martedì, agosto 14, 2007

Chiediamo le 35 ore. Di vero tempo libero.

Riflessioni di metà vacanze tra monti, sole, pioggia e vento



Sono tutt'al più dieci le ore settimanali che scegliamo di occupare a nostro piacimento, ovvero non più di cinquecento all'anno

Prendersi una vacanza equivale, in teoria, a prendersi del tempo libero. In realtà, a giudicare dall'afflusso su autostrade, spiagge e supermercati attigui ai camping, è lecito domandarsi quale percentuale del tempo speso in vacanze del genere sia davvero «libera».


E, più in generale, quanto tempo autenticamente libero possediamo nella nostra vita.
È un calcolo complesso.
Disporre di tempo libero non è un'esigenza spontanea, né una realtà facilmente misurabile.
In compenso, i lavoratori rivendicano oramai da secoli una riduzione delle ore trascorse nei campi o in fabbrica.
A nessuno, tuttavia, viene in mente di definire e misurare il tempo libero effettivo proprio e altrui.
Né di chiederne una dose extra.

Tempo che, a conti fatti, è irrisorio.
In primo luogo, perché siamo schiavi del nostro lavoro più di quanto non crediamo: in ufficio, ma anche durante il tragitto per arrivarvi, quando pensiamo, quando parliamo al telefono o leggiamo la posta elettronica, quando cerchiamo un impiego, quando studiamo nella speranza di trovarne uno.
In secondo luogo, perché le presunte ore libere, in realtà, non sono mai tali: occorre mangiare, dormire, lavarsi, fare sport o la spesa, passare del tempo con persone di cui non si è scelta la compagnia, organizzare la propria vita.
Tempo per attività liberamente scelte, ne resta ben poco. E a dir tanto, giacché solo una misera percentuale di quest'ultimo è impiegata in modo autenticamente autonomo: i milioni di individui che a fine giornata, stremati, si accasciano per tre ore di fila davanti al televisore, lo fanno forse per scelta? E i tipi che si accalcano in club vacanze tracimanti, scelgono deliberatamente quel tipo di location? No, ovviamente. Epperò nessuno osa riconoscerlo, giacché nessuno osa affrontare la verità: in linea di massima, sono tutt'al più dieci le ore settimanali che scegliamo di occupare a nostro piacimento, ovvero non più di cinquecento all'anno.
Peggio: una marea di individui, soprattutto donne, non gode nemmeno di un'ora alla settimana tutta per sé.

L'umanità continua a guerreggiare per ridurre gli orari di lavoro, allorché la vera posta in gioco è l'aumento del tempo realmente disponibile: in luogo delle 35 ore lavorative a settimana, andrebbero reclamate 35 ore di effettivo tempo libero.
Una meta ben di là da venire, e che tale resterà ancora a lungo. Più tolleriamo di vivere in tal modo, più saremo indotti a non misurare il tempo disponibile: la peggiore delle alienazioni è quella di cui non si accetta di ammettere l'esistenza.

© Jacques Attali (http://www.attali.com/) /l'Express .
Traduzione di Enrico Del Sero
Dal Corriere della sera del 7 agosto 2007

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