alla vigilia si parlava di stadi incompleti, campi disastrosi, guerra civile imminente.
E' filato tutto liscio, mi sembra.

6:
ARBITRI

Nessun svarione particolarmente determinante. Errori si ma fa parte del gioco. E soprattutto è facile vedere falli e fuorigioco con le moviole e mille telecamere, un po' meno in mezzo a 20 giocatori che viaggiano alla velocità della luce.

6:
MONDIALI 2014

Dopo un preliminare frizzante e divertente, l'eliminazione diretta ha spesso prodotto partite noiose, tattiche e statiche (premio speciale a Olanda-Argentina, inguardabile). La finale è stata però dignitosa e il 7-1 entra nella storia.

4:
BRASILE

Dovevano vincere, anzi stravincere. Sempre incerti rimediano due umiliazioni di fila da antologia. Il peggior Brasile di sempre.

4:
AFRICA
Ormai non sembra esserci più speranza. Qualche buona individualità, qualche incoraggiante sorpresa (l'Algeria) ma il resto affonda sempre in squadre e federazioni allo sbando, spogliatoi a brandelli, accuse di corruzione, barragli e per premi partita e inevitabili eliminazioni al primo turno.

4:
ASIA

Non pervenuti Giappone, Corea, Iran e Australia

4:
FIFA

Bene il primo accenno di tecnologia sui gol e lo spray per le punizioni anti-furbetti, da idioti far giocare a mezzogiorno per le esigenze Tv (grazie per lo spettacolo) e la solita pantomima dei sorteggi…va bè….

4:
COMMENTATORI TV

I salotti di fine partita e le telecronache riempite di parole, per lo più inutili, spesso incompetenti, sono ormai insopportabili.

2:
OHE EH AHH

La sigletta Rai che è andata ogni dieci secondi…allucinante !!

2:
CHI DICE CHE LA FINALE PER il TERZO e QUARTO POSTO E' INUTILE

Sono d'accordo: è inutile. Però pare che chi vince porta a casa 18 milioni di euro. Non è più inutile.

2:
GIOCATORI CHE PARLANO CON LA MANO DAVANTI ALLA BOCCA

Ma che cazzo avete da dirvi ? Ma soprattutto: sai che cazzo ce ne frega ???

1:
ITALIA

Boriosi, supponenti, altezzosi (De Rossi dopo la vittoria con l'Inghilterra: "Siamo da semifinali"), spogliatoio a pezzi, nessun gioco, nessun talento.
La Federazione pare che si affiderà a Tavecchio un ultrasettantenne pluri inquisito. Non c'è un allenatore, non c'è un progetto. Il calcio italiano è carico di debiti, in mano ad avventurieri e politicanti e nessuna reale prospettiva di miglioramento.
Sono iniziati tempi oscuri che rischiano di durare a lungo.

LE MAGLIETTE

Le più belle quelle della RUSSIA, CAMERUN, ALGERIA, FRANCIA, OLANDA e pure quella dell'ARGENTINA in finale

sabato, luglio 12, 2014

Saldi estivi



E' estate, tempo di vacanze.
Cosa c'è di meglio che mettersi in una comoda MAGLIETTA e leggersi due LIBRI, con in sottofondo un ottimo CD in tiratura limitata e speciale ?
E con due lire o quasi !


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Per la T-SHIRT di LILITH AND THE SINNERSAINTS (che peraltro sta andando a ruba) e il CD "Stereo Blues volume 1: Punk Collection" basta una mail a info(at)lilithandthesinnersaints.com o un msg al mio profilo FB (https://www.facebook.com/tonyface.bacciocchi)

Disponibili anche Rock n Goal e Statuto/30 di cui sotto.

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GLI AUTORI di "ROCK N GOAL" ANTONIO BACCIOCCHI & ALBERTO GALLETTI
hanno scritto un nuovo capitolo del libro dedicato al mondiale Brasile 2014 ed a tutte le relazioni storiche tra la kermesse calcistica e la musica (non sempre e solo rock).

L’aggiornamento è stato direttamente incorporato negli ebook e si scarica in automatico acquistando il libro sullo store on line di Vololibero Edizioni. E' inoltre scaricabile gratuitamente qui:

https://dl.dropboxusercontent.com/u/3181952/Appendice%20a%20Rock%27n%27Goal.pdf

Scaricalo e buona lettura.
http://www.vololiberoedizioni.it

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E’ USCITO IL LIBRO SUI 30 ANNI DEGLI STATUTO !!
STATUTO 30 "LA RIBELLIONE ELEGANTE" di Tony Bacciocchi
Libro sulla storia dei 30 anni degli Statuto.
128 pagine

Gli Statuto sono una grande realtà della musica italiana.
Una band che raggiunge il traguardo dei 30 anni di carriera, con 17 album e migliaia di concerti all’attivo non è esattamente una cosa normale.
Un gruppo che può permettersi di suonare al Festival di Sanremo, a Cuba, nello stadio Granata o a un raduno di Mods con la stessa disinvoltura.


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venerdì, luglio 11, 2014

Nomi assurdi di calciatori



La foto i in fondo è di un famoso, da queste parti, titolo di giornale locale che enfatizzava l'impresa del centravanti Pompini del Fiorenzuola (in lotta per salire in C2)….

In ambito calcistico gli appassionati si sono sempre divertiti (spesso scatenando la loro fantasia) anche con i nomi dei giocatori (soprattutto) brasiliani, veri capolavori di estro ed inventiva, grazie a genitori altrettanto bizzarri.

Il nome dell’ex interista Maicon è Maicon Douglas Sisenando.
Il padre volle rendere omaggio al suo idolo, l’attore Michael Douglas ma o aveva le idee poco chiare lui o all’anagrafe non capirono bene del tutto.

Stessa cosa probabilmente successa a Willian Borges da Silva meglio conosciuto come Willian (con la N finale al posto della più corretta M).

Nelle giovanili del Ceres, serie B carioca, gioca Steve Wonder (senza la I... la madre si chiama Liza Minnelli).

Creedence Clearwater Couto, attaccante 32enne del Santa Cruz (serie A del Gauchão) i cui genitori impazzivano per la band dei fratelli Fogerty.

Allan Dellon è un attaccante del Fluminense di Feira de Santana (la sorella si chiama Shirley MacLean).

Nei campionati giovanili si segnalano anche un Roberto Baggio e di un Baloteli (una sola “l”), un Rudigullithi (Henrique da Silva) e un Raykhard che gioca nel Tocantinopolis (gioca in serie D), un Franthescolly, un Auguentaller (da Klaus Augenthaler ex nazionale tedesco nei Mondiali 86 e 90).

Mitchel Platini Ferreira Mesquita gioca invece in Bulgaria nel Ludogorets (dopo una carriera in Brasile, Messico, Hong Kong, Cina, nel Chernomorets, CSKA Sofia, Dinamo Bucarest).

L’uruguayano Leo Percovich si chiama in realtà Galileo Galilei Percovich Lopes, ha collezionato sei presenza in nazionale e una buona carriera con il Nacional, Atletico Mineiro e Fluminense.

Bismarck Barreto Faria, 11 presenza nella nazionale brasiliana, 5 anni nel vasco de Gama e una lunga carriera in Giappone, Nixon Darlanio Reis Caroso gioca attualmente nel Flamengo.
Non possiamo non citare il kenyota McDonald Mariga dell’Inter, 34 volte in Nazionale.
Indipendente dalla sua volontà ma oggetto di non poche (facili) ironie in terre anglosassoni il brasiliano Argelico Fucks, una buona carriera tra Brasile (Santos, Palmeiras, Cruzeiros) e Portogallo (Porto e Benfica), ora allenatore. E anche il povero Segar Bastard, giocatore di calcio e cricket nell’Inghilterra di fine ‘800.

Ci sono anche Have a look Dube Njube Sundowns in Zimbabwe, Bongo Christ, congolose (4 presenza in Nazionale che ha giocato per l’ Hannover 96, l’Aarau, Schaffusen e Thn in Svizzera e l’Ajaccio, Two-Boys Gladstone Gamede, sudafricano che gioca in Usa e sempre dal Sud Africa, Surprise Mohlomolleng Moriri (35 presenza in Nazionale), l'inconsapevole polacco Lukasz Merda che gioca in serie A con il Cracovia e il sempreverde e sempre ambito camerunense Nicolas NKoulu dell’Olympique Marsiglia.
E infine Zinedine Yazid Zidane Thierry Henry Barthez Eric Felipe Silva Santos.
Per rendere omaggio a quattro grandi del calcio francese Zinedine Yazid Zidane, Thierry Henry, Fabien Barthez, Eric Cantona, il papà Petrucio Santos, brasiliano, ha recentemente battezzato così il proprio figlio. L’ultimo nome, Felipe si riferisce all’ex allenatore del Brasile Luiz Félipe Scolari.
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