martedì, novembre 13, 2012

I 60's dietro la Cortina di Ferro: Bulgaria



Credo che in pochi immaginino la presenza di una scena “beat” o vagamente rock nell’Europa dell’est comunista degli anni 60, in cui il controllo sulla società (e la cultura) era particolarmente rigido ed ottuso e le uscite discografiche erano consentite SOLO attraverso le etichette di stato.
Dopo l'UNIONE SOVIETICA
http://tonyface.blogspot.it/2012/11/i-60s-dietro-la-cortina-di-ferro-unione.html
parliamo oggi della BULGARIA.

Nazione strettamente legata alle direttive moscovite, rigidamente controllata, le radio occidentali (ed ogni tipo di influenza culturale e musicale) censurate, riuscì ugualmente a creare una scena nei 60’s.
Pare che il punto di svolta sia stato un concerto di Jane Sward and the Swedish Four a Sofia nel 1964 che fece scoprire ai giovani bulgari il rock n roll elettrico e il beat.

Come è spesso ricorrente nell’est europeo i primi gruppi suonavano brani strumentali di ispirazione Shadows e pare che nel 1965 ci fossero alcuni nomi sparsi che si esibivano nei night clubs della capitale.
Poco dopo i mid 60’s il governo bulgaro decise di aprire improvvisamente le porte anche alla odiata cultura occidentale, liberando l’accesso al paese ad un certo numero di turisti, stampando per l’etichetta di stato, la Balkanton (l’unica label ammessa), dischi “rock”, lasciando maggior libertà di espressione (pur sempre controllata dall’alto).
Il Festival Internazionale della Gioventù di Sofia del 1968 servì a portare ulteriore linfa vitale dall’esterno.
Una delle prime bands bulgare di cui si ha notizia sono i BUNDARACITE (di cui non esistono testimonianze sonore) dapprima sulla sponda Shadows, poi spostatisi verso i Beatles.
Girarono la Bulgaria con il Satyrical Theatre di Sofia, accorpati ad un elemento istituzionale.
Dopo lo scioglimento alcuni membri formarono nel 1967 i SHTURZITE (Crickets).
Incisero parecchi 45 a base di un garage rock tinto di psichedelia e molta melodia, mentre il primo LP vide la luce solo nel 1976, mentre il primo EP è datato 1968, con quattro brani.
Il loro esordio è del 1967 ma l’attività è sempre stata irregolare, non solo a causa di parole in cui, con ampie metafore, criticavano il sistema comunista, ma soprattutto per il semplice fatto che suonavano musica occidentale.
Gruppo popolarissimo all’epoca, veri miti, tanto che il loro brano più famoso “Byala Tishina” è stato eletto nel 2000, canzone bulgara del secolo. Suonarono fino alla fine degli anni 80 riscuotendo sempre un buon successo e dopo un breve scioglimento sono tuttora in circolazione.

I SREBURNITE GRIVNI (The Silver Bracelets) furono in attività dal 1964 al 1977 suonando un mix di folk bulgaro (che impediva alle autorità di accusarli di influenze occidentali) e cover di Ray Charles, gli immancabili Shadows, Tom Jones, Beatles e Kinks.
Pare abbiano inciso una decina di dischi tra 45 e Lp.
Talvolta i brani, suonati nei tipici, complessi, poliritmi del folk bulgaro, mischiati con il beat, assumevano coloriture originalissime.

Più psichedelici i GLASOVETE (Voices), orientati al garage beat gli HORIZONT 70 con un 45 giri e una inconsueta provenienza dei componenti dalle campagne (pare lavorassero per un’azienda vitivinicola e suonassero nelle feste aziendali per gli altri lavoratori).
Ancora da annotare gli OPTIMISTS (che al solito beat rock mischiano influenze jazz) ed EMIL DIMITROV, una leggenda della scena musicale bulgara, più vicino al pop e al cantautorato con influenze folk.
Gli STUDIO 5 suonavano surf beat con influenze folk nostrane mentre i BALKANTON (il nome dell’etichetta nazionale) oltre ad essere la backing band di studio per numerosi cantanti pop pubblicarono anche alcuni 45 a base di surf, rock n roll e beat.
I VEZNI (guidati da Itso Petroff diventata poi una star del pop bulgaro) realizzarono un 45 giri nei tardo 60’s a base di psichedelia e fuzz.

Poco si sa dei VIKINGITE mentre i 6+1 composti da musicisti provenienti da vari gruppi realizzarono nei primi 70’s un 45 fuzz rock concover di “Evil woman” dei Balck Sabbath con un testo che si scagliava contro le mini gonne !
I FACTOR prima di diventare negli anni 80 un gruppo metal con testi cristiani (!) pubblicarono alla fine dei 60’s un 45 di psycho rock.

Nei primi anni 70 le maglie della censura e le restrizioni poliziesche si fecero più serrate, portare i capelli lunghi per i maschi e le mini gonne per le ragazze poteva causare l’arresto e lievi condanne, suonare un certo tipo di musica dalle influenze occidentali divenne quasi impossibile e il rock scomparve per almeno un decennio dalla scena bulgara (se non attraverso pericolosi scambi clandestini).
La BALKANTON nel frattempo distrusse master e copie residue del materiale stampato nei 60’s e ritrovare tracce di buona parte della produzione dei tempi è cosa ardua se non impossibile, soprattutto in occidente.

16 commenti:

  1. Sfido a trovare tracce di rock in Albania, ma tu possiedi materiale pure dell'est?

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  2. In Albania ? Certo !
    Anche se la presenza è più diffusa in Kosovo dove già nel 1964 suonavano i Blue Star.
    Non c'erano gruppi in Albania ma gruppi con componenti di etnia albanese nella Yugoslavia.
    Ne parleremo.
    Ho un po' di cose Yugoslave (la scena punk era fortissima), il resto lo trovo un po' su internet

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  3. E non doveva neanche essere semplicissimo trovare un pahntom bass vox nella Bulgaria dell'epoca.

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  4. Mi ha fatto venire in mente un film che racconta di come, in Iran, la situazione sia ancora piuttosto tosta. Se non l'avete visto, cercatelo, si intitola "I Gatti Persiani".

    (wikipedia)
    Un ragazzo ed una ragazza, Ashkan e Negar, vogliono poter suonare e creare musica rock, anche al costo di lasciare l'Iran, il loro paese. Tramite il padre di uno di loro, conoscono Nader, un personaggio molto ben inserito nel mondo musicale sotterraneo di Teheran, che permette loro (e lo spettatore) di conoscere uno spaccato estremamente variegato della musica iraniana, passando dall'indie al folk, dal metal alla musica tradizionale, ma anche dalle feste nelle abitazioni private, dove la musica ha ancora un'altra espressione di sé. Il film mostra le difficoltà che questi ragazzi affrontano, spesso col sorriso sulle labbra, nel confrontarsi con un sistema di autorizzazioni e permessi difficilissimi da ottenere, visti e passaporti per poter fare un concerto all'estero, e tutti i sacrifici e le vie non proprio legali che sono costretti a scegliere.

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  5. i Kinks dedicarono un brano alla scena beat Bulgara

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  6. Sto comunque dando un'occhiata a tutto l'est europeo per scrivere questa rubrica (con una mezza intenzione prima o pi di farne magari un libretto che arrivi fino al 1989 , alla caduta del Muro e del Socialismo Reale).
    Ebbene, con tutti gli incredibili limiti (si finiva in galera o magari in qualche campo di lavoro che da quelle parti non erano del tutto confortevoli) ci furono gruppi, concerti, dischi, festival.
    Più difficile in Bulgaria, DDR, Romania URSS, più "facile" in Polonia, Ungheria, soprattutto Yugoslavia dove c'era una scena più che florida

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    1. Mi ricordo le trasmissioni da Radio Capodistria di "rock sloveno", l'annunciatrice lo presentava proprio così.

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  7. Sitting On My Sofia








    haha.... sorry

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  8. Tony se ti interessa per la tua ricerca ho scritto due anni fa su Jamboree n° 69 (aprile-giugno 2010) un articolo esaustivo sul beat in Estonia, ai tempi ancora una repubblica facente parte dell'URSS con tutti i gruppi principali. un saluto

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  9. ahaha...Capt!..grande

    Mentre il vero nome dell'altra band era "Peskari-Juventuze 1-6"

    C

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  10. anche in questo caso..che tristezza pero'
    C

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  11. Non penso fossero tanti i paesi "di là" in cui ci fosse particolare allegria.
    O meglio: sicuramente non se volevi fare qualcosa di diverso.
    Poi sono sicuro che i vari gruppi elencati si siano divertiti allo stesso modo.

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  12. La Jugoslavia ebbe una storia culturale e politica ben diversa,proprio perchè qualche anno dopo la seconda guerra mondiale,si staccò dal blocco filo-URSS ed entrò in quello dei cosidetti "non allineati". Ho conosciuti alcuni punk della zona,nel 1979,quando ero militare lì sul confine : non erano particolarmente eccessivi,ma godevano di una certa libertà...e lì vidi un concerto "misto" tra italiani e slavi in cui restai colpito dalla bravura dei PANKRTI,una band che surclassava di molto la rabbia di moltissimi nostri connazionali.
    Il suono era decisamente 77,con forti componenti hard,comunque.
    Purtroppo quelle terre sono state in seguito martoriate e umiliate dalla carneficina etnica,con aberrazioni indicibili che la storia ha dimenticato troppo presto...ahimè !

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